Vicenza: perchè sia veramente anche “smart” prenda atto di essere una “small city”

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Nella mia “temporanea” ma, per la prima volta lunga direzione di VicenzaPiu.com a distanza (dagli Usa dove mi sono concesso di godermi i miei due figli e il neonato nipote che lì, povera Italia, stanno costruendo il loro futuro), mi tengo aggiornato e, per scribacchiare qualcosa (che viziaccio!), scambio frequentememte notizie e impressioni con i miei (pochi ma buoni) collaboratori che mai “fermano” questo mezzo. Così ho fatto anche per l’attacco concentrico subito da Francesco Rucco da parte del “sistema”, imprenditoriale, quindi mediatico, e politico, imperante da dieci anni e prima della sconfitta di Otello Dalla Rosa.

Non appena, infatti, il neo sindaco ha osato accennare al suo lecito diritto, in nome della città e di un minore impatto possibile, di ristudiare alcuni vincoli del progetto Tac Tav sponsorizzato da Achille Variati & c. e dalla “categorie economiche”, trascurando magari quelle dei cittadini è stato un fuoco di fila di critiche e di dagli all’untore.

Parlando, allora con Edoardo Andrein, il mio collaboratore più “storico”, gli ho manifestato questa più che sensazione aggiungendo: «E’ strano come anche Ciro Asproso, oltre al “vecchio sistema”, in sostanza difenda altri “sbreghi” a Vicenza con corsie per filobus, che poi non è filobus ma bus elettrico, e che non spinga per binari sottorrenaei che impattino di meno anche se costano di più: bisogna caso mai spingere perchè siano realizzati. Come pure non capisco perchè si difenda la stazione in Fiera inutile ma tale da arricchire chi ha terreni e capannoni inquinati lì da farsi espropriare. Bologna c’è un’ottima stazione al centro con sotto binari per Tav. Nei sogni e a me piacerebbe una città più collegata regionalmente visto che comunque ha perso in partenza con gli snodi ferroviari di Padova e Verona sul fronte Tav reale, cioè collegamenti economicamente gestibili. Se c’è ora e dopo mille battaglie un solo Freccia argento per Roma e per giunta neanche diretto un motivo ci sarà… o no?». 

E Andrein mi fa notare sinteticamente che «si possono fare tutti i cambiamenti che vogliono, ma rimarrà per sempre The Small City».

Beh, mi sono detto, io ho quasi 33 anni più di lui, ma, quando sono arrivato a Vicenza, lui c’era nato già da più di nove anni e il suo Dna, con quello trasmesso dall’ambiente, magari conta un bel po’.

E allora se fosse probabile che Vicenza è destinata per i giovani come Edoardo a rimanere, comunque, una “small city” io voglio coltivare, soprattutto per loro, una speranza: perchè Vicenza sia veramente anche “smart” prenda atto di essere una “small city” e la nuova amministrazione faccia le prossime scelte di conseguenza, senza megalomanie illusiorie e ormai fuori tempo massimo, puntando al sodo con concrettezza e aiutando i cittadini, e quindi la città, a ripartire dal basso verso l’alto senza che la follia di voler apparire in alto non porti alle vertigini e alla caduta mortale definitiva verso il basso.

Come? Ecco alcuni modesti, coem al città, suggerimenti a Francesco Rucco, alla sua amminsitrazione ma anche all’opposizione, alle “categorie economiche”, ai sindacati, alle istituzioni civili e religiose e alla gente.

1 – Vicenza, distrutta la Banca Popolare di Vicenza da Gianni Zonin & c, “il sistema” per antonomasia, punti a far recuperare ai soci azzerati, a partire da quel 65% che ha oltre 65 anni, i denari persi aiutandoli moralmente con la costituzione come parte civile del Comune, praticamente acquisendo con soli 93.000 euro la documentazione del processo BPVi per metterla a disposizione con gli opportuni consigli a coloro che, migliaia di cittadini e quindi di famiglie, ne hanno bisogno per sostenere le proprie richieste di accesso al Fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari istituito per legge, la n. 205, il 27 dicembre 2017 e che attende ora solo i decreti attuativi ostacolati da oscuri interessi contro cui si è pronunciata anche la Regione Veneto e contro i quali invitiamo Rucco a fare altrettanto

