Canzoni che raccontano la Storia d’Italia, ottava puntata: la strategia della tensione (tre stragi e due assassinii)

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Nella seconda parte degli anni ’70 l’Italia fu percorsa da violenza politica di ogni genere. Ancora adesso si fatica a comprendere, a farsene una ragione, a discutere e analizzare le cose in maniera “storica” (qui tutte le puntate “Canzoni che raccontano la Storia“).

Certamente si vede il consolidamento di una violenza di matrice “rossa” o presunta tale. Le brigate rosse passano all’omicidio, cosa ben diversa dalle prime azioni quasi dimostrative. Raggiungono il culmine del loro “attacco al cuore dello stato” (così veniva definito) con il rapimento di Aldo Moro e la strage della scorta. Avvenne il 16 marzo 1978, lo stesso giorno nel quale doveva insediarsi il nuovo “governo Andreotti”. Un giorno particolare nel quale doveva arrivare a compimento il “coinvolgimento” del PCI nel governo.

Vennero uccisi i 2 carabinieri e i 3 poliziotti della scorta dei quali è giusto e doveroso ricordare i nomi ormai dimenticati: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. Lavoratori che vennero massacrati. Aldo Moro fu sequestrato e rimase prigioniero delle BR per quasi due mesi. Il 9 maggio 1978 il suo cadavere venne fatto trovare nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani che si trova tra l’allora sede nazionale del PCI e quella della DC.

Il 16 marzo, appena arrivata la notizia, il PCI si mobilitò. Ricordo che andai con altre compagne e compagni a presidiare le scuole del quartiere della sezione del PCI nella quale militavo. La situazione era confusa e l’aria pesante offuscava il futuro.

L’attacco al cuore dello stato mirava a impedire che il Partito Comunista Italiano potesse avvicinarsi al governo nazionale. Ci furono depistaggi e connivenze alquanto “strane”. L’intervento di “servizi deviati”, interferenze di potenze straniere. Su tutto si poteva percepire l’ambigua presenza dei servizi segreti statunitensi. Fatto sta che i veri mandanti di quell’operazione di guerra non furono mai individuati (anche se si può intuire chi fossero realmente), così come successe per la strage di Portella della Ginestra e le altre degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.

Le brigate rosse continuarono nelle loro tragiche azioni volte a impedire, di fatto, la svolta necessaria per il nostro paese, e individuando nel PCI il principale nemico da colpire.

Risulta difficile distinguere la deriva morale dal delirio omicida quando si arriva all’assassinio del militante del PCI e sindacalista Guido Rossa, “colpevole” secondo le BR di essere un “delatore”. Guido Rossa operaio dell’Italsider fu assassinato il 24 gennaio 1979 ed è uno degli eroi dimenticati che hanno difeso il nostro paese.

Gli assassinii di Moro e di Rossa sono collegati. Entrambi erano dei simboliNel delirio del “tanto peggio tanto meglio” le BR furono, a mio avviso, utilizzate e dirette da chi voleva impedire politica nel nostro paese. Svolta che non poteva prescindere dall’ingresso del PCI nel governo italiano.

Esiste una canzone che Valerio Sanzotta presentò a Sanremo nel 2008. Una canzone presto dimenticata dal titolo “Novecento” che vale la pena ascoltare (video di cui al link successivo in copertina, ndr):

https://www.youtube.com/watch?v=rHm7d7dSZ5w

Erano le 20:59 del 27 giugno del 1980 quando un areo dell’Itavia scomparve dai radar e si inabissò in mare: 81 morti. Si parlò di disastro aereo, di cedimento strutturale, di fatalità … Fu qualcosa di diverso che, ancora, ci si ostina a nascondere dietro un muro di gomma. I soliti depistaggi, i servizi deviati, i segreti di stato … tutto servì a nascondere la verità. E la verità più plausibile è che l’aereo dell’Itavia esplose per l’impatto di un missile durante un’azione militare. Fatto sta che in zona c’era “movimento” di aerei e navi francesi e statunitensi che, probabilmente, avevano come obiettivo un aereo che trasportava Gheddafi di ritorno in Libia.

Proponiamo due canzoni. La prima è di Giovanna Marini e si intitola “Ballata di Ustica” e racconta la vicenda e quello che realmente successe (https://www.youtube.com/watch?v=2L0GxshnD_g):

La seconda è di Pippo Pollina si intitola “Canzone sesta” e fa parte del suo lavoro “Ultimo lavoro (orazione civile per Ustica)”: (https://www.youtube.com/watch?v=WxtzdkJzF7M):

Ore 10:25 del 2 agosto 1980, una bomba scoppia nella stazione di Bologna
Ore 10:25 del 2 agosto 1980, una bomba scoppia nella stazione di Bologna

Ore 10:25 del 2 agosto 1980, una bomba scoppia nella stazione di Bologna (le prime notizie parleranno dello scoppio di una caldaia). Un attentato fascista che causa 85 morti e oltre 200 feriti. Il paese è attonito. Si vuole sapere, conoscere la verità, ma, come sempre, questa viene coperta, non si deve sapere. Le solite trame oscure con le connivenze tra settori dello stato, la loggia massonica P2 di Licio Gelli, servizi segreti più o meno deviati, depistaggi. Vengono individuati gli esecutori, ma i mandanti restano nell’ombra. Appaiono e scompaiono in un tragico “gioco” che è sempre lo stesso, quello per cui è meglio che non si sappia perché in Italia, quando si potrebbe cambiare, avvengono fatti che impediscono il progresso, che fanno tornare indietro a tempi bui. Fatti che incutono terrorre e bloccano il paese in un eterno essere sempre lo stesso. Che siano fascisti, terroristi sedicenti “rossi”, mafia … tutto viene utilizzato perché nulla cambi. Perché tutto resti nelle mani dei “soliti noti” (che devono, però, essere ignoti alla maggioranza silenziosa che costringe il paese all’indifferenza).

Della strage di Bologna del 2 agosto 1980 si propone l’ascolto di una poesia, perché quello che è successo è giusto ricordarlo con dei versi che raccontano la Storia drammatica del nostro paese (https://www.youtube.com/watch?v=ecll-lkLqzU):


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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.