Canzoni che raccontano la Storia d’Italia, nona puntata: l’inizio della restaurazione (breve storia di una sconfitta e di un’utopia invincibile)

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Se gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso hanno visto grandi lotte di studenti e lavoratori per la conquista dei diritti collettivi e civili fondamentali, gli anni ’80 iniziano con un attacco brutale ai risultati ottenuti (qui tutte le puntate “Canzoni che raccontano la Storia“). Al disastro di Ustica in giugno e al terrore della bomba della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (di cui si è già scritto), seguono in autunno i licenziamenti e le sospensioni di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori alla Fiat. Una battaglia durissima, uno sciopero iniziato l’11 settembre che andrà avanti per 35 giorni, una manifestazione di quadri e impiegati (che si ricorda come la marcia dei quarantamila) il 14 ottobre per “il diritto al lavoro” che è dichiaratamente contro gli operai scesi in sciopero e dalla parte di “padron Agnelli”, la fine dello sciopero e la sconfitta operaia. In poco più di un mese si assiste a un cambio epocale che comporterà la cancellazione progressiva delle conquiste ottenute dal movimento dei lavoratori nei decenni precedenti.

Si ricorda, nella lotta della Fiat, l’azione del Partito Comunista Italiano schierato senza se e senza ma dalla parte degli operai in lotta con gli interventi di Enrico Berlinguer e di Camilla Ravera davanti ai cancelli della Fiat e a migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Si guardino questi documenti filmati:

https://www.youtube.com/watch?v=-PZ0Tn926wU&t=1s

https://www.youtube.com/watch?v=gT50qeFerpM

E un documento più ampio con le voci dei lavoratori:

https://www.youtube.com/watch?v=2nL8TTTwnTo

L’inizio formale della restaurazione si può far risalire a questa sconfitta.

Seguiranno i progressivi attacchi ai diritti di chi lavora, la cancellazione della scala mobile che in molti facevano passare come causa dei mali del paese e dell’inflazione galoppante, mentre ne era l’effetto. Le spaccature all’interno del sindacato, i “malesseri” nel PCI con una parte dei dirigenti (anche di primo piano) prossimi a posizioni craxiane, di fatto schierati per il ridimensionamento (e, quindi, una prevedibile cancellazione) della scala mobile. Posizioni che contrastavano con la linea del Partito e, soprattutto, con quella “Questione Morale”, cioè quel malaffare diffuso e quell’occupazione di ogni ganglio delle Istituzioni da parte di partiti governativi trasformati in comitati d’affari, indicata da Enrico Berlinguer come il principale problema del nostro Paese. Abbiamo potuto verificare la giustezza e il realismo di quanto paventato da Berlinguer e dal PCI. Una situazione che, oggi, viene assunta come normalità e che è un vero cancro che, di fatto e progressivamente, continua a divorare istituzioni e democrazia.

Si leggano le parole, impressionanti per la loro attualità, che compaiono in questo video:

https://www.youtube.com/watch?v=pLNCDM7ngqY

È in questo contesto, durante la campagna elettorale per le europee del 1984, che Enrico Berlinguer durante un comizio a Padova ebbe un ictus che lo portò alla morte dopo qualche giorno di agonia. Era l’11 giugno 1984.

I funerali di Berlinguer vengono raccontati nell’omonima canzone dei Modena City Ramblers (video in copertina):

https://www.youtube.com/watch?v=6fg4pBzD-Lk

L’Italia si fermò commossa, emozionata, preoccupata. Forse si capiva che non era scomparsa solo una persona onesta, un dirigente politico diverso da tanti altri, un vero statista. Moriva un simbolo di un’epoca che, nel bene e nel male, aveva cambiato il nostro paese, nel confronto anche aspro tra posizioni ideologiche diverse e contrastanti, il paese era andato avanti, aveva resistito al terrorismo, i lavoratori avevano conquistato diritti prima negati, erano state approvate la legge sul divorzio e la legge 194 per la tutela sociale della maternità e l’interruzione della gravidanza, c’era lo statuto di lavoratori, il diritto alla sanità e all’istruzione pubbliche e gratuite

