La Vicenza delle curiosità, le epidemie del 1500 – 1600: le maschere della peste, il distanziamento e le “denonzie secrete in materia di sanità”…

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“Purtroppo dal 1600, probabilmente a causa della peste che dimezzò la popolazione e la città che si riprese 200 anni dopo, Vicenza si spense diventando una città di  provincia”: si concludeva così la prima punta di “La Vicenza delle curiosità“, che provo a raccontarvi come  “Una vicentina curiosa“.

E di peste a Vicenza ve ne parlo oggi (qui tutte le puntate, passate, presenti e future).

Le prime epidemie di peste sembra abbiano interessato i Vichinghi che, arrivati per primi in America, sarebbero stati lì decimati.

Nell’impero Britannico un’altra epidemia ha distrutto gli agricoltori ma ha portato ad un cambiamento nell’economia, facendo dedicare gli abitanti alla pastorizia e all’allevamento di pecore favorendo la lavorazione e l’esportazione della lana.

Chiaramente le epidemie creano profonde trasformazioni socio-economiche e culturali.

La peste si è manifestata la prima volta nell’alto medioevo, poi nel  1300, 1400 (a Vicenza ha portato alla costruzione del Santuario di Monte Berico), ma le peggiori epidemie di peste di cui abbiamo testimonianze scritte si sono verificate nel 1576/77 e nel 1630.

Con la pestilenza del 1576, seguendo le indicazioni di Galeno, che aveva sottovalutato l’epidemia, per mantenere attiva l’economia la città di Venezia fu decimata.

A Vicenza grazie al medico Alessandro Massaria, la peste è stata contenuta seguendo le linee guida (sembra di tornare al… futuro): isolamento, contatti a distanza, disinfestazione degli ambienti con la calcina e abiti bruciati. Anche a quel tempo i medici usavano le maschere, dette della peste, piene di paglia e oli profumati. Massaria successivamente insegnò all’Università di Padova, guadagnando fama e denaro. La sua esperienza è stata scritta e documentata in un libro che è reperibile in biblioteca. Fu fondata anche un’Associazione di Medici nei Chiostri di San Lorenzo dallo stesso Massaria.

A quel tempo esisteva il medico e il cerusico che era un barbiere o un macellaio.

I parroci di San Faustino e di Santa Barbara (chiesa dove attualmente c’è l’edicola nella  stessa contrada) contribuirono alle testimonianze della peste del ‘500 a Vicenza. La famiglia che risiedeva di fronte all’attuale Farmacia Valeri fu il primo caso di peste del ‘500 e morirono tutti i componenti della famiglia stessa.

Nel 1630 ci fu una nuova epidemia di peste che arrivò dalla Lombardia molto virulenta e che decimò la metà della popolazione di Vicenza. Il medico di allora fu Giovanni Imperiali. Per riprendersi da quella ecatombe Vicenza impiegò 200 anni. I malati erano portati al Lazzaretto che si trovava vicino alla chiesa di san Giorgio in Gogna, mentre coloro che si stavano riprendendo venivano tenuti in quarantena a Campo Marzo. Sulla scaletta della Basilica, nella cosiddetta Bocca della Verità, potevano essere imbucate le lettere anonime (le “denonzie secrete in materia di sanità”) in cui si segnalavano i malati che facevano i furbetti allora come oggi.

Anche a quel tempo, la malattia era portata da persone che arrivavano da fuori Vicenza. Sembra che San Rocco, protettore della peste, si sia ammalato e poi sia guarito. Anche San Sebastiano era considerato il santo della peste (le ferite delle frecce, assomigliavano alle ferite lasciate dalla terribile malattia). La peste era considerata un castigo di Dio.
A metterci un po’ di riparo potevano provvedere gli ospedali, ma di questi, che all’epoca proprio ospedali non erano almeno per come li intendiamo noi, ne parlerò nella prossima puntata…