Vittoria all’Eurovision Song Contest, vittoria agli Europei di calcio, memorabili medaglie d’oro alle Olimpiadi in discipline dove mancavano da anni, Golden Globe a Laura Pausini, 5 film italiani in gara a Venezia. Quest’anno l’Italia si è riscattata ottenendo grandi risultati nello sport, nella musica e nel cinema (a parte Cannes). L’ultimo Nobel per la letteratura italiano fu Dario Fo (da condividere come lui stesso ha sempre detto con Franca Rame) nel 1997. Sono passati 24 anni (la distanza temporale più grande tra un Nobel italiano e un altro), perché non potrebbe essere la volta buona? E, in caso, chi lo meriterebbe? Risposta apocalittica: nessuno. Risposta integrata: ce ne sono tanti. Il fatto è che nella cultura noi italiani siamo molto meno tifosi e patriottici rispetto allo sport. Anzi, tendiamo a vedere le cose peggio di quelle che sono a scapito di una, a volte patetica, esterofilia. Ragioniamo un attimo, considerando gli ultimi tre Nobel per la letteratura: Louise Glück, Peter Handke, Olga Tocarczuk. Non sono, onestamente, nomi molto conosciuti, nemmeno tra gli addetti ai lavori. In questo contesto, stonerebbe forse un Erri De Luca, un Marcello Fois, un Guido Oldani? Spesso si pensa ai grandi della letteratura e si dice “al giorno d’oggi non c’è più nessuno così”. Ma perché fare il confronto con Pirandello, con Camus, con Mann, e non con i contemporanei? Considerando che anche negli anni d’oro sono comunque stati esclusi dal premio grandissimi scrittori come Proust, Kafka e Céline, se vogliamo pensare che tutto il meglio sia già stato scritto (nel gergo giovanile di oggi quelli che pensano fosse tutto migliore una volta si chiamano boomer) allora chiudiamo tutto e smettiamo di conferire il premio. Del resto, la stessa commissione è andata, in maniera provocatoria, nel 1997 e nel 2016, a cercare i vincitori (che vengono prima comunque proposti dalle rispettive nazioni), fuori dalla letteratura, come se in quegli anni bisognasse allargare un po’ il concetto di letteratura per trovare qualcosa di meritevole, premiando Fo e Dylan. Se anche quest’anno la commissione volesse allargare le maglie letterarie non mancherebbero, in Italia, nomi che pur occupandosi principalmente di altro hanno un grande valore letterario e poetico: Silvano Agosti, Francesco De Gregori, Francesco Guccini. Insomma, un nuovo Nobel per la letteratura italiano non sarebbe né utopistico, né scandaloso. A volte bisogna anche abituarsi all’idea di essere bravi, se siamo consapevoli di esserci impegnati e aver dato il massimo, senza bisogno che sia un foglio di carta, una medaglia o una statuetta a certificarlo.
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