Fascismo: lo conosciamo? Karl Marx: per negare il capitalismo bisogna studiarlo…

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È in tempi recentissimi nuovamente un gran manifestare l’antifascismo, soprattutto da quando la sinistra italiana capeggiata dal Partito Democratico e da altre formazioni più chiare nella loro nostalgia del comunismo, ha iniziato un declino di consensi. Anche a Vicenza prima con Variati che addirittura voleva la dichiarazione di antifascismo per poter usufruire di suolo pubblico e poi con moltissimi esponenti sempre di sinistra si è fatta pubblica ammissione di antifascismo, in nome della Costituzione della Repubblica Italiana, che cita l’aggettivo “fascista” solo tre volte e nelle Disposizioni transitorie (III e XII).

Con grande profluvio di parole sembra che il problema politico dell’Italia sia la professione, di fede antifascista, alla quale nessuno deve sottrarsi se si vuole essere intelligenti e buoni cittadini italiani come in una recente delibera di un sindaco del nord-est, che credeva ancora di celebrare il cinquantesimo del Partito Comunista Italiano (1921) con l’invocare l’antifascismo. A parte il fatto che la Costituzione garantisce libertà di pensiero e non chiede la professione di cui sopra (art.21) e che nessuno può essere privato per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome (art.22), c’è da chiedersi se tutti coloro che fanno mostra di essere avversi al totalitarismo fascista, ma quasi mai a quello comunista nato prima e origine per contrapposizione proprio del fascismo, conoscano che cosa siano la dottrina, la storia e l’azione del governo di Benito Mussolini dal 1922 al 1943, quando cadde e il re lo arrestò. La storia successiva ossia quella della Repubblica Sociale Italiana è altro dal fascismo, vedi Il discorso della riscossa del 1944, quando promette una costituente dopo la guerra e persino di affiancare altri partiti al partito unico con funzione di controllo.
Per il periodo precedente se dovessimo interrogare, vizio professionale, gli esponenti dell’antifascismo non solo vicentino, avremmo la possibilità di ottenere un’esposizione del fascismo e della sua storia? O, more solito, si inizierebbe a parlare solo in negativo, come quando si “parla” male” di una persona, senza mai dire che cosa ella sia. Ovvero si tende a fare più pettegolezzo storico che non storia e non si forniscono gli elementi per cui si dichiara la propria avversione.
La storia del fascismo, nato nel 1919, anche se Mussolini dichiarava che esso era nato nel 1914 con lui e Filippo Corridoni, quando fu espulso dall’assemblea della sezione socialista di Milano che non accolse la tesi, sposata sulle pagine dell’Avanti, dall’ormai ex direttore, di sostenere l’intervento dell’Italia nella I guerra mondiale a fianco dell’Intesa. Da ricordare che allora il Partito Socialista Italiano di cui Mussolini era uno dei più noti rappresentanti, aveva come altri esponenti Pietro Nenni, Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Amadeo Bordiga, ecc.
Nel primo dopoguerra e nel caos generale, politico, economico, iniziò a porsi come modello politico quello del bolscevismo russo, che stava combattendo per l’affermazione di quello stato che sarà nel 1922, anno emblematico anche per lo Stato Italiano, l’URSS. Il modello non ebbe il successo sperato, non fu seguito da tutte le masse contadine e operaie, nonostante gli scioperi e le manifestazioni. Si contrappose il movimento dei Fasci italiani di Combattimento e come sempre purtroppo nelle lotte reagirono anch’essi con violenza. Pose fine alla situazione la Marcia su Roma che si concluse più nei postriboli romani che non in azioni di forza militare. Il sistema politico con il sovrano che doveva designare, a norma dello Statuto, il Capo di governo, accettò la situazione ed iniziarono i governi presieduti da Benito Mussolini. L’antifascismo era già nato e si approfondì ulteriormente fino a giungere alla situazione del rapimento e assassinio di Giacomo Matteotti, esponente della visione socialdemocratica. Mussolini assunse su di sé la responsabilità morale e politica, dell’accaduto, ma nulla accadde. Intanto il fascismo, divenuto Partito dal 1921 come il Comunista, aveva rafforzato con l’aiuto anche di uomini di cultura, come Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti, Ugo Ojetti, Ugo Spirito, Curzio Malaparte Salvatore Pincherle, Ildebrando Pizzetti, ecc., la propria visibilità grazie al filosofo Giovanni Gentile e al suo Convegno a Bologna sull’intellettuale fascista. Certo Benedetto Croce rispose “picche”, ma la figura dell’intellettuale organico ad una visione politica da difendere, propagandare e magari da questa ricevere “vantaggi” di sant’oro, era delineata.
Il fascismo, al contrario del comunismo, non parte da una elaborazione dottrinale ben delineata, è un movimento e sue fonti sono i discorsi “del capo”; non ha alle spalle l’elaborazione, quasi mai letta e pochissimo studiata in Italia de Il capitale, Teorie sul plusvalore, La critica al programma di Gotha, Stato e Rivoluzione, gli scritti di Antonio Gramsci, ma ne costruisce una ben diffusa da molti scritti anche a livello popolare, reperibili facilmente anche oggi nei mercatini di cose vecchie. La vera elaborazione, ufficialmente a firma Benito Mussolini, fu elaborata da Giovanni Gentile (dove?) e la storia da Gioacchino Volpe (dove?). La radio aiutò la propaganda del fascismo, ma lo stesso fu per il comunismo sovietico, tanto che si può dire che furono i primi ad utilizzare questo mezzo, oltre ai giornali e cinegiornali, insieme a moltissime manifestazioni di piazza (adunate). Sarebbe interessante farne una comparazione e verificare se tutti coloro che vi si recavano da Roma e Vicenza e Leningrado o Mosca fossero veramente convinti o “obbligati”.
