Premio Galileo, scelti i 5 finalisti: un sociologo, un oncologo, una biologa, un genetista e una matematica. Finale a Padova

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Premio Galileo

Presieduto da Maria Chiara Carrozza la giuria ha scelto i cinque finalisti del Premio Galileo per la divulgazione scientifica. Cinque opere su diversi aspetti di grande attualità che saranno posti al vaglio di 200 universitari e 10 classi delle superiori. Perché è ai giovani che bisogna guardare per superare la deriva antiscientifica sempre più diffusa.

L’anno di pandemia che abbiamo vissuto ha posto, insieme a tante altre sfide, quella di ripensare il ruolo e l’importanza della divulgazione scientifica. Da un lato, tutti noi abbiamo avvertito la necessità di informarci appunto in ambito scientifico, non necessariamente strettamente medico; dall’altro hanno preso forma una sorta di deriva antiscientifica (pensiamo ai cartelli “basta scienza” comparsi in alcune manifestazioni) non spiegabile soltanto con l’adesione di sparuti gruppi a teorie bizzarre, e un clima di sfiducia verso uomini di scienza che apparivano contraddirsi e litigare. Una situazione che ha messo in evidenza l’importanza di far conoscere al vasto pubblico le conquiste della scienza in senso lato; e di farlo nella maniera corretta, idonea a far passare il messaggio efficacemente.

Trova quindi in questo contesto una rinnovata importanza il Premio Galileo, promosso da Comune di Padova, che da ormai 15 anni conferisce un riconoscimento alle opere letterarie che contribuiscono alla divulgazione scientifica. La Giuria del Premio, presieduta dall’ex ministro dell’istruzione, università e ricerca Maria Chiara Carrozza (a cui Cult dedica un’intervista in questo numero) ha riunito 10 giornalisti scientifici e ricercatori di fama internazionale e ha reso nota lo scorso 19 gennaio la cinquina di opere finaliste. A contendersi il premio saranno il sociologo Antonio Casilli con “Schiavi del click. Perché lavoriamo tutti il nuovo capitalismo?” (Feltrinelli), un’analisi che getta luce sulla “nuova coscienza di classe” necessaria ai lavoratori dell’epoca digitale; l’oncologo e ricercatore AIRC Pier Paolo Di Fiore con “Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo” (Il Saggiatore), che fa il punto sulla sfida più importante della medicina contemporanea con un approccio innovativo; Barbara Mazzolai, direttrice del Centro di Micro-BioRobotica all’Istituto Italiano di Tecnologia, con “La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta” (Longanesi), un libro che nasce dall’esperienza della donna coordinatrice del progetto che ha dato vita al primo robot-pianta al mondo; il genetista Alberto Piazza con “Genetica e destino. Riflessioni su identità, memoria ed evoluzione” (Codice Edizioni), una raccolta di saggi che svela come sussista un legame complesso tra i nostri geni ed aspetti apparentemente appartenenti ad altre sfere; e la matematica e giornalista Chiara Valerio con “La matematica è politica” (Einaudi), che getta uno sguardo su questa scienza come “esercizio di democrazia”.

La parola passa adesso alla Giuria degli Studenti, composta da 200 universitari e da 10 classi di scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia: un ribadire anche quest’anno come i giovani rivestano un ruolo chiave non solo in questo concorso ma in tutta la Settimana della Scienza e dell’Innovazione, che si terrà dal 10 al 16 maggio 2021, e di cui il Premio Galileo costituisce l’evento di punta. La cerimonia di proclamazione del vincitore si terrà nello specifico il 14 maggio, mentre il giorno prima i cinque finalisti presenteranno le proprie opere.

Una sfida che si preannuncia interessante, data non solo – e questo può forse risultare scontato – la stretta attualità dei temi proposti; ma anche la loro eterogeneità, a dimostrazione di come quello della divulgazione scientifica sia un mondo vasto e sfaccettato, che interessa tanti ambiti della nostra vita. E da cui nessuno deve sentirsi escluso.

Chiara Andreola su VeneziePost

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