Giustizia, la Lega attacca il M5S sul referendum ma chiede rinvio riforma

149
Commissione-giustizia
Commissione-giustizia

“La svolta garantista di una parte del Movimento 5 stelle, inaugurata dal ministro Di Maio, con pubbliche scuse all’ex sindaco di Lodi, pur se tardiva, è una novità positiva per lo scenario politico italiano, anche in relazione alla riforma della giustizia che il governo e il ministro Cartabia hanno in cantiere. Ci sono ancora sacche di resistenza interne ai pentastellati, promosse soprattutto da Travaglio, ma il nostro augurio è che anche tra i grillini possa prevalere il buon senso e, finalmente, il rispetto della Costituzione. Adesso, però, occorre un ulteriore passo. Dopo le scuse a Uggetti ci aspettiamo un mea culpa anche in relazione alle assurde vicende del presidente Berlusconi”. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera.

“In 27 anni di impegno politico il nostro leader ha subìto ben 86 processi, per un totale di oltre 3.600 udienze. Una persecuzione giudiziaria che merita una chiara presa di posizione anche da parte di chi siede da anni stabilmente al governo e si propone di voler riformare, con l’esecutivo di unità nazionale, il sistema giustizia del nostro Paese” aggiunge Uggetti. La svolta di Di Maio apre a una riforma della giustizia condivisa addirittura tra M5S e Forza Italia? “Luigi Di Maio apre alla svolta garantista del Movimento 5 stelle, chiedendo scusa all’ex sindaco di Lodi e facendo mea culpa per le gogne mediatiche tante volte cavalcate dai grillini in questi anni, e poche ore dopo Giuseppe Conte chiede la testa del sottosegretario Claudio Durigon per una vicenda senza alcun risvolto penale e comunque tutta da chiarire. Qual è, dunque, la linea del Movimento 5 stelle sulla giustizia? Quella neo-garantista del ministro degli Esteri o la solita deriva manettara sventolata dall’ex premier in tandem con la sua vedova Travaglio? I pentastellati, per il bene del Governo e della maggioranza, si chiariscano le idee una volta per tutte”. Così Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia e componente della commissione Giustizia di Montecitorio.

“Presto, su input dell’ottimo ministro Cartabia, si dovrà iniziare a ragionare di riforma della giustizia. Sarà quindi opportuno sapere con chi si dovrà avere a che fare per cambiare una volta per tutte un sistema obsoleto e che fa acqua da tutte le parti” aggiunge Siracusano.

Nel frattempo tengono banco le leggi antimafia, tema ritornato centrale dopo la scarcerazione di Giovanni Brusca, e la riforma della Giustizia. “La libertà vigilata di Brusca, per fine pena, colpisce le nostre coscienze perché abbiamo tutti negli occhi le immagini della strage di Capaci e perché pensiamo a tutte le vittime, ai loro familiari e alle loro vite sconvolte per sempre dalla furia omicida di Brusca e dei suoi complici. Però Brusca tornerà libero perché ha scontato la sua pena, calcolata tenendo conto della sua collaborazione con la Giustizia e del suo contributo alle indagini, in virtù di un percorso di legge fortemente voluto dallo stesso Falcone che credeva nella forza dello Stato democratico quando applica le leggi e persegue la Costituzione. Piuttosto, questo episodio deve spingere tutti noi ad agire in fretta per scongiurare il pericolo, originato della pronuncia della Corte costituzionale sul cosiddetto ergastolo ostativo, che molti boss mafiosi potrebbero godere di benefici e uscire dal carcere (dopo un periodo di piena detenzione analogo a quello di Brusca) senza aver mai collaborato, senza aver mai dato alcun contributo all’accertamento della verità, essendosi peraltro macchiati di reati analoghi a quelli di Brusca”.

Così, in una nota, i parlamentari M5S della commissione Antimafia. “Ci auguriamo che lo sconforto di oggi spinga tutte le forze politiche a ragionare sulla riforma dell’ergastolo ostativo, su cui abbiamo presentato una proposta di legge negli scorsi giorni. Ci auguriamo altresì che di contrasto alle mafie si discuta ogni giorno, visto che ogni giorno provocano dolore, distruggono comunità e speranze. Solo in tal modo rispetteremo il dolore delle vittime innocenti e dei loro familiari”.

“Il referendum sulla giustizia sarà un’opportunità per tutti gli italiani, una battaglia di buonsenso e libertà, aldilà delle bandiere politiche, per una riforma condivisa del sistema. Con la presentazione dei sei quesiti referendari e con la mobilitazione e la sensibilizzazione a votarli, si sta disegnando un percorso che renderà questo processo riformista non più rinviabile”. Lo afferma in una nota il deputato della Lega Jacopo Morrone, a margine della presentazione dei sei quesiti referendari sulla giustizia.

“Come – ha poi aggiunto Morrone – ha detto Matteo Salvini non si tratta di una campagna referendaria che va contro qualcuno, anzi, è vero il contrario. I quesiti referendari sono a favore di una ‘giustizia giusta’ che il Paese aspetta da troppo tempo. Una riforma che deve essere portata avanti con convinzione e con pragmatismo, trovando un accordo e una collaborazione fattiva il più possibile allargati a tutti gli attori coinvolti”, ha poi concluso il deputato della Lega.

“Il referendum è il trionfo della democrazia. Significa dare la parola ai cittadini. Spiace che il Movimento 5 Stelle disprezzi tutto questo. Alla faccia della Costituzione e di tante belle parole sulla democrazia diretta”. Così i capigruppo Lega di Senato e Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, in una nota a commento delle perplessità del M5S su un possibile referendum sulla Giustizia. Perplessità condivise anche dal PD. “Abbiamo un’opportunità irripetibile per fare una riforma di sistema che serve al Paese. La riforma della giustizia va fatta in Parlamento dove il Pd è pronto a sostenere le proposte della ministra Marta Cartabia. Non c’è tempo da perdere, anche per non mettere a rischio le risorse del Pnrr, e non c’è ragione per scegliere, come fa Matteo Salvini con il referendum, di rinviare le decisioni che attendono i cittadini e le imprese. Questo è il momento delle soluzioni condivise per il bene della comunità nazionale e non quello delle bandierine agitate per convenienza politica”. Così in una nota Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera.

Fonte Public Policy