… nel giugno del 1985 nel referendum abrogativo promosso dal PCI viene confermato il taglio della scala mobile approvato nel febbraio 1984 con decreto legge dal governo Craxi e convertito in legge dal Parlamento il giorno dopo la morte di Berlinguer. Una battaglia impari che vede tutte le forze politiche e parte dei dirigenti sindacali schierarsi contro la proposta del PCI. Questa sconfitta, se pur di misura, segnerà profondamente le future vicende sindacali e può essere assunta come l’inizio di un progressivo abbandono del conflitto. Una sorta di resa alla concertazione e all’idea trionfante dell’essere tutti sulla stessa barca, dove, però, a pagare sono soprattutto le lavoratrici e i lavoratori. Riassumendo:

https://www.youtube.com/watch?v=LezMwSugKf8

Iniziano a prendere sempre più piede posizioni, nel paese, sempre più conservatrici se non reazionarie. Si parla di “ritorno al privato” che prende sempre di più il significato di “disimpegno”, di indifferenza, di resa al consumismo. Si rincorrono le mode. Le lotte operaie diventano sempre meno incisive. Invece di nuove conquiste civili e sociali, si torna indietro. Se non vengono esplicitamente cancellati i diritti vengono ignorati.

Con “Svegliami” i CCCP, nel 1989, descrivono, con una specie di preghiera, la desolazione nell’assistere alla presa del potere da parte di chi “adora gli orologi e non conosce il tempo”:

https://www.youtube.com/watch?v=ahc8UBAY4B4

Manca poco alla caduta del muro di Berlino e all’apparente fine della “guerra fredda” con il trionfo del capitalismo. Qualcuno si affretta a parlare di “fine della storia”, di una nuova era di pace. Verrà smentito subito dal susseguirsi di guerre in ogni parte del pianete. Guerre scatenate dall’avidità imperiale dei vincitori che vogliono appropriarsi di ogni risorsa e impedire qualsiasi sistema e governo che si opponesse a una visione del mondo imperniata sul dogna del “mercato”.

Il PCI viene sciolto dai mediocri che rinnegano la storia del Partito di Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Natta (l’ultimo vero segretario comunista) e si adeguano al pensiero unico. Così inizia lo smantellamento di qualsiasi opposizione radicale di sinistra al sistema trionfante.

Con l’indagine “mani pulite” viene alla luce quella corruzione che Berlinguer aveva denunciato con la “questione morale”. L’indignazione popolare sale. Craxi verrà condannato e fuggirà in Tunisia ad Hammamet, dove vivrà i suoi ultimi anni in un “esilio dorato”. Poi, tutto finirà in poco o niente. Ricominceranno le manovre dei soliti noti, cambieranno le facce, le voci, le mani di chi continuerà l’andazzo precedente. Spariranno i grandi partiti di massa che erano comunque radicati, con tutti i loro limiti e i difetti, tra il popolo. Ne arriveranno di nuovi comunque inquadrati nel pensiero unico trionfante, e in quello che opportunamente viene chiamato “realismo capitalista” la cosiddetta sinistra si trasforma, si sposta sempre di più su posizioni moderate di destra, sposa il liberismo, rinnega la storia del nostro paese. Nasce il PD, indistinguibile da tutte le altre organizzazioni politiche.

Pierpaolo Capovilla e Il Teatro degli Orrori hanno le idee chiare su quanto è successo e lo cantano senza timore ne “Il grande sonno”:

https://www.youtube.com/watch?v=X4QrMov5fWg

Per concludere questa storia, chiaramente di parte, si propone questo brevissimo spezzone di “Signore e signori, buonanotte”, un film satirico del 1976, che oggi appare molto attuale. Infatti ci mostra con realismo sarcastico quelli che, almeno da qualche decennio, ci comandano:

https://www.youtube.com/watch?v=1KCC5xNNJqg

Ma la storia non è ancora finita, non può finire… i “Don Chisciotte” che credono che si possa vivere con la schiena diritta per realizzare l’utopia di un mondo nel quale i signori della guerra, i padroni che sfruttano chi lavora e i governi che sono dalla loro parte possano essere sconfitti:

https://www.youtube.com/watch?v=pUR2QxLJRE8


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