“Medici di famiglia presto dipendenti diretti del Sistema Sanitario Nazionale: un obiettivo che oggi chiede l’Unione Europea e che è stato perseguito nella scorsa legislatura nella Commissione consiliare Sanità, della quale ero Presidente”. Così il Consigliere del gruppo Zaia Presidente Fabrizio Boron, Presidente della Commissione Sanità nella scorsa legislatura, commenta in una nota “le notizie pubblicate a mezzo stampa sulle anteprime del Piano inviato da Bruxelles per spendere i 7 miliardi di euro messi a disposizione dal Recovery Fund, e da spendere in 5 anni per cambiare il modello di sanità. Siamo stati anticipatori di una proposta che oggi è diventata urgente e necessaria per tutte le regioni: già con il Piano Socio Sanitario regionale realizzato nel 2018, il tema del medico di base quale dipendente diretto del Sistema Sanitario venne dibattuto ampiamente: lo portai avanti personalmente e fu approvato, non senza ostacoli e difficoltà; e oggi fa parte delle linee di indirizzo del Sistema Sanitario Veneto”.
“L’Unione Europea a seguito dell’emergenza sanitaria – spiega ancora il Consigliere – ha fornito l’indicazione di sviluppare le cure territoriali per affrontare al meglio quelli che sono i rischi di una pandemia. Sul Corriere della Sera sono stati riportati alcuni dati che rendono chiaro il perché: su 21 milioni di accessi al pronto soccorso ogni anno, 16 milioni sono codici bianchi e verdi, e l’87% di questi non sfocia in un ricovero. Vuol dire che i medici di famiglia e le strutture intermedie sono centrali per evitare una spesa annua di 700 milioni di euro. Insomma, un potenziamento della medicina territoriale è urgente, e più forte sarà, minori saranno i costi totali del sistema sanitario, con maggiori servizi. Tra i pilastri del Piano Socio Sanitario Veneto vi è proprio l’assunzione dei medici di medicina generale da parte del Sistema Sanitario Nazionale. C’è quindi soddisfazione nel constatare che la Regione del Veneto, in maniera lungimirante, nel 2018 aveva intravisto la giusta opportunità del medico di base quale dipendente del Sistema Sanitario, ed è qualcosa che ci gratifica: ricordo benissimo quando quel dibattito fu intavolato in Commissione, le posizioni contrarie e spesso dure che ho dovuto affrontare”.
“Il medico di famiglia, noto ufficialmente come medico di medicina generale (MMG), in riferimento alla specializzazione, o medico di assistenza primaria (MAP), in riferimento al ruolo all’interno dell’SSN, oggi è un libero professionista convenzionato – ricorda Boron – significa che il loro lavoro è disciplinato da accordi collettivi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e dalla Conferenza Stato-Regioni. Oggi, una condizione che l’Europa ci chiede per avere i soldi del Recovery, è di rivedere le loro regole d’ingaggio, al fine di ottenere il coinvolgimento del medico di famiglia, con il suo ambulatorio, all’interno delle Case della Comunità. L’approvazione definitiva del progetto da parte della Ue arriverà entro settembre; subito dopo il Ministro della Salute Roberto Speranza dovrà avviare la riforma”.
“Il nodo che dovrà affrontare il Ministro Speranza sarà quello di decidere se farli diventare dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale o trasformarli in un ibrido esternalizzando il lavoro, dove il medico resta un libero professionista convenzionato, ma viene arruolato da cooperative intermedie che garantiscono la copertura dell’assistenza nelle Case della Comunità. Noi auspichiamo la prima ipotesi – conclude Boron – quella che abbiamo già inserito nell’attuale Piano Socio Sanitario Veneto. Non sarà facile: significa che il Ministro dovrà decidere su questo cambiamento, come abbiamo fatto noi in Veneto nel 2018, senza guardare a resistenze, perché l’obiettivo è quello di potenziare l’assistenza sanitaria territoriale che tanto in questa emergenza pandemica si è resa necessaria”.