Un mostro a due teste, la Vicenza senza le opposizioni vere di Zaltron, Ferrarin e Dovigo

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Le elezioni sono ormai passate e ieri per gli scrutatori è stato l’ultimo giorno di riposo compensativo dopo la notte dei conteggi. Sono sicuro che il Ministero dell’Interno alterna due giorni a un giorno di elezioni per impedire i confronti con la consultazione precedente. Ma il risultato non è ignoto: l’affluenza è in calo, il popolo si stanca sempre di più della democrazia. Di questa democrazia, di quella che gli viene proposta, della democrazia padronale, degli addetti ai lavori, delle autorità civili inamovibili e perenni, anche quando gli oppositori hanno aizzato loro contro una ribellione popolare.
Così, quantunque tutto sembri cambiare, tutto resta come prima. Tanto uguale da non riuscire a distinguere nemmeno le facce, alternate da facce che dalla blandizie dei pulpiti scivolano nell’uniformità del sopruso. E nemmeno i perdenti spariscono mai. Passano – dopo qualche tempo di riottosa riservatezza – alle strette di mano con i vincitori, alla concordanza dei temi e delle soluzioni, alla cogestione. Le opposizioni domestiche salgono agli onori della giunta, i vecchi padroni nell’esercito dei “concordi”, senza che nessuna voce sia veramente dissonante, senza che gli interessi dell’ignara popolazione siano sfiorati. Questa volta i due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra hanno asciugato completamente il consenso – come succede nei comuni con meno di 5000 abitanti -, ma la politica vicentina non ha proposto nessuna alternativa reale, neppure in grado di assicurare alla voce popolare un indispensabile diritto di tribuna. La beffa della mancata certificazione del M5S ha reso inutili le elezioni e di fatto anticipato il verdetto al primo turno senza bisogno di ballottaggio, causando una diserzione nelle cabine elettorali di almeno l’8% dei votanti. Ma è anche assente la sinistra. Un popolo che si era raccolto sotto i simboli di Rifondazione comunista, Sel o LeU, è sparito dalla politica, diventato ignoto ai flussi elettorali. Ecco, tutto questo ora ci mancherà. Ci mancheranno le opposizioni vere di Liliana Zaltron, Daniele Ferrarin e Valentina Dovigo tante volte unite nel presentare le stesse denunce, nella firma delle stesse mozioni. Ora la TAV TAC, l’inquinamento dell’Oasi di Casale, i PFAS, i problemi nella rete di Viacqua, il commercio delle consulenze, la democrazia dell’IPAB, la Fiera, la Banca e la Fondazione… saranno temi senza controversie, su tutto calerà la pax amministrativa, la restaurazione della cosa pubblica come cosa di “noi altri”, con la complessità politica di un paesino di montagna, e buonanotte al popolo.