“Uno dei tormentoni “secondari” di questa estate è “Mps, come”? Nel senso: come riusciamo a fare entrare Unicredit per sostituire gran parte dell’attuale 70% di proprietà dello Stato, che dal 2017 è lì per impedire l’affondo dopo anni di scorribande finanziare sulla pelle di risparmiatori e a favore delle locali amministrazioni e dei partiti (inclusa Arcidiocesi), tutti di sinistra? E come farlo senza fare troppo incazzare i sindacati per i paventati 6.000 licenziamenti?” si chiede in un comunicato il presidente dell’associazione di consumatori Aduc Vincenzo Donvito, a proposito della fusione tra Monte dei Paschi di Siena e Unicredit.
“Per gli amanti del genere c’è la difficoltà della scelta: ogni media che si rispetti ha il suo articolo, preoccupato, più o meno riverente, magari non direttamente, ma alla filosofia di base del sistema bancario italiano: “una banca non fallisce mai”. “Avete presente il negozio all’angolo che per il covid ha chiuso perché non reggeva la concorrenza col super e con l’online? O l’azienda di quell’amico andata a gambe all’aria perché l’export dei componenti che produceva verso l’estero si è affossato grazie al covid e alla concorrenza asiatica? Beh, loro non hanno lo Stato Pantalone che li tutela; le loro associazioni di categoria non contano nulla se non per alzare la voce contro qualche ztl urbana… vuoi mettere Bankitalia, Abi e tutti i partiti che ti proteggono perchè tu banca sei il tessuto portante della nostra economia (spesso basata sulla finanza allegra), mentre all’economia del negozio e della fabbrichetta al massimo gli danno una delazione per qualche imposta… e impiccati!”
“Ci siamo fatti un giretto a Siena e non abbiamo potuto ri-ammirare la portentosa sede Mps di piazza Salimbeni ed abbiamo fatto mente locale ai tanto quanto disperati appelli della politica locale (comunale e regionale) perché il contenuto di quei maestosi palazzi vada preservato in quanto tessuto economico e sociale. E poi, vuoi mettere, una banca che dal 1472… e giù con la retorica/marketing che in questi ultimi decenni ha mantenuto in vita Mps. La Toscana è paesaggisticamente, architettonicamente e storicamente terra meravigliosa… è questo motivo per aggettivare con altrettanta bellezza gli attuali eredi/gestori di questo patrimonio? Non certo per quelli in piazza Salimbeni, visto che si fanno pagare da tutti i contribuenti italiani (modello Alitalia) per continuare a “rendere grande” questa città”.
“Nel contempo abbiamo osservato, nei tanti angoli in cui sono, le botteghe dominanti “Nannini” (pasticceria e non solo) e, per rendere omaggio alla sete di economia, di conoscenza e di attrazione turistica, abbiamo pensato: certo, in piazza Salimbeni ci starebbe bene un centro commerciale integrato con una residenza studentesca: i turisti consumatori non mancano e le merci eccellenti il luogo è in grado di offrirle; e poi, azienda non certo in crisi e di notevole prestigio, l’Università, ha sempre bisogno di tutto. Proposta e pensieri irriverenti, ma mica tanto – conclude Donvito – ovviamente se pensiamo ad incentivare l’economia e non il potere sulla stessa da parte degli attuali gestori partitici. La differenza è che il nostro è un pensiero produttivo e futuribile, l’attuale… è quello che è”.
2 – Avete presente il negozio all’angolo che per il covid ha chiuso perché non reggeva la concorrenza col super e con l’online? O l’azienda di quell’amico andata a gambe all’aria perché l’export dei componenti che produceva verso l’estero si è affossato grazie al covid e alla concorrenza asiatica? Beh, loro non hanno lo Stato Pantalone che li tutela; le loro associazioni di categoria non contano nulla se non per alzare la voce contro qualche ztl urbana… vuoi mettere Bankitalia, Abi e tutti i partiti che ti proteggono perchè tu banca sei il tessuto portante della nostra economia (spesso basata sulla finanza allegra), mentre all’economia del negozio e della fabbrichetta al massimo gli danno una delazione per qualche imposta… e impiccati!
Vincenzo Donvito, presidente Aduc