Monumento alpini davanti alla stazione, ragionier Maddalena: “fa piangere Palladio nella sua Vicenza”

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Alpini-Vicenza
Alpini-Vicenza

Ogni giorno i maggiori giornali italiani fotografano una parte della Nazione che s’impegna sulla crescita economica e sulla solidarietà ed un’altra, politico-amministrativa e acculturata che si scontra in ciacole nei noiosi e ripetitivi programmi televisivi.

L’A.N.A. Sezionale di Vicenza “Monte Pasubio” s’è sempre impegnata nel “fare” volontaristico a favore della collettività, evidenziando quello spirito alpino “altruistico” che da 100 anni rappresenta un valore immateriale di grandissimo pregio che ha permesso di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia.

Nell’evidenziare i 100 anni dalla sua costituzione e per offrire un significato concreto alle nuove generazioni della alpinità vicentina, la dirigenza sezionale ANA di Vicenza ha indetto un concorso pubblico (con relativo capitolato) per realizzare un’opera artistica da collocarsi – su indicazione dell’Amministrazione Civica – davanti la stazione ferroviaria di Vicenza. L’opera poi prescelta sulla base del tema dato al bando “Alpini per la gente, tra la gente” è stata fatta una apposita commissione. Un monumento-fontana alto da terra 4 metri su un diametro di due metri

Come al solito, qui a Vicenza, s’è scatenata quella casta politico-culturale radical chic contraria all’iniziativa in quanto, secondo loro, il monumento danneggerebbe la città dal punto di vista Unesco.

Antonio Corazzin, al termine del suo mandato di Sindaco di Vicenza denunciò “una certa nomenklatura culturale locale o di carattere statale, chiusa in schemi superati che usa un linguaggio prenapoleonico” in merito all’affossamento in quel periodo del festival mozartiano e dei piani di Valle e di Piano.

Quando Vicenza era già diventata città Unesco, l’Amministrazione Variati ha concesso all’Associazione Bersaglieri di realizzare un monumento in largo Goethe (a fianco del teatro Olimpico) e nessuno della casta vicentina si è lamentato, così pure nessuna contestazione è emersa su quell’orrendo puntellamento risalente a una decina di anni fa del muro perimetrale a poche decine di metri dall’Arco delle Scalette e la dirimpettaia palizzata di San Silvestro, a cui si può aggiungere il degrado davanti Palazzo Chiericati, a fianco di Palazzo Civena-Trissino; Viale Dalmazia diventato, per merito della Giunta Quaresimin, un viale Giovanni Ceccarini (combattente a Vicenza nel 1848) divenuto lungomare riminese, per non parlare della Rocchetta o del cratere-parcheggio di Santa Corona del monastero di San Biagio……

Se poi guardiamo l’attuale stazione ferroviaria di Vicenza, il visitatore che arriva trova un edificio anonimo, con una piazza anonima, uno spartitraffico che rappresenta una selva oscura con a lato un rudere ventennale di bar.

Suvvia, siamo seri se vogliamo il bene per la nostra città, in una prospettiva di una maggior vivacità artistica innovativa, sempre nel rispetto della nostra storia culturale e artistica che, comunque, va maggiormente preservata e conservata.

Ragionier Antonio Maddalena