Accanto a questa le elaborazioni di Julius Evola (Giulio Cesare Andrea Evola), l’intellettuale dissidente del fascismo, che non conobbero mai vasta fama.
Per vent’anni il fascismo diffuse la propria visione del mondo, e contemporaneamente lo faceva pure il comunismo sovietico con esponenti italiani in URSS, come Palmiro Togliatti o a Parigi con i fratelli Rosselli e Pietro Nenni e molti altri.
Il fascismo, apprezzato anche da molti politici stranieri e considerato anche in URSS, forse per via dei rapporti commerciali, ebbe una prima grave crisi quando l’Italia invase l’Etiopia e si giocò l’appoggio della Gran Bretagna che iniziava proprio allora un’opera di decolonizzazione. Il Reich tedesco (la cosiddetta Repubblica di Weimar con il nazionalsocialismo, si rifletta bene sul termine “socialismo in questo caso) ebbe il potere e lo usò secondo l’elaborazione del Mein Kampf di Adolfo Hitler, testo che fu tradotto e pubblicato in italiano fin dal 1934 da Bompiani. Dell’incontro e poi alleanza con la Germania nazionalsocialista si ebbero come frutto i Decreti razziali contro gli Ebrei, emanati dal 1938 al 1943 con coda fino al marzo del 1945 per la Repubblica Sociale Italiana. Qui il fascismo diffuse la sua visione razziale con scritti e documenti vari, che non ebbero che la Chiesa Cattolica di Pio XI e Pio XII come avversari. Tacquero i comunisti e i socialisti, in URSS gli Ebrei non erano proprio ben visti da Stalin, che certo aveva letto La Questione ebraica di Karl Marx e I protocolli dei savi di Sion e le Comunità ebraiche erano state sciolte fin dal 1918. Oggi la sinistra nel suo antifascismo si richiama a quelle leggi, salvo poi essere contro Israele con la cara tesi che sarebbe sionista, dimenticando sempre e comunque quello che dalle Olimpiadi di Monaco in poi, cfr. Fiumicino, è stato compiuto dai loro avversari palestinesi.
Per tornare all’antifascismo, forse sarebbe il caso di spiegare con qualche obiettività che cosa fu e come operò il fascismo, lo ha fatto, ad esempio, uno scrittore, Antonio Pennacchi, con Canale Mussolini ma la storia delle bonifiche, per restare in tema, va dall’Alto Adige, zona di Sinigo-Merano sino alla Sardegna, alla Toscana, al Veneto ecc. Ma per fare un altro esempio, la riforma della scuola è detta di Giovanni Gentile, ma chi ricorda che essa fu riformata già nel 1926 e nel 1939/40 da Giuseppe Bottai, e che colse il plauso del filosofo vicentino Mario Dal Pra con l’introvabile testo Educare. Furono gli Alleati nel 1946 con l’aiuto di studiosi italiani a ripristinare in parte la Riforma Gentile di cui rimangono tracce anche nella “buona – si fa per dire – scuola” di Renzi e della sua visione del mondo.
Non si è purtroppo proposta la conoscenza del fascismo e ciò incide anche sull’antifascismo, che è diventato retorico. Non basta criticare, condannare, bisogna dare le ragioni di ciò che è quello che poi con serietà si critica. Marx insegna che per negare il capitalismo, bisogna studiare; lui lo fece per tutta la vita e non si accontentò del Manifesto del partito comunista, forse l’operetta di propaganda più letta per dirsi kompagni e non ritornò più sui Manoscritti economico filosofici del 1844, considerati dagli intellettuali organici, probabilmente per la loro brevità rispetto a Il capitale, molto formativi e addirittura con i quali “filtrare” il filosofo Hegel.
Pasolini e antifascismo, lettera ad Alberto MoraviaSe la necessità di conoscere vale per l’antifascismo, ciò vale anche per l’anticomunismo, ma vale anche per chi si volesse dichiarare comunista o fascista. Soprattutto per l’antifascismo vanno sempre ricordate le parole di Pier Paolo Pasolini*, ma ormai gli interessi della sinistra sono più economici che ideologici?
Poi la storia ha decretato senza mezzi termini che l’uno e l’altro totalitarismo sono finiti quando si sono alleati per la spartizione della Polonia che ha determinato l’inizio del secondo conflitto mondiale, non lo si dimentichi mai! La loro sopravvivenza nelle teste è “nostalghia” di cui oggi per i problemi culturali, etici in primo luogo, sociali, politici, ecc. non abbiamo più bisogno. Fare dell’antifascismo è facile come fare dell’anticomunismo, più difficile essere conoscitori e con ragione non avvelenata considerare che ciò che è storia non può ritornare nelle forme in cui fu (Cfr. A. Del Noce, Fascismo e antifascismo, Mondadori, Milano, 1995, part. p.31). Costruire un futuro umano con chiarezza dei doveri/valori è un compito che poco appare nei programmi politici e quasi nulla in quelli delle amministrazioni, dove talora ci si crogiola per i cinque minuti concessi in dichiarazioni che sanno più di retorica che non di critica appropriata e capace di dare quel bene civile di cui abbiano tanto bisogno.