2 – Vicenza, persa di fatto la Fiera di Vicenza e senza poter esercitare un potere reale col suo misero 19% della IEG di Rimini destinato a diluirsi ulteriormente in Borsa e con i futuri accorpamenti in quella di Rimini di altre fiere, monetizzi al valore massimo possibile, presumibilmente quello che solo oggi Rucco può contrattare per liberare Rimini del socio vicentino ed evitarle i ritardi che lo stesso neo sindaco, da esperto legale, ha già messo in atto.  Ma Vicenza, monetizzati quei denari non per tappare i buchi delle strade come ha fatto Variati cedendo le quote di Autostrade, una volta che, come oggi per la Fiera, non erano più strategiche, ma li utilizzi per dotare i vicentini, tra cui quelli impoveriti dal crac delal banca, di migliori, più efficienti e meno costose strutture di assistenza sociale (pensiamo agli anziani per Ipab e al supporto all’handicap) e, se possibile, per rafforzare Aim, l’unica azienda pubblica di peso e strategica rimasta alla città

3 – Vicenza, capito dalla storia recente della Fiera quanto si conti in minoranza, cerchi con Rucco & c. una strada alternativa, appunto, per il gruppo Aim favorendo l’acquisizione da parte sua di piccole realtà locali per poter procedere, opportunamente più grande, alle prossime gare oppure e, magari, in accoppiata a ridiscutere l’alleanza con Verona su una base totalmente paritetica anche lasciando nella futura società comune cespiti che oggi si vorrebbero scorporare: sotto il 50% c’è l’azzeramento del potere di Vicenza

4 – Vicenza, per agevolare il punto 2 e il punto 3 e ogni altro piano che dia risorse “intelligenti” alla “piccola” città per rifondarsi, non aggiunga al danno, ora soprattutto ambientale oltre che ideologico, della seconda base Usa, la beffa del costo eccessivo di gestione di un Parco della Pace o per la Pace o dal Molin che dir si voglia ma che significa 65 ettari di terreni e trovi per quei 650.000 mq una destinazione che non prosciughi le casse comunali (qui la nostra idea che sembra stia considerando anche Rucco quando leggiamo che sta pensando anche a un parco agricolo)

5 – Vicenza, infine, tornando alla linea Tac Tav da cui eravamo partiti con Edoardo che ci ricordava quella “piccola” piuttosto che quella dei furbi (“smart” in inglese), per la linea ad Alta capacità Alta Velocità prenda atto di non essere da anni uno snodo commerciale interessante per le reti di comunicazione (dopo quella aerea anche quella ferroviaria) e che questo è oggi più vero dopo il crac della BPVi e il destino “conservativo” della Fiera ora di Rimini, che per Vicenza prevede sì uno sviuluppo ma solo per l’area Oro. Visto, quindi, che di treni veloci, moltissimi passeranno senza fermarsi, Vicenza ne accetti e ne sfrutti il transito per far sì che qui continuino a fermarsi in condizioni logistiche e di collegamenti migliori i già numerosi “falsi Freccia” (bianca, argento e  rossa e non i Freccia 1000) che ci collegano con le altre città venete e tramite quelle con Roma e altrove, ma alleggerisca gli sfregi al territorio eliminando la fermata in Fiera, utile solo agli espropriandi, puntando a linee interrate per il passaggio della vero Tav, accogliendo in superficie tutti o parte dei treni Tac e, soprattutto, ottenendo uno sviluppo di un sistema ferroviario regionale e locale che vada incontro alle esigenze dei pendolari e di chi, da turista o da operatore commerciale, voglia viaggiare meglio per le destinazioni, molte, per le quali Vicenza si può ancora proporre come significativamente baricentrica.

Perchè mettersi al centro del proprio territorio, ancora tutto da identificare e rendere modernamente identitario perchè in Vicenza capoluogo ancora non si riconoscono gli abitanti della provincia, può essere la cosa più smart da fare perchè la “small city” riconquisti la sua identità.

E se ne costruisca una nuova, culturale, turistica e da economia diffusa, che, magari, porti Vicenza ad essere, a vantaggio delle generazioni future, la più grande, riconoscibile e vivibile delle piccole città venete, piuttosto che la più piccola, insignificante e disastrata delle grandi città come è stata grazie alle generazioni passate troppo furbe da accettare di essere small.

E se i trafficanti vicentini, troppo smart, alla Zonin o, più giù, alla Cassingena, vanno sostituiti con i  Renzo Rosso intelligenti di turno, che sanno quanto vale il piccolo se bello, lo si faccia ripartendo dalla lega Pro, realistica e reale, e non promettendo una serie A che sa di trucco ai bilanci con immediata esclusione dalle coppe del futuro.

Non sarà smart come furbo (abbiamo già dato), ma di sicuro sarà smart come intelligente esaltare le bellezze della piccola Vicenza, come la sua identitaria squadra di calcio e la sua antica stazione, dopo che “Vicenza, città bellissima“, quella dei film sponorizzati con i soldi dei risparmiatori, si è dimostrata un tragico flop.