La Vicenza del passato: prima di Roma non si chiamava Vicenza ed è stata fondata da… turchi, progenitori dei Venetkens

1005
La stele rinvenuta a Isola Vicentina in cui appare per la prima volta il nome Venetkens
La stele rinvenuta a Isola Vicentina in cui appare per la prima volta il nome Venetkens

Vicenza – così inizia la prima puntata della nuova rubrica “La Vicenza del passato” (qui tutte le puntate, ndr) da noi affidata a Gianni Poggi che è non solo esperto di calcio biancorosso, qui i suoi articoli firmati su ViPiù, ma che ha anche scritto per noi con successo di bellezze meno note e di alcuni “orrori” di Vicenza, ndr)  diventa formalmente romana a metà del primo secolo avanti Cristo. Le è concesso lo status di municipio in premio alla fedeltà a Giulio Cesare nella Guerra Civile: diventa “municipium optimo iure” e ai vicentini quindi spettano tutti i diritti civili e politici. Da questo riconoscimento si origina una crescita della città che dura per tutta l’età imperiale.

Chiariamo subito un punto: Vicenza non è stata conquistata da Roma, la sua è stata piuttosto una “dedizione” che, in qualche modo, ricorda quella del 1404 a Venezia e conferma la vocazione della città al gregariato e alla incapacità di autonomia che ritroveremo lungo tutta la sua storia (alcune foto seguenti non sono strettamente connesse al testo ma danno un’idea di cosa parleremo nelle prossime puntate, ndr).

Nuove tracce di Vicenza romana nel cortile di Palazzo Chiericati
Nuove tracce di Vicenza romana nel cortile di Palazzo Chiericati

Tutto il Veneto, è vero, è stato vassallo di Roma e il collaborazionismo con l’Urbe risale ad almeno due secoli prima e passa attraverso forme sempre più avanzate di integrazione fino a diventarne, sotto Ottaviano Augusto, la Decima Regio con il nome di “Venetia et Histria”.

Niente “Roma ladrona”, quindi, nella storia dei veneti e dei vicentini, nessuna pretesa di autonomia e, anzi, gradita sottomissione e riconoscenza per i cospicui vantaggi che ne derivano. Proprio com’è successo mille e cinquecento anni dopo con la Serenissima.

Quando Roma fa capolino nella “Gallia Cisalpina” Vicenza esiste già da trecento anni. La fondazione della città risale al sesto secolo A.C., quando gli abitanti delle colline circostanti scendono a valle e creano il primo insediamento sulle alture che stanno alla confluenza fra l’Astico e il Retrone. Chi sono questi protovicentini? Sono veneti, i “venetkens” che si sono sovrapposti alle primitive popolazioni autoctone.

La Paflagonia, una regione posta sulla costa del Mar Nero nell’Anatolia centrale, e più precisamente tra i fiumi Partenio e Halys (odierno Kizilirmak) - immagine da https://www.facebook.com/AdMaioraVertite
La Paflagonia, una regione posta sulla costa del Mar Nero nell’Anatolia centrale, e più precisamente tra i fiumi Partenio e Halys (odierno Kizilirmak) – immagine da https://www.facebook.com/AdMaioraVertite

Altro brutto colpo per i venetisti: i veneti sono turchi! Arrivano infatti dall’Anatolia e prendono possesso di tutto il territorio regionale. E anche le successive contaminazioni con altre popolazioni parlano straniero: etruschi e celti sono altrettanto “foresti” e forse è da rivedere qualche idea sulla purezza del lignaggio dei veneti. L’arrivo dei romani accentuerà ulteriormente l’ibridazione.

Perché i “montanari” scendono dai Berici e scelgono l’attuale Centro Storico per fondare Vicenza? Per motivi economici, evidentemente, visto che agricoltura, allevamento e commercio certo non prosperano sulle pendici e nei boschi delle colline. Invece la pianura sottostante è attraversata dai grandi percorsi, che vanno dal mare agli incroci con le strade verso l’Europa settentrionale e ci arrivano anche le Vie del Nord, che seguono le valli dell’Astico e della Brenta.

Criptoportico romano databile al I sec. d.c.
Criptoportico romano databile al I sec. d.c.

Sono i fiumi a determinare la scelta logistica per l’insediamento: difesa naturale, fornitura di acqua e cibo, a loro volta vie di comunicazione. Retrone e Astico (il Bacchiglione nemmeno esiste fino al dodicesimo secolo) proteggono il nuovo centro su tre fronti e, a nord ovest, ci sono laghi e paludi. Le alture all’interno della loro confluenza sono il sito ideale, sufficientemente in alto sia per evitare la contaminazione con le malsane zone acquitrinose che per creare bastioni naturali.

Ci sono già altre nuove città in Veneto: Padova e Este, Treviso e Oderzo, Concordia, Oppeano. Per Vicenza l’asse viario più importante è quello su cui, nel 148 avanti Cristo, si sovrapporrà la Postumia, la grande via costruita da Roma per collegare Genova ad Aquileia, il Tirreno con l’Adriatico. I collegamenti con Padova e con il mare sono invece fluviali.

Sono poche le tracce lasciate dai primi vicentini. La città si è sempre ricostruita su se stessa, strato su strato, e quel poco che è stato trovato è frutto di ricerche occasionali e parziali. Gli storici dell’urbanistica sono arrivati alla conclusione che la civis romana si sia sovrapposta pari pari a quella venetica: lo dimostra il reticolato viario, che non segue l’ordine rigidamente ortogonale tipico delle città romane, e l’irregolarità dell’orientamento stradale, che è dovuto a una urbanizzazione precedente.

Seconda stanza del criptoportico romano
Seconda stanza del criptoportico romano

Sull’economia protovicentina ci sono solo supposizioni visto che dal passato è tornato alla luce solo un insediamento artigianale. Probabile che i fiumi fornissero l’energia per le attività manufatturiere.

Fra i resti, molto importanti quelli di un santuario dedicato a Reitia, la principale divinità della religione venetica, che sorgeva in pieno centro e a pochi passi dalla Postumia. Duecento laminette votive, rinvenute al suo interno, hanno fornito notizie e dati sulle usanze e sull’alfabeto dei vicentini prima di Roma.

Vicenza, però, non si chiamava Vicenza, ma Berga (da cui deriva il toponimo Berico) e il nome definitivo è assurto in epoca romana. Vicetia (o Vincentia o Vicentia) deriverebbe dal latino “vincens” (cioè vincente) o dal greco Oniketia (terra dei Veneti).

Articolo precedenteCovid Veneto e province al 3 ottobre: 264 contagi (-42,2%), 351 guariti, 0 decessi. L’82,2% degli over 12 è vaccinato con almeno una dose
Articolo successivoIl decollo di ITA erede Alitalia dal 15 ottobre, Aduc: soldi pubblici al vento? Le premesse e i primi passi sono una tragedia
Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.