Cannabis e mercato in espansione, Vincenzo Donvito (presidente Aduc): il disastro dell’informazione e delle leggi

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Piante di cannabis
Piante di cannabis

I dati sono noti da tempo e sono sempre in crescita – afferma nella nota che pubblichiamo  Vincenzo Donvito, presidente Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr).: la cannabis è la droga illegale più consumata e, nei pochi luoghi in cui è legale, a parte gli inevitabili picchi di mercato dei primi tempi, non è cresciuta a dismisura ma si è stabilizzata al pari di qualunque altro prodotto innovativo di largo consumo.
Per i mercati illegali, tutte le politiche di eradicazione e dissuasione sono fallimentari. Non solo perché dove c’è domanda c’è mercato, ma anche perché le entità statali sono consapevoli che non possono chiudere il mercato in assoluto per due motivi: i consumatori si rivolgerebbero verso altri prodotti (soprattutto chimici) molto più dannosi, i coltivatori di base andrebbero alla fame creando molti più problemi di quanto già non ne creano con le coltivazioni illegali (Marocco, Albania e Messico, per esempio). Una situazione paradossale che – a parte le piccole isole di legalità (alcuni Stati Usa, Canada e Uruguay) e gli altrettanto minuscoli coltivatori in proprio (quando riescono a farla franca da controlli e denunce) – viene gestita dalla criminalità organizzata. Nei confronti della quale, i frequenti sequestri che le autorità nazionali ed internazionali operano, sono come la smussatura di una punta di iceberg. Cosa questo significhi socialmente, politicamente
ed economicamente in ricaduta di sicurezza, sanità e legalità (inclusa la sua cultura) è noto a tutti.

Cosa sta succedendo nelle nostre società? Un disastro. Soprattutto per l’informazione. A parte alcune nicchie mediatiche tra il clandestino e il filo del rasoio (e che per l’appunto si rivolgono essenzialmente ad un pubblico più informato della media), l’informazione è affidata al “sentito dire”, alle più o meno “leggende metropolitane”, “all’amico dell’amico”, nonché a piccoli spacciatori che per vendere cercano di convincere il consumatore sulle cose più incredibili (qualità, usi, strumenti, prezzi, etc).
C’è anche l’informazione istituzionale (proibizionista) …. che se non ci fosse farebbe meno danni dell’esserci.

In questo contesto, c’è ancora qualcuno che crede che le attuali leggi possano un domani portare all’estinzione del fenomeno, magari rendendole più restrittive? E’ peggiorativa la direzione delle attuali leggi che, per esempio per il consumo, non prevedono reato? E’ evidente che il legislatore si barcamena tra realtà e ideologie varie, ed evita che le prigioni e i tribunali siano pieni di consumatori.
C’è quindi un’urgenza per far sì che, leggi da una parte e informazione dall’altro, continuino a creare danni.
Qualcuno dirà, come sempre, che ci sono altre priorità in questo momento. Non è vero, visto che i danni da cattiva e non-informazione e da leggi inadatte continuano a mietere le proprie vittime.

Vincenzo Donvito, Aduc