Covid, Confartigianato Imprese Vicenza: “vaccinarsi nelle strutture preposte e con calendario Ulss”

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Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza

Sulla questione delle vaccinazioni nelle aziende interviene in un comunicato Confartigianato Vicenza per fare chiarezza ed evitare nuova confusione inviando ai propri associati una lettera a firma del presidente Gianluca Cavion.?“Come Confartigianato sul tema vaccini in azienda discutiamo da questa primavera, soprattutto sotto l’aspetto operativo, a livello nazionale con i Ministeri competenti e in Regione Veneto – spiega Cavion-. Da subito abbiamo evidenziato che le caratteristiche degli spazi e l’organizzazione richiesti per l’iter vaccinale (anamnesi, somministrazione, osservazione post vaccino) rischiavano di impedire alla quasi totalità delle imprese artigiane di poter ospitare le operazioni di vaccinazione, senza dimenticare che dette operazioni vanno fatte garantendo i lavoratori in termini di sicurezza sanitaria con adeguato distanziamento sociale”.?L’esempio tipico è quello di un’azienda manifatturiera, di centro di estetica o parrucchiere, di un ristorante o di un elettricista che opera nelle abitazioni: quanti e quali sono gli spazi che consentirebbero di somministrare il vaccino in maniera sicura?

“Tutti questi argomenti sono stati oggetto degli incontri, recentemente avvenuti, con il direttore generale dell’ULSS 7, Carlo Bramezza, e che con quello dell’ULSS 8, Maria Giuseppina Bonavina, i quali, pur con diversi accenti, hanno sottolineano l’importanza della centralità dei centri vaccinali di popolazione quali luoghi deputati”, continua Cavion.
“È evidente che, a parte rare grandissime aziende che per struttura organizzativa e spazi sono in grado di fungere da hub vaccinale, l’obiettivo non è la vaccinazione in azienda in sè, ma la vaccinazione tempestiva e in sicurezza dei lavoratori – aggiunge Cavion-. Partendo dal fatto che la Sanità in Veneto è un’eccellenza che in molti ci invidiano, considerate le problematicità legate alle vaccinazioni in azienda, e il buon andamento della campagna vaccinale in Veneto, la nostra indicazione ai soci è di procedere accedendo alle strutture preposte e secondo il calendario vaccinale stabilito. Questa scelta, come detto, è stata fatta in maniera consapevole, attraverso il dialogo e la negoziazione con tutti i soggetti coinvolti, proprio per evitare ulteriore confusione, alle imprese e ai lavoratori, in una situazione già difficile. Non solo, riteniamo che così facendo ci sia anche una maggiore equità tra le persone: troppo spesso la cronaca ci ha raccontato storie dei ‘furbetti dei vaccini’, evitiamo quindi di prestare il fianco a situazioni non completamente trasparenti”.

“Il tutto avendo ben chiaro che i lavoratori delle imprese artigiane, dipendenti e titolari, sono quotidianamente esposti al virus proprio per la natura di molte attività. In questo senso, nella convinzione che il vaccino vada somministrato nei luoghi deputati, come Confartigianato abbiamo aperto un negoziato con la Regione, che dovrebbe concludersi nei prossimi giorni, per migliorare alcuni aspetti per la vaccinazione”, prosegue il presidente Cavion.?Per prima cosa Confartigianato inviata a prevedere nei punti vaccinali pubblici già esistenti e funzionanti a regime, orari dedicati ai lavoratori (titolari, collaboratori, soci, dipendenti, ecc.) e linee vaccinali ad hoc. Dovrà inoltre essere prevista la possibilità che il personale sia vaccinato non in un’unica soluzione, per evitare che i possibili postumi comportino assenze o difficoltà organizzative all’impresa. Altro punto è che le aziende possano comunicare direttamente alle ULSS il numero dei lavoratori da vaccinare. Dal canto suo Sani.in.Veneto ha già dato la disponibilità, qualora fosse necessario, ad implementare il personale sanitario dei punti di vaccinazione”.

“Sul tema vaccini si sono sparsi fiumi d’inchiostro. Tralasciando le inutili polemiche iniziate con la prima dose di vaccino, Confartigianato ha preferito lavorare in silenzio sin dall’inizio per evitare discriminazioni tra i lavoratori e per valorizzare al massimo il potenziale della sanità veneta, anche perché radicata nel territorio. Non necessariamente, e fortunatamente, va sempre tutto male”, conclude il presidente.