Manutenzione ed investimenti insufficienti per la scuole venete. E’ quanto emerge dalla XX edizione di Ecosistema scuola, la ricerca annuale di Legambiente sulle infrastrutture scolastiche, che la pandemia ha rivelato essere ancora essere più strategiche.
“Questa edizione – commenta in una nota Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – viene presentata in un momento in cui mai come prima è forte la consapevolezza dell’importanza di investire in giovani, istruzione ed educazione. Rimettere la scuola al centro delle comunità e dei territori come leva di emancipazione sociale e crescita collettiva è l’appello che rivolgiamo come Legambiente agli Enti Locali ed al Consiglio Regionale del Veneto che in queste settimane dovranno indicare quale uso intende fare la nostra regione delle risorse derivanti dal Recovery Plan”. L’attenzione dell’indagine è posta sulla qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi messi a disposizione delle istituzioni scolastiche e su quanto i Comuni investono in politiche volte a garantire la messa a norma e la sicurezza degli edifici scolastica, ma anche in sostenibilità e buone pratiche.
Ma come vivono i nostri ragazzi a scuola? La scuola è un posto accogliente che implicitamente trasmette benessere e stili di vita sani e sostenibili? La comunità scolastica occupa gli spazi scolastici o li abita e se ne sente protagonista?
Paola Fontana di Legambiente Scuola e Formazione Veneto che ha curato l’analisi della situazione regionale, si focalizza uno degli aspetti più critici della ricerca. “Come si vede da questo estratto dalla tabella generale, gli investimenti per la scuola sono di per sé inadeguati per di più le manutenzioni e gli adeguamenti delle scuole venete risultano al di sotto della media nazionale, già non brillante”.
“Servirebbero indubbiamente molte più risorse per fare fronte ad un patrimonio edilizio vetusto e poco curato nel tempo, e che fatica ad adeguarsi ed innovarsi anche rispetto a nuovi modelli di accessibilità sicura e sostenibile, rigorosamente condivisa, ciclabile o in micromobilità elettrica. Anche questi sono parametri sotto la media nazionale” aggiunge Fontana.
In particolare è sul fronte dell’efficientamento energetico che occorre accelerare: nel Veneto emerge che sono stati realizzati interventi solo nel 7,4% degli edifici rispetto alla media nazionale del 15%. A tutt’oggi nel Veneto gli edifici in cui si utilizzano fonti di energia rinnovabile risultano essere il 16,4% nella media nazionale del 18,1% ma nessuno di essi in classe A*** e B***. Altro investimento infrastrutturale che la pandemia ci indica come strategico per gli edifici è quello digitale. I dati riportano come il 61,1% sulla media nazionale del 33,9% di edifici scolastici del Veneto siano dotati di collegamento wifi, e con rete cablata il 70,5% sulla media del 29,1%.
“Crediamo serva ricordare – prosegue Fontana – quanto i servizi ed edifici scolastici siano utili per superare le disuguaglianze e contrastare la povertà educativa. Durante la pandemia è stato evidente, ad esempio, quanto il servizio di trasporto pubblico non sia stato in grado di rispondere alle richieste di spostamento degli studenti e delle famiglie. È quindi indispensabile rivedere i servizi essenziali, sostenere piani di mobilità scolastica con l’incremento del trasporto pubblico scolastico, sviluppare pratiche di mobilità ecosostenibile (pedibus, bicibus), incrementare la sicurezza degli utenti della scuola attraverso l’infrastrutturazione urbana con strade scolastiche, piste ciclabili e percorsi protetti in prossimità delle scuole. Tutti parametri rispetto ai quali la nostra regione continua a non brillare”.
Restano pochi gli edifici dotati di mensa scolastica (circa il 10% contro la media nazionale del 55%) ma è da segnalare positivamente l’importante percentuale di pasti biologici e la predilezione per prodotti IGP, DOP, ecc. segno di eccellenza di appalti e servizi. Ancora poca attenzione viene riservata alla scelta delle stoviglie: nel 66,7% delle mense venete vengono ancora utilizzate quelle monouso, con un conseguente aumento dei costi ma soprattutto dei rifiuti.
Per migliorare la qualità dei plessi ed il benessere della popolazione scolastica, Legambiente suggerisce quindi molti più investimenti e molte più azioni in favore delle scuole e della riorganizzazione della vivibilità dei plessi scolastici, da inserire nel Piano di Ripresa e Resilienza. “È paradossale – conclude Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – che le scuole vengano lasciate a secco di investimenti proprio nel momento in cui, sotto la spinta delle emergenze ambientali generate dal fenomeno dei mutamenti climatici, il cambiamento in chiave sostenibile della società è divenuto un bisogno riconosciuto, condiviso dai più giovani e oggi supportato anche dalle risorse europee del NextGenerationEU. Ci auguriamo quindi un rapido cambio di rotta e che vengano presto aggiunte delle azioni regionali a supporto della scuola nel Piano di Ripresa e Resilienza che la Regione sta producendo, per renderle concrete protagoniste della transizione ecologica”.