Con le diffuse e abbondanti piogge della seconda decade di aprile si è concluso per il Veneto il periodo siccitoso iniziato lo scorso 11 febbraio che, unito alle ravvicinate e intense oscillazioni delle temperature, ha segnato un difficile inizio di primavera per alcune colture.
La siccità ha interessato tutto il territorio veneto ma ha colpito maggiormente le Dolomiti Settentrionali, il sud-ovest della provincia di Rovigo e una vasta zona che si estende dal veronese centro-occidentale fino alla parte meridionale della provincia di Padova, passando per i Colli Euganei, i Monti Berici e il medio vicentino.
Applicando l’indicatore CDD (Consecutive Dry Days) al solo periodo primaverile è possibile osservare nello specifico quali zone abbiano risentito dei più lunghi periodi siccitosi. Questo indicatore individua il massimo numero di giorni consecutivi con precipitazioni inferiori ad 1 mm, per ogni anno. Per il Veneto, dall’inizio degli anni ’90, i valori più elevati sono calcolati per l’alto veneziano nel 1998 ma, più in generale, si registra il maggior numero di record nel 2003 con 32 su 110 stazioni, collocate principalmente sull’area alpina, e nel 1997 con 29 su 110 stazioni, poste sull’alta pianura veneta tra le provincie di Vicenza e Treviso. Le stazioni che nel 2021 hanno superato il loro record di CDD primaverile sono invece 10 sulle 110 già attive ad inizio anni ’90.
Seppur in alcune zone la siccità sia classificabile come severa o estrema secondo lo SPI (Standard Precipitation Index) valutato sul mese di marzo, questo lungo periodo di precipitazioni scarse o assenti segue un trimestre invernale tra i più piovosi degli ultimi trent’anni. Lo SPI valutato sugli ultimi 6 mesi, indicatore dello stato di salute delle falde e delle portate fluviali, riporta valori prossimi alla norma (figura 3).
Il grafico in figura 4 mostra l’andamento della precipitazione giornaliera cumulata negli ultimi tre mesi per la stazione di Teolo (PD) confrontata con lo storico, per lo stesso periodo, a partire dall’inizio delle misurazioni. Sono visibili sulla parte sinistra le precipitazioni registrate tra fine gennaio ed inizio febbraio; la parte centrale, che inizia con la seconda decade di febbraio e caratterizza tutto il mese di marzo fino alla prima decade di aprile, vede un completo appiattimento della curva della cumulata dovuto all’assenza di precipitazioni. Il mese di marzo fa registrare un record del minimo quantitativo di precipitazione cumulata (figura 6). Il periodo siccitoso, durato in questo caso 54 giorni secondo la definizione dell’indice CDD, termina con le piogge della seconda decade di aprile, le più abbondanti, per questo periodo, dall’inizio delle misurazioni.