 

Mi chiedo, caro Alberto, se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi a fascismo finito, non sia in fondo un’arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per vincolare il dissenso. Spingere le masse a combattere un nemico inesistente mentre il consumismo moderno striscia, si insinua e logora la società già moribonda“.
(Pierpaolo Pasolini ad Alberto Moravia, 1973).

 

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Italo Francesco Baldo
Italo Francesco Baldo nato a Rovereto, residente a Vicenza è stato ordinario di Storia e Filosofia nel Liceo Classico "A.Pigafetta" di Vicenza.Si è laureato con una tesi su Kant all’Università di Padova, ha collaborato con l'Istituto di Storia della Filosofia dell’Università di Padova, interessandosi all’umanesimo, alla filosofia kantiana, alla storiografia filosofica del Settecento e alla letteratura vicentina in particolare Giacomo Zanella e Antonio Fogazzaro Nel 1981 i suoi lavoro sono stati oggetto " di particolare menzione" nel Concorso al Premio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali per il 1981 cfr. Rendiconto delle Adunanze solenni Accademia dei Lincei vol. VIII, fasc.5. ha collaborato con Il Giornale di Vicenza, L’Arena, Il Tempo, La Domenica di Vicenza e Vicenzapiù Tra le diverse pubblicazioni ricordiamo La manualistica dopo Brucker, in Il secondo illuminismo e l'età kantiana, vol. III, Tomo II della Storia delle storie generali della filosofia, Antenore, Padova 1988, pp. 625-670. I. KANT, Primi principi metafisici della scienza della natura, Piovan Ed., Abano T. (Pd) 1989. Modelli di ragionamento, Roma, Aracne Erasmo Da Rotterdam, Pace e guerra, Salerno Editrice, Roma 2004 Lettere di un’amicizia, Vicenza, Editrice Veneta, 2011 "Dal fragor del Chiampo al cheto Astichello", Editrice Veneta, 2017 Introduzione a A. Fogazzaro, Saggio di protesta del veneto contro la pace di Villafranca, Vicenza, Editrice Veneta, 2011. Niccolò Cusano, De Pulchritudine, Vicenza, Editrice Veneta 2012. Testimoniare la croce. Introduzione a S. Edith Stein, Vicenza, Il Sileno, 2013.