“Una nuova spaccatura si sta aggiungendo alle innumerevoli che ormai attraversano la società italiana: quella tra “chiusuristi covidioti” ed “aperturisti negazionisti”. La sua genesi strumentale è emersa in modo prepotente negli ultimi giorni, dopo che il parlamento europeo, il 28 di aprile, ha bocciato la proposta di sostenere presso l’OMC l’iniziativa di India e Sudafrica volta a sospendere i diritti di proprietà intellettuale dei vaccini”. Inizia così la nota di Per Riconquistare l’Italia – Vicenza Hervè Baron, Ivan Bianco, Enrico Bonfatti, Giovanni Turra e Leonardo Zocca in cui si auspica un socialismo patriottico come terza via tra aprire tutto e chiudere tutto per la pandemia di Coronavirus.
“Quasi contemporaneamente, il nostro Ministro della Salute reiterava la sua circolare di dicembre bocciata dal TAR del Lazio che indicava in tachipirina e vigile attesa la strategia elettiva di lotta al Covid durante i primi giorni di contagio, ignorando l’esperienza di molti Medici di Medicina Generale la cui pratica clinica aveva ormai dimostrato che un approccio più proattivo durante la fase iniziale riduce i tassi di ospedalizzazione fino all’80%. Unica possibilità di cura realmente riconosciuta è la valutazione del ricorso alla terapia con anticorpi monoclonali la quale, però, non è compito del MMG ma di centri ospedalieri dedicati. Il costo della terapia monoclonale si aggira sui 2.000 euro a somministrazione, contro la manciata di euro di una terapia centrata sull’idrossiclorochina”.
“Negli stessi giorni, grazie ad un servizio della trasmissione “Report” sono venute a galla tutte le magagne della gestione veneta della pandemia: i vertici sanitari si sarebbero adoperati per nascondere contagi e pazienti sintomatici e gonfiare il numero dei letti in terapia intensiva con lo scopo di rimanere in zona gialla. Questo ha permesso a molte attività economiche di sopravvivere ma ha condannato a morte almeno 2.000 persone residenti per lo più nelle case di riposo. Non è dato sapere quanti siano invece i morti causati dalla reiterata delegittimazione ministeriale dell’esperienza clinica di molti MMG.
Se si uniscono i puntini emerge un quadro evidente: la gestione della pandemia è il veicolo di un pesante trasferimento di risorse finanziarie dalle casse pubbliche a Big Pharma (vaccini e anticorpi monoclonali); chi prova a rendere la malattia curabile a basso costo viene messo a tacere con la complicità di istituzioni sempre più asservite al grande capitale; ai cittadini non resta che morire, nel frattempo dividendosi nei due campi avversi di coloro che preferiscono alla certezza del proprio fallimento il rischio per la propria salute e di coloro che, invece, preferiscono al rischio per la propria salute la certezza del fallimento altrui. La scandalosa gestione della seconda ondata pandemica nello Zaiastan se, da un lato, è frutto della scelta di andare incontro alla prima categoria di cittadini, dall’altro è solo la punta dell’iceberg che emerge da un mare sempre più gelido e torbido.
Infatti, una Politica con la P maiuscola avrebbe incoraggiato i medici ad agire secondo “scienza e coscienza”; avrebbe limitato la spesa per vaccini attraverso forti azioni di cooperazione internazionale volte a far riconoscere lo stato di emergenza che ne legittima la produzione in proprio; con i soldi risparmiati avrebbe erogato ristori degni di questo nome, smussando moltissimo le contrapposizioni presenti in una società ormai molto polarizzata (dal punto di vista della distribuzione dei redditi e delle ricchezze) come quella italiana; avrebbe potenziato la medicina territoriale.
“Purtroppo però, 40 anni di propaganda contro qualunque tipo di interventismo dello Stato hanno minato alla base queste possibilità: i pareri di “organizzazioni tecniche” come l’OMS – finanziata per il 75% dal settore privato – contano più del lavoro di centinaia di medici di base i quali, agendo con scienza e coscienza, riescono a ridurre le ospedalizzazioni a livelli accettabili; la nostra cessione di sovranità alle istituzioni unioniste, nelle quali le azioni di lobbying delle multinazionali vengono incoraggiate senza essere minimamente regolamentate, impedisce al nostro Paese di esprimere una posizione politica in contrasto con la riduzione alla nuda sopravvivenza fisica dei propri cittadini; infine, entrambe queste condizioni impediscono di incanalare le scarse risorse del nostro Paese, depauperato da 30 anni di politiche austeritarie imposte dalla nostra adesione all’UE, verso politiche che garantiscano tutta la cittadinanza dalle peggiori conseguenze – sanitarie, economiche, sociali – della pandemia. Ancora una volta – conclude la nota – la risposta alle necessità presentatesi con la pandemia va cercata nel socialismo patriottico, non nel cosmopolitismo astratto e securitario di matrice unionista”.