Il post di un tifoso sui social è davvero centrato: in un fotomontaggio il bomber biancorosso Meggiorini è raffigurato nelle vesti di un santo con la didascalia “san Riccardo da Isola della Scala”. È proprio vero: Meggio santo subito. Perché con i suoi gol sta tenendo a galla il Vicenza in un momento un po’ delicato del campionato. Gli ultimi quattro (quelli dei pareggi con la SPAL e con il Pisa, la doppietta della vittoria con la Cremonese) hanno fruttato cinque pun-ti. I tifosi recriminavano sulla mancanza di un bomber da doppia cifra? Eccolo, ora c’è.
Una parte del merito dell’exploit del n. 69 biancorosso va condivisa con l’allenatore. Di Carlo, infatti, da un paio di partite in qua ha forse trovato la soluzione tattica ideale per sublimarne il rendimento. Ha scomposto la coppia di attaccanti, che era stata la formula offensiva prevalente dall’inizio del campionato, ha assegnato a Meggio il ruolo di punta centrale e gli ha affiancato un partner (Dalmonte) con una collocazione in campo meno definita di quella che in precedenza era assegnata al partner nel duo offensivo. Quando Dalmonte è uscito, nel match di Pisa l’allenatore ha ricomposto la coppia formato classico immettendo Gori mentre, con la Cremonese, ha scelto l’opzione Nalini, attaccante che assomiglia a Dalmonte.
La sostanza del miglioramento offensivo della squadra sta proprio qui. L’addio alle due punte (modulo che ormai aveva dimostrato i suoi limiti anche per le prestazioni non proprio all’altezza di certi giocatori) e la proposta di un attacco imperniato su quello che ormai si era dimostrato l’unico uomo-gol in rosa e su una seconda punta più mobile e capace di partire dall’esterno o da fuori area.
Il nuovo ruolo ha valorizzato le doti di goleador di Meggiorini che, infatti, ha ricominciato a segnare con continuità e, per di più, ha firmato reti di gran qualità come la rovesciata di Pisa o la doppietta-fotocopia con la Cremonese. C’è poco da fare, Meggio è grande sia nel tiro (con entrambi i piedi) che nei movimenti in area che nelle doti acrobatiche e atletiche. Purtroppo, è l’unico così talentuoso e bisogna fare i conti sia con l’età che con la inevitabile usura della lunga carriera pregressa. Per Di Carlo il non facile compito di conservarlo nella forma attuale fino a fine campionato e di trovargli un alter ego quando non fosse disponibile.
Il rischio che si corre, infatti, è creare una Meggiorini-dipendenza. La alternativa potrebbe dimostrarsi Lanzafame, che dovrebbe in qualche modo assomigliare nelle caratteristiche al bomber veronese. Nei filmati che si trovano in rete, l’ultimo acquisto del calciomercato invernale sembra avere i numeri per giocate e gol dello stesso livello. Manca il riscontro del campo, ma ormai è passato un mese dal suo arrivo a Vicenza e dovrebbe essere ormai in condizione tale da permettergli un minutaggio importante in gara.
Oltre che a Meggio, è giusto se non doveroso render merito a un altro giocatore e cioè al portiere Matteo Grandi. Anche lui sta crescendo di partita in partita e, in quelle più recenti, ha salvato più volte il risultato con parate di grande livello tecnico e atletico. Teniamo presente che è praticamente un esordiente in Serie B (in precedenza solo tre presenze nel Latina nel campionato 2016-2017) e che quindi è diventato titolare in categoria a ventisette anni.
Si è ambientato presto e bene, dimostrandosi sempre all’altezza pur non potendo sempre contare su una difesa inespugnabile. Se il Lane ha incassato tanti gol, non si può certo dare la colpa al n. 22 biancorosso, spesso incolpevole a fronte di conclusioni avversarie francamente imparabili.
Di Grandi colpisce soprattutto la reattività, forse la sua qualità più brillante negli ultimi tempi. Ma di notevole livello è anche il piazzamento (cosa non da poco per un portiere) e la capacità di dirigere la difesa. Matteo inoltre sbaglia molto raramente i rinvii e le rimesse in gioco e non ha problemi per avviare la costruzione dal basso. Si sta insomma dimostrando un portiere completo e maturo e, nell’impianto di una squadra, ciò è tutt’altro che marginale.
Il successo con la Cremonese non è stato esente da pecche, però, e prenderne atto non è negativismo bensì sana consapevolezza che contribuisce a individuare i problemi e, se possibile, a risolverli. Essere aprioristicamente positivi è molto rischioso in un lavoro professionale.
La squadra allenata da Fabio Pecchia ha avuto a disposizione molte possibilità di andare in gol e, per un tratto di partita, è aleggiata la paura che si ripetesse la remuntada che aveva fatto il Pisa pochi giorni prima. La terza rete, autentica prodezza del rientrante Nalini (se continuerà così, sarà una importante risorsa nel finale di campionato), ha chiuso il discorso ma sembrava che anche stavolta il famoso detto “repetita juvant” non avesse funzionato in casa Vicenza.
La supremazia biancorossa è stata anche favorita dall’atteggiamento un po’ snob della Cremonese, che ha dato l’impressione di contare soprattutto sulla qualità del suo gioco piuttosto che su un cinico e concreto “safety first”. Bella senz’altro la manovra dei grigiorossi ma è con aspirazioni suicide venire al Menti a giocare contro un avversa-rio che deve vincere a tutti i costi e non pressarlo e chiudergli i varchi. Esemplare, in questo senso, lo sviluppo di entrambi i centri di Meggiorini, originati dal lassismo dei lombardi nell’avvio dell’azione avversaria e dall’intempestività, per non dire dalla bambola dei difensori deputati a chiudere sul bomber biancorosso, bravissimo ad approfittare della licenza di uccidere che gli è stata lasciata per due volte alla stessa maniera.
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