Il Monastero delle Monache Benedettine a San Pietro: 1200 anni di storia. Parte 1

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“Il Monastero di San Pietro è il più antico convento di monache benedettine di Vicenza”, così scrive Luciano Parolin, grande studioso della storia di Vicenza.
Costruito, pare, nel 827, dalla Badessa Elica, una nobile alemanna scesa in Italia al seguito di Teodorico che rimase a Vicenza per fondare il monastero dell’ordine benedettino femminile. L’edificio subì una devastazione durante l’invasione degli Ungari (che si insediarono poi a Longare, luogo che prese il nome da questo popolo) ma fu ricostruito, grazie anche, probabilmente, agli ingenti fondi che possedeva, in quanto la maggior parte delle monache erano di origine nobiliare e legate alle più importanti famiglie della zona, ottime finanziatrici.

A partire dall’anno 1000, la gestione delle badesse si fece più ferrea, portando all’acquisizione di maggiori possedimenti e quindi difendendo i propri diritti promuovendo cause contro li usurpatori di terre. Ad esempio, nel 1136, il vescovo vicentino Lotario riconosceva alle monache ampi possedimenti compresi fra Polegge, Vivaro, Cavazzale a Nord e Settecà, Casale, Lerino, Grantorto, Rampazzo e Grumolo (in seguito chiamato “delle Abbadesse”).
Già dal 1200 accusate di decadenza di costumi ed eresia, le monache riuscirono a mantenere un potere pressoché totale sul loro statuto e sui loro possedimenti fino al 1435, quando Papa Eugenio IV decise di riorganizzare la gestione del convento redigendo uno Statuto. Tale Statuto prevedeva il divieto di accoglienza a persone di qualunque sesso all’interno del cenobio (organizzazione monastica), se non con il consenso del vescovo e grate ed inferriate alle finestre del parlatoio.
Prima del 1435, era stato difficile far rispettare qualunque regola all’interno del monastero, anche a causa, o grazie a, monache come Verde Repeta, dotata di notevole intelligenza e determinazione, ma probabilmente anche piuttosto ribelle. Sempre nel 1435 la Repeta venne cacciata dal monastero e al suo posto nominata Antonia Loschi, dotata di “zelo religioso, purezza di vita e onestà di costumi”.
Da quest’ultima nomina, come riporta anche Parolin, prese il via una rinascita spirituale e materiale del convento, d’esempio in tutto il Veneto, tanto che nel 1499 il Monastero di San Pietro a Vicenza entrò a far parte della Congregazione di Santa Giustina.
Intorno al 1520, il numero delle “vergini votate a Dio” era sulla sessantina.

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