Cure domiciliari Covid, Primo Mastrantoni (Aduc): “bufale per accalappiare lettori e voti”

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Un tempo i compiti dei bambini delle scuole elementari erano corretti con la classica matita rossa e blu: il colore rosso indicava gli errori meno gravi, il blu quelli gravi e gravissimi.
Altri tempi, certo, ma alcune persone dovrebbero essere segnate con la matita blu: scrivono per aumentare la tiratura del proprio giornale o per acquisire consenso elettorale, contando sull’ignoranza o sulle aspettative delle persone. Il problema è che non si tratta di un’esercitazione scolastica ma della salute dei cittadini – afferma nel comunicato che pubblichiamo Primo Mastrantoni di  Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr).

E’ da irresponsabili, definire le “cure” domiciliari alternative come il rimedio per sconfiggere il COVID-19. Non ci riferiamo, ovviamente, agli interventi domiciliari, a malati in forma lieve e non grave di COVID-19, definiti dai protocolli del Ministero della Salute, ma alle “cure” domiciliari alternative che utilizzano prodotti, quali la idrossiclorochina, la ivermectina, l’azitromicina e integratori alimentari, ritenuti talmente efficaci da ridurre dell’80% i ricoveri e abbassare drasticamente la mortalità.
I sostenitori di questa bufala citano uno “studio” della Fondazione Hume che certificherebbe l’efficacia delle cure “alternative” a quelle del Ministero della Salute. Il problema è che non c’è nessuno “studio” ma semplicemente un articolo, senza evidenze scientifiche, che riporta il pensiero dell’autore, il quale, però, tiene a precisare che non assume responsabilità per l’uso delle informazioni fornite e invita a rivolgersi ai medici.

Vediamo questi farmaci miracolosi ai quali va applicato il metodo scientifico (dati, ipotesi, conclusioni). Per queste “cure” domiciliari alternative va fatta una premessa, tanto obbligatoria quanto significativa:il paziente deve firmare una liberatoria che sollevi il curatore da “ogni responsabilità civile, penale e morale per gli effetti collaterali che dovessero conseguire all’applicazione del suddetto approccio terapeutico.”
Comodo, no?
Entriamo nello specifico:
L’idrossiclorochina è un antimalarico e non ci sono evidenze scientifiche che un suo utilizzo porti alla riduzione della mortalità e dei trasferimenti in terapia intensiva.
L’ivermectina è un antiparassitario per animali (equini, bovini). Uno studio preliminare sull’efficacia è stato ritirato a causa di errori. La Food and Drug Administration (USA) avverte: “Non sei un cavallo. Non sei una mucca. Davvero, piantatela”.
L’azitromicina, è un antibiotico, non serve per il virus. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità gli antibiotici non devono essere usati come mezzo di prevenzione o trattamento di COVID-19. Un recente studio definisce l’azitromicina non più efficace di un placebo.
Rimangono gli integratori per i quali non ci sono riscontri sia in merito alla efficacia che alla sicurezza d’uso.
La promozione di queste “cure” domiciliari, purtroppo, avviene anche in Parlamento, con convegni nei quali il metodo scientifico è sconosciuto. Alla mente sovviene il caso Stamina, il trattamento per le malattie neurovegetative privo di validità scientifica. Il Parlamento ne autorizzò la sperimentazione, stanziando i relativi finanziamenti, ma era una truffa.
Occorre che il cittadino prenda in mano il proprio destino, cambiando, innanzitutto, il proprio medico nel caso in cui scopra che sia no-vax.

(Dal quotidiano LaRagione del 28.09.2021)