Fornaci Rosse, Cunegato perplesso con Mazzaro e Procaccianti: video ‘Libertà di informazione e giornalismo in Italia e Veneto: come siamo messi?’

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È stato davvero interessante il dibattito di ieri sera (30 agosto per chi legge, in copertina il video integrale segnalatoci da Orianna Zaltron, rappresentante del Coordinamento Veneto Sanità Pubblica, ndr) sulla qualità del giornalismo (il titolo era “Libertà di informazione e giornalismo in Italia e Veneto: come siamo messi?”, nello splendido scenario di Fornaci Rosse di Vicenza, – riprendiamo il testo dal post su Fb di Carlo Cunegato, portavoce regionale de Il Veneto che vogliamo, che vi ha partecipato da relatore insieme a Renzo Mazzaro, giornalista dei mezzi locali del gruppo Repubblica – La Stampa – Il Secolo XIX, e Danilo Procaccianti, giornalista di Report, in collegamento video –.
C’è stato un momento però – prosegue Cunegato – davvero stimolante, ma insieme inquietante. Lo sguardo di chi viene da fuori ci aiuta a capirci, perchè ci decentra. Ho chiesto a Danilo Procaccianti, il giornalista di Report che ha costruito una splendida inchiesta sulla gestione della seconda ondata in Veneto, che esperienza aveva vissuto, se si aspettava di trovare una Regione così.
Procaccianti, da vero giornalista super partes, che tende deontologicamente alla neutralità politica, ha ricordato il valore dell’equidistanza. Un giornalista vero non fa politica, racconta i fatti. Tanto è vero che Report, così come aveva fatto un servizio sulla buona gestione veneta nella prima ondata, di fronte ai numeri catastrofici della seconda, aveva deciso di indagare. Quindi nessuna partigianeria. Ciò che poi ha raccontato è davvero dirompente. Il giornalista dice di essere stato molto colpito dalla paura dei medici di parlare. Sostiene di aver percepito un vero e proprio terrore. Poi il paragone che fa emergere qualcosa di terribilmente potente: mi sono occupato di criminalità organizzata, sono stato inseguito dagli ndranghetisti, ma neanche nelle terre di mafia ho trovato così tanta paura e omertà. Forse dovremmo riflettere.
Non è finita. Perché Procaccianti ha affermato di essere stato colpito dal silenzio di alcuni sindacati dei medici, che, avendo paura delle ritorsioni, non rilasciavano l’intervista. Poi, e questo è ancor più significativo, anche i sindaci di ogni colore politico, inizialmente raccontavano la drammaticità della situazione, ma dopo un paio di giorni si negavano all’intervista, perché “chissà come la Regione la prende, preferisco di no, preferisco non espormi”. Come è possibile che anche chi sta dall’altra parte, anche chi dovrebbe fare opposizione, abbia paura di parlare? Procacciante conclude con una affermazione chiara: “non pensavo di trovare tanta paura in Veneto, pensavo di trovare una società più aperta”.
Perché i medici, i sindacalisti, i sindaci, anche di minoranza, hanno paura di parlare? Probabilmente perché temono di perdere qualcosa. Il clima è quindi ignobile: non parli perché pensi che la tua vita privata subirà dei peggioramenti, che la tua carriera lavorativa venga condizionata, che il tuo Comune finisca per perdere delle risorse. Vivere in una regione sulla quale persiste una plumbea cappa di paura, dove le persone si autocensurano, significa che la libertà di parola viene proclamata ma nei fatti non totalmente garantita, che il pluralismo delle idee diviene zoppo, che i processi democratici sono indeboliti.
Forse dobbiamo cominciare a raccontare come stanno le cose, questo clima assordante. Sicuramente come cittadini, magari creando una rete di solidarietà, tutti assieme abbiamo il dovere di riacquistare il coraggio di dire ciò che pensiamo e di sostenere gli altri, perchè ricomincino a farlo.
 Carlo Cunegato, portavoce regionale de Il Veneto che vogliamo