«Elena Donazzan e Massimo Giorgetti vogliono contestare, criticare, proporre? Lo facciano, ma non sulle pagine dei giornali, perché la sede per discutere è il partito. Sono due risorse per Forza Italia, ma devono smetterla di spararci contro». Così Piergiorgio Cortelazzo e Dario Bond, deputati e componenti del coordinamento veneto di Forza Italia (Cortelazzo è anche vice e tra l’altro papabile prossimo coordinatore) lanciano un “ponte” ai due esponenti regionali che a giorni alterni contestano la gestione del partito e in particolare il commissario Adriano Paroli per i deludenti risultati ottenuti alle Politiche e alle comunali di Vicenza e Treviso.Un “cannoneggiamento”, come l’ha definito Cortelazzo, che indebolisce Forza Italia. «A meno che – ha puntualizzato il vice di Paroli – Donazzan e Giorgetti non abbiamo altri obiettivi, ma allora lo dicano. In ogni caso faccio presente che nel partito del “capitano Matteo” (Salvini, ndr) basta un decimo di quello che è stato detto da noi per essere presi a calci. Il punto è che in Forza Italia c’è troppa democrazia». IL MONITO
Un tentativo di fare pace o un ultimo avviso? «Nessuna intenzione polemica», dicono Cortelazzo e Bond. Ma tra i due il più “morbido” è Bond, al punto da non impuntarsi sulla storia della mancata tessera: «Se Giorgetti e Donazzan hanno deciso di non rinnovare per il momento l’iscrizione al partito, va bene, riflettano pure. Sappiano che li consideriamo un valore aggiunto, ma proprio per questo non possono continuare a “spararci” contro. Il rischio è che alla lunga qualcuno prenda provvedimenti».
Più schietto Cortelazzo: «La mia storia personale (ex An come Donazzan e Giorgetti, ndr) mi consente di parlare chiaramente. E faccio presente che nel 2015, da capogruppo di Forza Italia, le liste sono state presentate grazie a me». E in lista c’erano Donazzan e Giorgetti. Durissimo per le critiche a Paroli: «Ma cosa pensano? Che se va via Paroli si torna al 30%? Se in Veneto è arrivato Paroli è perché c’era qualcosa che non funzionava. E se uno adesso decide di non iscriversi al partito, non è che poi può accusare Paroli di averlo cacciato».
Parole di stima nei confronti del commissario anche da parte di Bond: «Un signore, ha dedicato più tempo al Veneto che alla sua Brescia». A richiamare al rispetto delle regole (schierandosi con Paroli) è la capogruppo in consiglio comunale a Venezia, Deborah Onisto, che peraltro non transige sulla questione della tessera: «È elemento di appartenenza, di militanza, di scelta di campo. Un dirigente di questo partito non dovrebbe nemmeno porla come questione dirimente».
Ma come la mettiamo con il calo di consensi? Bond non ha dubbi: «Forza Italia non morirà, anzi risorgerà attraverso una nuova organizzazione e una base programmatica molto forte. Questione di qualche settimana. E il motto sarà: “Prima l’Italia”».
di Alda Vanzan, da Il Corriere del Veneto