Fir, Cavallari su incontro fra Consap e associazioni risparmiatori: deliberate 77.900 domande forfettarie, ultime 49.000 a ottobre ma legge è sbagliata

431
Un incontro in Consap per il Fir (foto d'archivio)
Un incontro in Consap per il Fir (foto d'archivio)

Oggi, nella mattinata del 17.06.2021. alle ore dieci circa si è svolto l’atteso incontro fra la Consap e le associazioni dei risparmiatori su piattaforma Web.

Erano presenti per la segreteria tecnica i funzionari dr. D’Andrea, dr. D’Alleva , dr.ssa Ioli , oltre all’organizzatrice dell’incontro la Dr.ssa Farinelli.

Molte le associazioni di risparmiatori presenti all’incontro, le principali.

Nel suo intervento d’esordio il Dr. D’Andrea ha fatto un quadro di sintesi secondo il quale al momento risulta soddisfatto il 50 % degli aventi diritto, vengono fatte due riunioni a settimana, ad ogni riunione si deliberano circa 2000 domande per un totale di 4.000 a settimana e quindi 16.000 al mese.

Attualmente le pratiche deliberate sono 75.942 corrispondenti al 60% di quelle in regime forfettario.

Per la precisione entro stasera, 17.06.2021, saranno deliberate 77.900 domande e si arriverà a 80.000 domande nel mese di giugno.

L’ordine con il quale vengano evase le domande è legato al criterio principalmente adottato, cioè quello cronologico, perché assicura imparzialità. Tuttavia una domanda proposta dopo, se completa, viene evasa e deliberata prima, di una proposta anzitempo ma incompleta e che necessita di integrazioni.

Le pratiche da evadere per il regime forfettario sono ancora circa 49.000. di queste 20.000 in attesa del vaglio da farsi alla luce del Decreto Patrimonio.

Il Decreto Patrimonio è in Gazzetta dal 12.04.2021 e grazie all’Agenza Entrate verranno fatti controlli su circa 20.000 posizioni entro il mese di luglio.

In sostanza chi per errore o altro ha sforato il tetto dei 35.000 euro di reddito potrà, se soddisfa il requisito patrimoniale rientrare nel cosiddetto primo binario, ossia le domande liquidabili con il sistema forfettario.

Quasi tutte le richieste di integrazione sono state evase, entro la fine di ottobre i funzionari prevedono che verranno smaltite tutte le domande del forfettario.

Accade, però, che vi siano richieste doppie di integrazioni documentali, alcune volte a causa del fatto che a giudizio della Commissione occorre acquisire ulteriori integrazioni documentali, perché nell’ambito della prima emergono elementi nuovi (ad esempio l’affrancamento), altre volte si tratta di veri e propri doppioni di richiesta, secondo qualche associazione di risparmiatori.

Vi sono, poi, posizioni problematiche legate alla mancata consegna della documentazione. In questo caso si dovrà rappresentare alla Commissione il vano tentativo fatto con la banca, tramite copia della richiesta avanzata, e sarà poi la Commissione che valuterà caso per caso.

Persiste ancora il problema delle mail che finiscono nella spam, per cui molti non vedono le richieste di integrazione documentale con il rischio di vedersi recapitare direttamente il preavviso di rigetto.

Il problema maggiore, però, parrebbe rappresentato dai  pagamenti che sono il punto debole del sistema:  le delibere di  autorizzazione al pagamento delle domande escono dalla Commissione, poi vengono inoltrate alla Ragioneria dello Stato e successivamente mandate in Banca d’Italia.

Chiaramente la ragioneria deve vagliare tutti i pagamenti da fare da parte della Pubblica Amministrazione, non solo quelli legati al FIR, il che dilata le tempistiche, stimate dalla Commissione in circa dieci giorni dalla delibera. C’è da dire però che ora dopo una prima fase iniziale a valle della delibera si paga il 100% ovviamente del 30%.

Il risultato è che attualmente sono stati deliberati in pagamento circa 370 milioni di Euro di cui effettivamente pagati 300 milioni di euro a fine del mese di maggio.

Il dato collima sostanzialmente all’incirca con l’analisi compiuta dal dr. Gianfranco Servello, presidente della Commissione tecnica Consap, ieri nella sua relazione presso la Commissione d’Inchiesta sul sistema bancario e finanziario presieduta dall’on.le Ruocco.

La riunione si è, quindi, conclusa con qualche nota polemica su presunte relazioni preferenziali di Consap con qualche associazione, subito seccamente smentita dai funzionari presenti e che devo dire non ha destato alcun interesse fra le associazioni più interessate, giustamente, alla tutela dei risparmiatori che a diatribe oramai datate.

Dove invece le posizioni non collimano è nelle previsioni fatte oggi dalla Consap sul termine di fine lavori, la prospettiva di terminare a fine ottobre le domande del forfettario stride con la richiesta fatta ieri dal presidente Servello di una proroga di quattro mesi della durata del mandato della Commissione tecnica, salvo che il Presidente non  volesse riferirsi al tempo necessario ad esaminare le domande da cosiddette “violazioni massive”.

Ma il quadro dipinto oggi dai tecnici, pur valenti e da ringraziare sia chiaro, sconta necessariamente i rilievi mossi proprio ieri dal presidente della Commissione Servello che, a più riprese ieri sollecitato dall’on.le Pierantonio Zanettin di Forza Italia e da altri parlamentari, ha dipinto un quadro non lineare nei rapporti fra istituzioni in questa vicenda, rivolgendosi ora all’Agenzia delle entrate, ora alla Ragioneria dello stato, ora addirittura al Parlamento.

(Si veda il video completo dell’audizione presente sul sito parlamentare e  da noi pubblicato ieri nella nota di cui sopra su Servello e qui di seguito riproposto).

Insomma qualcosa ancora non torna, non convince, se l’on.le Ruocco al termine della seduta ha tuonato addirittura chiedendo a gran voce di indicare cosa non funzioni, cosa non vada in questa legge e perché a distanza di anni si sia ancora qui a cincischiare sui pagamenti, esigui , su 1 miliardo e mezzo di euro a disposizione.

Per la verità cosa non funzionasse in questa legge mi sono permesso di dirlo e l’ho detto a più riprese da questa testata che coraggiosamente mi ha ospitato molte volte.

Si è impostato un meccanismo burocratico che sconta tutte le pecche di una macchina scalcinata, ingessata da rigidità procedurali tutte italiche e oramai da riparare, ma non con pezze fatte da emendamenti al rattoppo, bensì con una revisione profonda.

Il tutto però a sua volta cozza con la difficoltà di voler ammettere da parte di molti di aver fatto un grossolano errore.

In altre parole, se oggi avessimo avuto una legge non emergenziale,  ma di ampio respiro, con un giudizio di natura arbitrale, non burocratico amministrativo, che avesse attinto i suoi fondi senza soluzione di continuità dai conti o dalle polizze dormienti avremmo risolto molti problemi.

Però ci vorrebbe nell’ordine:

  1. a) il coraggio di riconoscere che il cammino fatto ci ha insegnato molto perché fatto di sbagli;
  2. b) la volontà quasi rivoluzionaria nella prospettiva di fare il “salto di qualità” che molti auspicano;
  3. c) una o più forze politiche dotate del coraggio e della volontà necessarie e sufficienti per farlo… ora.

Staremo a vedere.

Avv. Fulvio Cavallari (presidente di Adusbef Veneto)