Fatture false, truffe in rimborsi Covid, detenzione armi da fuoco e tentata estorsione: misure cautelari per 17 persone

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Finanzieri di Vicenza in azione
Guardia di Finanza di Vicenza in azione

Questa mattina la squadra mobile della questura di Vicenza assieme ai militari della Guardia di Finanza nell’ambito di una max operazione che ha coinvolto anche le province di Brescia, Milano, Vicenza e Padova, ha dato esecuzione all’ordinanza del gip di Vicenza su misure cautelari nei confronti di 17 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, truffa nell’ambito dei rimborsi Covid nel caso di due imprenditori, detenzione di armi da fuoco e tentata estorsione.

A capo dell’organizzazione criminale due coniugi residenti in provincia di Padova, con sede operativa a Torri di Quartesolo, che avevano creato un primo gruppo costituito dalle società con funzioni di “cartiera” c.d. di primo livello – prive di dipendenti e di magazzino, amministrate di regola da mere persone interposte, c.d. teste di legno – destinate ad emettere in modo seriale fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti ed un secondo gruppo costituito dalle società – di regola con sedi in provincia di Brescia e Milano – che facevano uso, nelle rispettive dichiarazioni relative all’ I.V.A., delle fatture emesse dalle imprese “cartiere”, beneficiando quindi di indebite detrazioni di imposta e di consistente risparmio impositivo.

Un terzo gruppo era invece rappresentato da società adibite a “bare fiscali” – anch’esse prive di qualunque struttura aziendale, c.d. cartiere di secondo livello – sulle quali gravava in via definitiva il debito fiscale, costituite appositamente per impedire l’ emersione del debito di imposta in capo alle società emittenti – le c.d. cartiere di primo livello – consentendo a queste ultime, destinatarie anch’ esse di fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti, di eludere gli accertamenti degli Uffici fiscali e di proseguire nella illecita attività; si tratta di enti destinati, dopo l’ accumulo di debito fiscale, al trasferimento della sede in altre province e/o a vicende estintive quali liquidazione o fallimento.

Sono state accertate – anche attraverso servizi dinamici eseguiti con riprese video – le ripetute operazioni di “retrocessione” alle società “utilizzatrici” delle somme da queste formalmente corrisposte – di regola a mezzo bonifico bancario – alle società emittenti a fronte delle false fatture.

Tali operazioni sono state eseguite attraverso il cambio “per cassa” di assegni bancari o postali – l’indagine ha preso avvio dalla perquisizione eseguita l’8 maggio 2020 da personale della Polizia di Stato sul soggetto a capo del sodalizio criminale al quale è stato sequestrato un assegno postale dell’importo di 13 mila euro emesso da una delle società a favore dell’amministratore di un’altra azienda – ovvero mediante ritiro di denaro contante presso banche ed uffici postali – con la complicità dei preposti, anch’essi sottoposti ad indagine – e prelievi da apparecchi “bancomat”.

Prima dell’emergenza da Covid-19 la provvista delle somme impiegate per le “retrocessioni” avveniva anche attraverso prelievi su conti correnti di società aventi sedi all’ estero ed amministrate da persone destinatarie della misure, nella Repubblica Ceca ed in Bulgaria, costituite allo scopo di ulteriore “oscuramento” delle fittizie transazioni. Il gip ha previsto il sequestro di oltre 2 milioni di euro con previsione, in caso di incapienza, di sequestro dei beni delle persone fisiche destinatarie della misura, fino alla concorrenza degli importi.