L’assassinio di Adil Belakhdim e i fatti che l’hanno preceduto nelle ultime settimane, con il ripetuto ricorso delle aziende all’uso di mazzieri per colpire i lavoratori in sciopero, ci raccontano di una grave escalation che il fronte padronale sta imprimendo all’attacco contro i diritti e le lotte nel settore della logistica.
Un giovane autista padre di due figli con il camion fa il “crumiro” e con una manovra contro mano, diventa “assassino”e uccide un giovane padre di due figli che stava scioperando proprio contro queste condizioni da schiavi in cui si è costretti a lavorare nel settore della logistica. Questo nel magazzino LIDL di Novara.
La LIDL dice che non c’entra.
Troppo comodo.
1. Tutto quello che succede in un ambiente di lavoro la responsabilità sta in capo all’azienda ( lo dicono il codice civile e penale e la legge 81 sulla sicurezza sul lavoro),
2. Chi ha consigliato e aperto il cancello per consentire la manovra contromano? Sicuramente qualche responsabile del magazzino.
E per denunciare le responsabilità di LIDL saremo in questi giorni davanti ai vari negozi LIDL della provincia.
La guerra tra poveri la vincono i padroni.
Questa situazione si produce proprio alla vigilia dello sblocco dei licenziamenti che inevitabilmente porterà ad un peggioramento della situazione, con migliaia di persone che perderanno il lavoro e la tendenza all’abbassamento di salari e diritti che ne trarrà nuovo alimento. Un contesto nel quale la conflittualità sui posti di lavoro, non solo nel settore della logistica, è destinata ad aumentare.
L’Unione Sindacale di Base, ritiene che l’atteggiamento violento e criminale che il fronte padronale sta assumendo contro i lavoratori possa produrre un’ulteriore spinta verso la riduzione degli spazi di agibilità sindacale e di libertà di espressione democratica. L’aria che si respira in molti posti di lavoro già da tempo è diventata irrespirabile, con il ricorso frequente al licenziamento punitivo e discriminatorio per impedire non solo le lotte ma anche il libero dissenso dei lavoratori e delle lavoratrici.
È urgente pertanto costruire una risposta quanto più ampia e diffusa possibile a questo clima pesante che si vuole imporre a tutto il Paese, contrastando con una risposta di massa e unitaria queste forme di autentico fascismo aziendale.
No allo sblocco dei licenziamenti,
Ridurre l’orario di lavoro, a parità di salario,
Nazionalizzare le aziende e settori strategici,
Eliminare i contratti precari, sottopagati per assunzioni stabili,
Imporre finalmente il salario minimo stabilito per legge,
Introdurre il reato di omicidio volontario per le morti sul lavoro,
Ripristinare i servizi essenziali pubblici attraverso l’assunzione di milioni di lavoratori, incluse le opere di risanamento ambientale, dei centri storici, delle periferie, del patrimonio edilizio esistente.
La risposta non può che essere la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici