«Non si può non comunicare»[1] diceva il filosofo e psicologo australiano Paul Watzlawick e questo lo vediamo ogni giorno: il Covid-19 è la “star” incontrastata delle notizie di mezzo (o forse tutto) il mondo. Da mesi, infatti, siamo sovrastati da bollettini di guerra con algoritmi, percentuali, numeri, così come nei talk show dove si gioca sull’emotività e sul sensazionalismo, anziché dare consigli su come stare bene o su come rafforzare il sistema immunitario.
I notiziari, talvolta, veicolano un’informazione poco chiara e allarmistica, che non riguarda solo la comunicazione verbale, ma anche la comunicazione non verbale. Attraverso il computer, la televisione, il nostro smartphone, vi è un susseguirsi di immagini forti, crude, dolorose.
L’emergenza sanitaria in se? e il bombardamento mediatico che l’accompagna portano a sentimenti e reazioni psicologiche importanti, sia individuali sia collettive. Ne abbiamo avuto prova la scorsa primavera assistendo ad una sorta di “panico di massa”, che si e? tradotto nella fuga collettiva dalle zone critiche e nell’assalto ai supermercati per paura di non trovare più provviste alimentari.
A livello individuale, l’incertezza e il bombardamento mediatico finiscono per alimentare e amplificare la paura e l’angoscia e non si capisce più di che cosa ci si possa fidare: le cifre sono credibili? la cura funziona?
E poi c’è un altro aspetto: la gente è stanca dell’overdose di notizie e di restrizioni che vanno e vengono, o mezze restrizioni che comunque garantiscono solo una dissimulata libertà, c’è un aumento del desiderio di trasgredire alle restrizioni e ribellarsi alle chiusure per “sentirsi vivi”. Le persone, e la società in generale, avvertono un immenso bisogno di ritorno alla normalità e i mezzi d’informazione dovrebbero mostrare più autonomia e comprensione nel calibrare la narrazione sul Covid-19.
Nell’esperienza clinica di questi ultimi mesi si assiste all’aumento di alcuni disturbi in particolare, quali ansia, depressione, disturbi del sonno, rabbia e frustrazione. In particolare, c’è un nuovo tipo di ansia che si va affermando, vale a dire quella “da sospensione del tempo”, che aumenta il malessere psichico di molte persone, facendole sentire come fossero in un limbo.
Il limbo, infatti, è la rappresentazione simbolica di un’attesa che non trova termine: quella del vaccino, del risultato del tampone, del ricovero di un caro. Questa attesa può essere vissuta in modi differenti a seconda delle personalità, si va dall’atteggiamento rinunciatario e passivo alle modalità aggressive, fino ad arrivare a reazioni violente.
Il rovescio della medaglia di questa situazione è che le farmacie hanno aumentato di circa il 30% le dotazioni di ansiolitici ed antidepressivi.
D’altro canto, tra bambini e adolescenti si è registrato un aumento di disturbi del comportamento, con modificazioni importanti nel tono dell’umore, nelle abitudini alimentari e nell’utilizzo delle tecnologie, oltre a un rallentamento della maturazione psicoaffettiva e psicosociale.
L’epidemia di coronavirus sta avendo conseguenze drammatiche su tutta la popolazione, ma mentre quelle sulla salute fisica sono circoscritte direttamente ai contagiati e ad esse si sono corrisposti investimenti economici importanti, gli effetti psicologici non stanno risparmiando nessuno, anche se paradossalmente sono privi di eco e sembrano accompagnarsi ad un disinvestimento pubblico nella tutela della salute mentale dei cittadini, che oggi rischiamo di pagare tutto ciò a caro prezzo.
Milton Erickson, psichiatra e ipnoterapeuta di fama mondiale, affermava: «Dentro di noi, possediamo tutte le risorse di cui abbiamo bisogno per far fronte alle nostre sfide evolutive»[2]. Sta a ognuno di noi scoprirle, riconoscerle e utilizzarle. Iniziamo scegliendo una o due fonti di notizie autorevoli, seguiamo soltanto quelle e selezioniamo una fascia oraria di mezzora, in cui concentrare la raccolta delle notizie, e prendiamoci cura anche della nostra salute psicologica, cercando di confrontarci con specialisti che possano aiutarci ad affrontare meglio gli effetti negativi di un periodo molto difficile per tutti.
[1] P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma 1971.
[2] M. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1983.
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a cura di Michele Lucivero
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