Pmi, Boschetto (Confartigianato Veneto) a Stefani, Brunetta, D’Incà e Franco: “ristori ma anche rilancio attività”

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Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto
Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto

Il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto (in foto) si appella ai quattro ministri veneti Erika Stefani, Renato Brunetta, Federico D’Incà e Daniele Franco affinché questo governo garantisca “ristori adeguati ad artigiani e piccole imprese, insieme però a nuove misure finalizzate al rilancio delle attività colpite dalle restrizioni provocate dalla pandemia”. Ieri Mason della CGIA Mestre si era detto preoccupato per il fatto che il Recovery Plan prendesse in considerazione solo le grandi imprese.

“Nel corso del 2020 – afferma Boschetto in un comunicato -, in regione Veneto le imprese artigiane sono calate di 1.672 unità (-0,9%). Un dato inaspettatamente in linea con quanto avvenuto nei cinque anni precedenti. Anzi il saldo negativo quest’anno è determinato più dalla mancanza di nuove imprese (-16,2%) che da maggiori cessazioni (sono addirittura calate del -11%). Le nostre imprese hanno dimostrato una capacità di adattamento e resilienza che ha veramente stupito tutti ma riflette il Dna dei nostri imprenditori che non si sono dati per vinti ma hanno riconvertito la loro azienda, ad esempio nei prodotti medicali e o della meccanica di precisione. Ma la buona volontà non basta più. Servono riforme e strumenti per rimettere in moto il sistema produttivo perché, il perdurare delle restrizioni sta velocemente peggiorando la situazione”.

“In particolare nel manifatturiero e nei servizi -prosegue Boschetto- da una stima del nostro Ufficio Studi nazionale, il 32% delle imprese a noi associate avrà delle difficoltà a ripartire dopo la pandemia. E’ un numero che ci spaventa e dobbiamo mettere in campo una rappresentanza concreta di prossimità per aiutare queste aziende, per dare loro un futuro. Siamo uno dei poli manifatturieri del Paese e d’Europa che basa il suo successo sul sistema diffuso della piccola impresa e dell’artigianato. Un modello d’impresa -aggiunge- che mette insieme oltre a un Pil economico che è misurabile anche un Pil sociale che è altrettanto importante per la sopravvivenza delle nostre comunità”.
Il mondo dell’artigianato, finora, non ha ricevuto gli aiuti che si sperava. “Sui ristori -sottolinea Boschetto- pensiamo che oggi vadano aiutate tutte le aziende che hanno avuto delle difficoltà, perché la crisi che stiamo vivendo non è come quella del 2008, ha colpito indipendentemente dalle attività e dalle azioni delle aziende. Vanno sostenute le aziende per i danni subiti, che non sono riconducibili a loro. Vogliamo un cambio di passo rispetto al governo precedente superando i codici ATECO e guardando al calo di fatturato nell’intero 2020. Anche perché alcuni comparti sono stati letteralmente travolti dall’emergenza sanitaria ed economica. Siamo preoccupati ad esempio per il comparto moda (calato del 2,6% nelle imprese e del -3,7% negli addetti) che nei primi 10 mesi del 2020 ha perso il 21% del fatturato con punte del 50% e oltre nel calzaturiero e nelle nicchie del wedding e di alcuni sport. Una cifra enorme che evidenza il momento difficilissimo che stanno vivendo queste aziende, ma non solo loro. Pensiamo a tutte le piccole imprese artigiane che sono nell’arredo, nel mondo del turismo, della ristorazione. Oppure degli eventi, delle organizzazioni fieristiche, della fotografia, piuttosto che gli Ncc e i trasporti di persone”, aggiunge ancora.

“Ci sono per fortuna dei comparti come quello alimentare, delle costruzioni, del digitale e del commercio elettronico soprattutto -spiega Boschetto- che, che hanno avuto in questo periodo una tenuta importante, con dei numeri positivi. E gli artigiani hanno cercato di trovare vie d’uscita alla crisi. Nel corso della pandemia è raddoppiata, ad esempio, la quota dei piccoli artigiani che utilizzano il commercio elettronico per la loro attività, con oltre 12mila imprese venete in più rispetto a marzo scorso”.

Ma servono riforme. “La pandemia -sottolinea – ha evidenziato la bontà del lavoro che abbiamo fatto sul sistema della bilateralità, Fsba è stato un ammortizzatore straordinario. Ma adesso, pur avendo le nostre imprese una bassissima propensione a licenziare, è chiaro che, al termine dello stop dei licenziamenti, dovranno essere messi in campo tutti quegli interventi di politiche attive, di riqualificazione per le persone che perderanno il posto di lavoro dando loro la possibilità di essere ricollocati in un altro ambito attraverso un percorso di formazione”. Senza dimenticare altri strumenti che vanno potenziati. “La leva su cui puntiamo molto è l’apprendistato che dà opportunità sia al giovane che all’azienda”, aggiunge. E per dare sblocco alle aziende e quindi al lavoro, secondo Boschetto, è necessario “rendere strutturale il superbonus al 110% che sta iniziando a dare i suoi effetti adesso per le difficoltà iniziali legate alla pandemia visto che non si potevano fare le assemblee nei condomini, oltre alle difficoltà burocratiche. E quindi oggi che sta partendo veramente va reso strutturale”.

Ma per Confartigianato la vera ‘svolta’ può arrivare da un cambio di passo nella campagna di vaccinazione anti Covid-19. “E’ necessario accelerare sui vaccini. Noi siamo stati i primi a offrire le nostre strutture e i medici del lavoro delle nostre aziende, che, con un’adeguata formazione, potrebbero dare un adeguato contributo alla velocizzazione della campagna vaccinale”, conclude Boschetto.