Dall’Abbazia all’ateneo, Cassino: un ruolo culturale tramandato nei secoli, da Dante Alighieri alla sua Università del Lazio Meridionale

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L'abbazia di Montecassino

C’è stato un tempo in cui il faro culturale dell’umanità si trovava a Cassino, in quello che Dante Alighieri nel XXII canto del Paradiso chiamava: “Quel monte a cui Cassino è ne la costa / fu frequentato già in su la cima / da la gente ingannata e mal disposta”. E tra le tante frequentazioni MonteCassino era davvero il centro culturale dell’epoca, in grado di conservare, produrre e tramandare cultura per tutti i secoli bui del Medioevo e del Rinascimento.

Oggi l’Abbazia è ancora lì, non sappiamo se meglio frequentata, ma di sicuro con un ruolo ben diverso in una società che ha cambiato radicalmente gli stili e le forme di fruizione della cultura.

Esiste tuttavia una certa continuità con il ruolo culturale dei secoli andati e quello attuale.

L'anfiteatro romano di Casinum
L’anfiteatro romano di Casinum

Oggi Cassino, si sa, è un po’ il centro di influenza di tutto il Basso Lazio. Complice la posizione geografica, sulla via Casilina, a metà strada tra Roma e Napoli, e città blasonata sul piano storico (basata sull’antica città di Casinum) e purtroppo vittima di una delle più cruente battaglie della seconda guerra mondiale.

 

Sarà stato forse per tutta questa serie di motivi, oltre che alla presenza dell’Abbazia, che Cassino fu scelta come sede universitaria oltre quaranta anni fa. Anzi, anche di più, se si considera che il primo Istituto di Magistero (parificato) fu istituito a Cassino negli anni ’60. Poi, nel 1979, l’Università di Cassino (e del Lazio Meridionale) è partita a tutti gli effetti, e nel tempo si è ricavata il suo bacino di studenti oltre che dal basso Lazio, anche dal Molise, l’Abruzzo e dal Nord della Campania.

Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale

Attualmente ci sono circa 8000 studenti iscritti, e le facoltà, oggi chiamate dipartimenti, istituiti sono: Economia e giurisprudenza, Ingegneria civile e meccanica, Ingegneria elettrica e dell’informazione, Lettere e filosofia, Scienze umane, sociali e della salute.

Un ateneo piccolo, ma questo non è necessariamente un punto a sfavore: nel mondo alcune università che garantiscono dimensioni ridotte offrono vantaggi su come lo studente è seguito e supervisionato dai docenti. Eppure, nonostante questo, e nonostante la storia millenaria del territorio, l’ateneo cassinate non è considerato alla stregua di altri in Italia. Nella classifica stilata da Il Sole 24 Ore nel 2016 per qualità dell’università (sulla base di una serie di complicati parametri relativi a qualità didattica e di produzione scientifica) l’Ateneo di Cassino si posizionava 47° su 61. Una magra figura, insomma, anche se in compagnia di molti atenei del Sud Italia.

Il presidente Mattarella all'inaugurazione dell'anno accademico 2018-2019 dell'università di Cassino
Il presidente Mattarella all’inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019 dell’università di Cassino

Poi però, se si prendono i dati della ricerca del Censis del 2019, che divide le università sulla base della grandezza (numero di iscritti), nella propria categoria Cassino si classifica al terzo posto (su nove), con un tasso di occupabilità dell’86%, dato di tutto rispetto, e superiore a quello di università ben più blasonate. Qualcosa dunque da rivedere, o forse solo da valorizzare, se davvero si vuole perpetrare quel ruolo di faro culturale che da millenni illumina la piana cassinate. Probabilmente è un lavoro da fare sul piano dell’offerta accademica, anche in termini di risorse umane. Come del resto accade in tutto il mondo, dove le università si contendono i migliori nomi o i docenti con la migliore propensione ad attivare canali di ricerca e, perché no, di finanziamenti che poi si traducono di nuovo in ricerca e servizi.

L'allora Rettore Betta con il ministro Manfredi e Walter Ricciardi, ex docente dell'ateneo; all'inaugurazione dell'anno accademico di febbraio 2020
L’allora Rettore Betta con il ministro Manfredi e Walter Ricciardi, ex docente dell’ateneo; all’inaugurazione dell’anno accademico di febbraio 2020

E nomi che hanno dato lustro all’università di Cassino nel tempo non sono mancati: Gianfranco Rubino, Franco Buffoni sul piano letterario, o Daniele Masala, campione olimpionico nel 1984 su quello sportivo, continuando con Walter Ricciardi, già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Vincenzo Guzzanti, ora primario dell’ospedale Bambin Gesù a Roma. Poi ancora hanno insegnato a Cassino Giuseppe Antonelli nella linguistica, Giuseppe Recinto nella giurisprudenza, Marco Ceccarelli e Luigi Papa nell’ingegneria.

E forse è proprio dalla ricerca e valorizzazione delle eccellenze che bisogna ripartire, per scalare quella classifica, e dare così un senso di vera continuità alla storia della conoscenza del Cassinate. Valorizzazione delle eccellenze in cui però l’Italia stessa non eccelle… lasciando partire centinaia di cervelli ogni anno verso paesi che offrono opportunità di gran lunga migliori.

Insomma, in bocca al lupo, Università. E in bocca al lupo al nuovo Rettore, il prof. Marco Dell’Isola, che nel suo settennato dal 2021 al 2027 avrà un gran lavoro da fare!

Tra cui, buon ultimo, rispondere alle domande che contiamo di fargli quanto prima.