Nucleare in Italia, Lorenzoni (opposizioni consiglio veneto): “sostenere ricerca, ma investire anche in solare ed eolico”

218
Centrale nucleare
Centrale nucleare

“Sosteniamo la ricerca sul nucleare fissile e sulla fusione, settori di indubbio interesse scientifico, ma avviamo subito un programma serio di investimento su solare e eolico, le fonti che stanno dimostrando di essere in grado di dare risposte immediate, economiche ed affidabili alla sfida della transizione energetica”. Così nel comunicato che pubblichiamo il Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, in merito al dibattito sulla decarbonizzazione stimolato negli ultimi giorni dalle dichiarazioni del Ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “Ha definito irrinunciabile il nucleare di quarta generazione al fine di conseguire l’obiettivo della neutralità carbonica – spiega Lorenzoni – Questa discussione è finalmente uscita dall’ambito accademico e ha raggiunto l’opinione pubblica”. Le future scelte energetiche vanno però contestualizzate nella strategia europea adottata con il pacchetto Fit for 55 del luglio 2021, che prevede di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e la neutralità carbonica al 2050. “Chiaro che è essenziale agire immediatamente, per non trovarsi con un impegno maggiore negli anni a venire”. Un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano per la ripresa di NextGenerationEU e il bilancio settennale dell’UE, peraltro, finanzieranno il Green Deal europeo. “Ora – aggiunge – si tratta di allocare una buona parte della spesa pubblica europea da qui ai prossimi vent’anni. A tal proposito bisognerà individuare gli ambiti in cui i risultati per unità di spesa siano migliori; sia quanto a riduzione delle emissioni, ma anche relativamente a lavoro generato, crescita economica, in generale esternalità positive e negative attivate”. Ovvero, il tema della scelta nucleare oggi – prima ancora che sulla accettabilità sociale – si gioca sulla convenienza economica, veramente lontana per gli investimenti in Europa.

Come sollecitato pure dal report “European Governance of the Energy Transition” presentato da Enel a Cernobbio lo scorso 4 settembre, il vero punto di partenza è la rimozione dei vincoli che bloccano i processi autorizzativi di oltre 100 GW di impianti in Italia, e l’impostazione di un indirizzo chiaro al processo di transizione per avere ricadute economiche positive dai massicci investimenti necessari. “E inoltre – puntualizza Lorenzoni – serve fornire regole chiare per il fotovoltaico a terra, senza ricorrere ad assurdi divieti controproducenti, e dare un concreto ritorno economico ai territori che ospitano gli impianti perché possano monetizzare in servizi la presenza degli stessi”. “Certo – conclude – la geometria delle imprese protagoniste del settore energia muterà velocemente, con nuovi protagonisti e la fine di posizioni di rendita. Ma rendiamoci conto che la transizione, o meglio la svolta, se non vogliamo che i nostri sforzi siano inutili e ci si ritrovi con danni ambientali insostenibili, va gestita, non ostacolata per il timore del cambiamento”.