Non solo Palladio: colle San Bastian, dove s’intrecciano natura, nobili ville, storia e … amori

1854
Stradella San Bastian nel tratto iniziale
Stradella San Bastian nel tratto iniziale

Sono pochi i vicentini che sanno qual è Colle San Bastian. Perché tutti lo conoscono con il toponimo di Villa Valmarana ai Nani, che ne è giustamente il fulcro ma che non esaurisce il fascino di questa propaggine a sud di Monte Berico. Natura, quiete, storia s’intrecciano qui senza contrasto con le case degli uomini, che sono comunque poche, privilegiate e rispettose del contesto (qui tutte le puntate di “Non solo Palladio”, ndr).

L'arco trionfale del Palladio a Porta Monte e le scalette che portano al Santuario
L’arco trionfale del Palladio a Porta Monte e le scalette che portano al Santuario

Per capire e gustare fin in fondo la malia di Colle San Bastian è consigliabile arrivarci come ci arrivavano gli abitanti di Vicenza fino a tre secoli fa: a piedi e partendo da Porta Monte. Passando sotto l’arco trionfale progettato nel Cinquecento da Andrea Palladio, si salgono i centonovantadue gradini delle Scalette che, fino all’apertura dei Portici disegnati da Francesco Muttoni e completati (dopo ben trent’anni) nel 1780, sono stati l’unica via di accesso al Santuario. Arrivati in quota si prosegue fino all’imbocco della stradella che porta il nome del santo e martire Sebastiano, nella forma dialettale: Bastian. E qui comincia la magia.
S’avvia, infatti, una stradicciola acciottolata, ombrosa, silenziosa e in lenta discesa, racchiusa fra alti muri che nascondono parchi e ville in cui la storia ha fatto tappa. La bellezza di stradella San Bastian sta nella sua riservatezza, nel suo essere fuori del tempo, nelle due cortine che la cingono e costringono a guardarsi in faccia, visto che non c’è panorama. La fama popolare le attribuisce di essere la strada degli innamorati: è innegabile che tutto, qui, esalti i sentimenti.
Al di là dei muri di recinzione e dei bassi edifici, entrambe le pendici del colle sono abbellite da parchi e alberi di alto fusto, qua e là – ahimè – spunta qualche piscina, ma dalla strada non si vedono.
La prima dimora che s’incontra, sul lato destro, è Villa Camerini-Gonzaga, forse la più antica perché costruita nel Seicento. Di foggia medievale, con tanto di torretta e merlatura, ha un aspetto austero e, in questo, si differenzia dalle altre. Durante la Prima Guerra Mondiale, quando Vicenza è retrovia del fronte e gli Austro-Ungarici sono a trenta chilometri in linea d’aria, vi soggiorna per qualche tempo il generale Raffaele Cadorna, comandante supremo dell’Esercito italiano.
Più avanti, sempre sulla destra, c’era un’altra dimora storica: Villa San Bastiano. Era proprietà dei Valmarana e, a cavallo fra Ottocento e Novecento, è la casa di Antonio Fogazzaro, marito di Margherita Valmarana. Il grande scrittore ambienta nella villa alcuni episodi del romanzo “Piccolo mondo moderno”. Fogazzaro ama particolarmente la vista della Valletta del Silenzio, una piccola valle sottostante che s’insinua a ovest fra il Colle e le pendici meridionali di Monte Berico. Grazie ai vincoli che la proteggono, è riuscita a conservare il fascino e l’aspetto di un tempo. Oggi Villa San Bastiano non esiste più. È stata distrutta da un bombardamento aereo e, al suo posto, sorge una costruzione moderna, Villa Ceschi.
Poche decine di metri più avanti, dove termina la discesa, stradella San Bastian cambia nome e diventa via Giambattista Tiepolo. Vi confluisce, infatti, questa strada che sale dalla Riviera Berica. Il Comune, per omaggiare – non senza motivo, certo – il grande pittore veneziano, ha ritenuto di togliere il toponimo San Bastian proprio al tratto conclusivo, che è il più significativo e bello. Qui, infatti, cessano le due cortine che fiancheggiano, più in alto, la via e finalmente si può godere, da un lato, la vista della pianura veneta verso il padovano e gli Euganei e, dall’altro, della perla del Colle: Villa Valmarana ai Nani.

La foresteria di Villa Valmarana ai Nani affrescata da Giambattista Tiepolo
La foresteria di Villa Valmarana ai Nani affrescata da Giambattista Tiepolo

È, questa, una dimora divenuta nobile ma costruita nel 1670 da un plebeo, il figlio di un operaio: Giovanni Maria Bertòlo, che fece fortuna prima come avvocato e poi come giureconsulto della Serenissima tanto da essere inserito, a fine secolo, nel patriziato di Venezia. Uomo di gran buon gusto, evidentemente, se scelse, per costruirvi la propria villa, questo sito, che – in una ideale classifica di bellezza – merita il primato fra quelli attorno alla città.
La Villa è acquistata da Giustino Valmarana nel 1730. Il nuovo proprietario la ingrandisce e le aggiunge una foresteria e, soprattutto, nel 1757 fa affrescare la palazzina e la nuova dépendance da Giambattista Tiepolo e dal figlio Giandomenico (il che spiega il nome dato alla via d’accesso). Giustino muore, per somma sfortuna, mentre il meraviglioso ciclo di affreschi è ancora in corso di realizzazione.

Villa Valmarana ai Nani. Sul muro di recinzione una delle diciassette statue di nani che danno il nome alla dimora
Villa Valmarana ai Nani. Sul muro di recinzione una delle diciassette statue di nani che danno il nome alla dimora

Detta “ai Nani” per le diciassette statue sul culmine del muro di recinzione che ne rappresentano altrettanti e per la leggenda della nana Layana, figlia del proprietario e morta suicida per amore, questa villa concretizza e fonde tutte le componenti del fascino del Colle San Bastian. È facile, passeggiando nei suoi viali e nei suoi giardini, pensare di trovarsi in un altro mondo e in un’altra epoca e dimenticare che, troppo vicino, campeggia quanto mai dissonante e incongruo il nuovo rione detto Borgo Berga.
La via si conclude con un’ultima dimora, Villa Franco, che sorge dirimpetto alla Valmarana sul sito dove stavano la chiesa e il convento di San Sebastiano, a cui si deve il nome del Colle. Costruiti a metà del Quattrocento come voto a protezione dalla peste, prima demanializzati e poi venduti, gli edifici religiosi sono abbattuti all’inizio dell’Ottocento e, al loro posto, sorge una villa di aspetto non propriamente pregevole.
Si rischia di essere sopraffatti dalla bellezza a San Bastian, di esser vittime della sindrome di Stendhal. I sentimenti che induce, le sensazioni che provoca, i languori che suggerisce sono diversi da quelli che nascono davanti alle opere palladiane. Maestose e pregnanti queste quanto tenui, delicate, silenti sono le meraviglie del Colle. Vicenza ha la fortuna di avere entrambe.


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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.