Governo, il renziano Giachetti rispolvera la dalemiana bicamerale per le riforme con presidenza all’opposizione

193
Renzi-e-DAlema
Renzi-e-DAlema

Italia viva, sulla base della mozione Giachetti ha proposto al tavolo della maggioranza riunito alla Camera l’istituzione di una commissione bicamerale per le riforme, con presidenza da affidare all’opposizione. Il partito di Matteo Renzi, si apprende ancora, ha anche chiesto che i lavori del tavolo si concludano con un documento finale.
stituire una commissione bicamerale con il “compito di formulare proposte di riforme costituzionali e legislative, nel rispetto delle competenze istituzionali delle due Camere e tenendo conto delle iniziative legislative in corso, il cui iter non dovrà comunque subire interferenze”. La bicamerale per le riforme fu proposta da D’Alema a fine anni ’90, dopo essere subentrato a Prodi. L’allora capo dell’opposizione era Silvio Berlusconi. D’Alema, guarda caso, è stato uno dei politici più bersagliati dal rottamatore Renzi, che adesso invece rispolvera una sua idea.

“Penso che, a prescindere dagli sviluppi della crisi di Governo, sia indispensabile – spiega Giachetti – intervenire non solo sulla legge elettorale ma anche su alcuni indispensabili interventi costituzionali che consentano al Paese di uscire dallo stallo con il quale conviviamo da anni. La proposta non intende seguire il percorso delle precedenti commissioni, ma riprende gli obiettivi della commissione Bozzi: istituzione attraverso l’approvazione di due mozioni identiche alla Camera e al Senato di una commissione che deve produrre entro un termine preciso delle proposte che dovranno poi essere approvate dal Parlamento secondo la normale procedura prevista dalla Costituzione”. “Lo spirito dovrebbe essere quello della Costituente: elaborare delle proposte condivise in modo da ottenerne l’approvazione in tempi rapidi e, comunque, entro la fine della legislatura. La proposta prevede, in oltre che la presidenza della commissione sia affidata ad un rappresentante dell’opposizione”.

Nelle premesse del testo di mozione, si legge, tra l’altro, che “una riorganizzazione del sistema istituzionale appare ormai improcrastinabile” e che “qualsiasi iniziativa non può che prendere le mosse dalla presa d’atto dell’intervenuta modifica costituzionale approvata in via definitiva con il referendum che riduce i parlamentari da 915 a 600”, per cui “a seguito di tale riforma si rende necessario il varo di un’adeguata riforma elettorale”.

“Ormai – si legge ancora – il procedimento parlamentare si è trasformato in un monocameralismo di fatto, se è vero come vero che la seconda camera si limita a ratificare quanto deliberato dalla camera in cui è stato avviato l’iter legislativo. La riforma del sistema parlamentare da bicamerale a monocamerale e l’istituzione dell’istituto della sfiducia costruttiva sono tra le proposte prioritarie che hanno interessato la maggior parte dei progetti di riforma della Costituzione negli ultimi 40 anni. Il tema del rapporto tra Stato centrale e Regioni in materia legislativa, in particolare in occasione dell’epidemia da Covid ha dimostrato di non garantire una adeguata efficienza istituzionale anche a causa dei limiti della riforma del titolo V approvata nel 2001”. “Appare ormai non rinviabile”, quindi, “una revisione della distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni e un maggior coinvolgimento e ruolo dei Comuni; occorre constatare una sostanziale degenerazione del processo legislativo che da una parte ha reso sempre più fragile il ruolo primario del Parlamento a favore del Governo in relazione all’uso ripetuto del combinato disposto della emanazione di decreti legge con apposizione della fiducia; l’abnorme proliferazione della decretazione d’urgenza pone l’esigenza di meglio definire i limiti, a tutela, oltre che delle prerogative del Parlamento, anche della chiarezza, dell’omogeneità e della qualità della legislazione, avendo cura di garantire tuttavia percorsi certi e tempi definiti alle iniziative legislative ordinarie del Governo”.

Secondo la proposta, la commissione dovrebbe essere “presieduta da un componente dell’opposizione eletto dalla commissione stessa”, eleggendo “nel suo seno due vicepresidenti e due segretari che, insieme con il presidente, formano l’Ufficio di presidenza”. La commissione sarebbe chiamata ad “esaminare i problemi enunciati in premessa (e altri che interessi affrontare?), formulando le opportune proposte alle Camere”, per poi rassegnare “le sue conclusioni al presidente del Senato e al presidente della Camera dei deputati entro 6 mesi dalla sua costituzione, salvo proroga”.

Fonte Public Policy