Dopo il successo di “Lo chiamavano Jeeg Robot” Gabriele Mainetti ha presentato Freaks Out al Festival del Cinema di Venezia

Il regista romano presenta la sua nuova creatura

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Già prima del taglio del nastro del Festival di Venezia 2021 c’era attesa per anteprime italiane in concorso. Tra le novità di maggiore richiamo c’è stato senza dubbio Freaks Out, il nuovo film di Gabriele Mainetti (programmato nelle sale cinematografiche a partire dal prossimo 28 ottobre), ambientato nella Roma del 1943 occupata dai nazisti e teatro degli spettacoli del circo di Israel (lancio 11 agosto, aggiornamento il 26 settembre).

La trama, in sintesi (a seguire il trailer ufficiale): dopo la scomparsa misteriosa del proprietario, Matilde, Cencio, Fulvio e Mario – considerati da tutti dei ‘fenomeni da baraccone’ – si ritrovano soli e cercano una via di fuga dalla città.

Il secondo lungometraggio di Gabriele Mainetti arriva dopo il grande successo ottenuto con la pellicola d’esordio, Lo chiamavano Jeeg Robot, che ha conquistato 7 David di Donatello e prodotto un incasso complessivo di oltre 5 milioni di Euro.

Il regista romano ha curato nel dettaglio la sua nuova ‘creatura’, firmando anche la sceneggiatura di Freaks Out,insieme a Nicola Guaglianone, e le musiche in collaborazione con Michele Braga. Il budget del film si aggira intorno ai 12 milioni di euro, e vede nel cast Claudio Santamaria (che torna ad essere diretto da Mainetti dopo il ruolo da protagonista nel film ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’), Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giorgio Tirabassi, Giancarlo Martini, Max Mazzotta e Franz Rogowski. La produzione è di Goon Films e Lucky Red con Rai Cinema.

Una carriera cinematografica a tutto campo, capace di sfide coraggiose, riservato nel privato.

Mainetti ha dichiarato che il film nasce da una sfida: “Ambientare sullo sfondo della pagina più cupa del Novecento un film che fosse insieme un racconto d’avventura, un romanzo di formazione e – non da ultima – una riflessione sulla diversità. Per farlo, ci siamo avvicinati alla Roma occupata del 1943 con emozione e rispetto, ma allo stesso tempo abbiamo dato libero sfogo alla fantasia: sono nati così i nostri quattro freak, individui unici e irripetibili, protagonisti di una Storia più grande di loro”.

Gabriele Mainetti, nato a Roma nel 1976, oltre ad essere regista, è attore, sceneggiatore, compositore e produttore; ha iniziato la sua carriera nell’industria cinematografica come interprete, ottenendo poi, come regista, attenzione grazie ai cortometraggi Basette (2008) e Tiger Boy (2012), prima del successo di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015). Riservato, non lascia trapelare molto della sua vita privata: sappiamo che è laureato in Storia e Critica del Cinema presso l’università Roma Tre, ed è legato all’attrice Alice Vicario, con la quale ha un figlio, vicina al regista anche nella vita professionale.

La famiglia attiva sulla scena imprenditoriale e culturale della Capitale e a livello internazionale.

I suoi genitori sono molto attivi sulla scena imprenditoriale e culturale della Capitale, da sempre impegnati nella valorizzazione deI patrimonio artistico, archeologico ed architettonico del nostro Paese. Il padre Valter Mainetti, Cavaliere del Lavoro e professore presso l’Università di Parma, è un noto collezionista d’arte e imprenditore che opera a livello internazionale nei settori della finanza, dell’immobiliare, delle infrastrutture, dei restauri e dell’editoria. La madre Paola Mainetti, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, è tra le cento donne selezionate da Forbes nel 2021 (insieme ad altre tre italiane impegnate nella cultura e nel sociale) e vicepresidente della Fondazione Sorgente Group, con la quale raccoglie opere scultoree della tradizione classica e dipinti antichi. Negli spazi espositivi della Fondazione organizza mostre di archeologia classica e pittura. Tante le iniziative di mecenatismo intraprese insieme a sostegno delle bellezze della città eterna: dall’adesione all’associazione dei sostenitori della Galleria Borghese, all’adozione e cura del Giardino degli Aranci sul colle Aventino, per citare solo alcuni degli interventi più significativi.