Architettura, l’oro di Vicenza

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Le nostre proposte per la città paiono trovare eco nel dibattito delle comunali. Questo ci conforta e ci spinge a riproporle nella convinzione di aver individuato il brand di Vicenza. L’architettura. Non per una città museo, senz’altro apprezzabile in sè, compiaciuta ma inerte e dispersiva perché in cerca di novità. I diversivi di questi ultimi tempi, proprio perché grandemente degni di considerazione, hanno penalizzato – mettendo in ombra – le opportunità tipiche di Vicenza. Se gli stessi sforzi per i grandi eventi venuti da fuori, si fossero concentrati per sviluppare le potenzialità di Vicenza, oggi non ci troveremmo nel vuoto, costretti a invocare l’aiuto esterno.
Abbiamo il nostro, ci basta e avanza. Solo l’università internazionale di architettura darebbe un apporto, studenti, insegnanti, studiosi, turisti, senza precedenti. E allora anche la capitale della cultura, già si è persa l’occasione per il 2019, il collegamento alla rete mondiale di città e arte, la biennale dell’architettura (perché no a Vicenza?) e tutte le conseguenti modifiche strutturali suggerite, si imporrebbero di necessità. C’è gente che ci invidia. Le università americane inviano qui i loro studenti per conoscere le meraviglie architettoniche. La nostra miniera d’oro, architettura e urbanistica rinascimentale unica al mondo, la vogliamo sfruttare o ce la teniamo lì ben protetta; qualcuno più furbo prima o poi ce la sottrarrà. Per sempre. Noi intanto ci lasciamo fuorviare dalla sirene di passaggio.