“L’obiettivo -spiega la Consigliera di Parità della Provincia di Vicenza Francesca Lazzari– è di rendere più fluido lo scambio di informazioni tra le nostre realtà e soprattutto realizzare ogni iniziativa utile a favorire la piena applicazione della normativa in materia di parità e di pari opportunità tra uomo e donna, con particolare riferimento al ruolo genitoriale di lavoratori e lavoratrici. La pandemia ha esasperato una situazione che anche in tempi normali è regola nel nostro Paese, cioè la difficoltà per le donne di mantenere un lavoro una volta che diventano madri.”
Oltre 50 dimissioni per maternità alla settimana durante la pandemia. E’ questo il dato che ha messo in allarme la Consigliera di Parità e che l’ha spinta a prendere contatti con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Un contatto proficuo, tanto da diventare oggi un protocollo di intesa sottoscritto nella sede della Provincia di Vicenza tra la Consigliera Lazzari e Andrea Moglie, responsabile dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza.
I numeri parlano chiaro. Nel 2019 si contavano una media di 50 dimissioni alla settimana di genitori, perlopiù madri, con figli da 0 a 3 anni. Nel 2020 la banca dati dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza registra dati in miglioramento, con un totale di 2.220 dimissioni, pari a quasi 42 a settimana. Bene il calo, malissimo che il numero rimanga ancora molto alto.
“L’importanza di questo protocollo d’intesa -commenta Moglie- è di offrire uno strumento di collaborazione tra l’organo deputato a ricevere le convalide di dimissioni per i figli sotto i tre anni e a verificare il rispetto delle norme a tutela dei lavoratori , cioè l’Ispettorato al Lavoro, e il soggetto che sul territorio tutela le lavoratrici e i lavoratori contro le discriminazioni di genere, con compito di promuovere e controllare l’attuazione dei principi sul luogo di lavoro, cioè la Consigliera di Parità. Oltre a fornire un flusso continuo e periodico di informazioni, l’Ispettorato si impegna a inviare alla Consigliera anche i casi di rilevata gravità, in modo da intervenire con provvedimenti specifici.”
Un protocollo a tutela del diritto di ogni lavoratrice, e più in generale di ogni lavoratore, a non dovere rinunciare ad un lavoro all’arrivo di un figlio o una volta constatata la difficoltà di gestire un bambino. Il tema è quello della conciliazione e condivisione dei tempi di vita e di lavoro. Tema che in Italia evidenzia ancora molte criticità. Purtroppo.
Concretamente, l’Ispettorato fornirà periodicamente, almeno ogni 4 mesi, alla Consigliera di Parità i dati statistici, anonimi e disaggregati per genere, relativi al contesto provinciale e i dati relativi a licenziamenti/dimissioni di madri in periodo protetto, nel rispetto delle indicazioni provenienti dall’Istituto Nazionale del Lavoro.
Viene costituito un “Comitato tecnico di lavoro” che si riunirà almeno con cadenza quadrimestrale, allargabile ad altri soggetti utili al dialogo, ad es. Inps, Inail, Asl, ecc.).
L’impegno è anche a collaborare per le attività di informazione, sensibilizzazione, formazione alla collettività e ad altri enti ed associazioni, attraverso conferenze, seminari, convegni, aventi ad oggetto materie afferenti al diritto del lavoro analizzate in una prospettiva di genere, progettare e realizzare azioni di studio e ricerca sui temi delle pari opportunità, delle discriminazioni, del mobbing e delle violenze nei luoghi di lavoro coinvolgendo anche personale dell’Ispettorato per rafforzare le competenze, le conoscenze e le metodologie di intervento nell’ambito delle azioni antidiscriminatorie e di tutela e promozione della parità e pari opportunità nei luoghi di lavoro.
I dati dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza
L’andamento delle convalide dimissioni della provincia di Vicenza, nell’anno 2020 ha registrato una leggera flessione rispetto al 2019, con un numero totale di 2220.
La tipologia di recesso più frequente è costituita dalle dimissioni volontarie, oltre il 94%, mentre le dimissioni per giusta causa e le risoluzioni consensuali sono rispettivamente al 4% e 2% del totale.
In ottica di genere, delle 2220 convalide totali, circa il 70% si riferisce a donne, attestando una maggior esposizione delle lavoratrici madri al recesso dal mercato del lavoro in presenza di figli sino a tre anni di età.
Il 75% circa dei provvedimenti di convalida delle dimissioni riguardano lavoratrici e lavoratori di età compresa tra i 29 e 44 anni . La maggiore concentrazione dei provvedimenti ha riguardato la fascia di età tra i 34 e 44 anni, vale a dire di lavoratori e lavoratrici nel pieno delle potenzialità lavorative.
Sul complesso dei richiedenti il provvedimento, circa il 60% ha un solo figlio, il 30% due figli e il 10% più di due figli .
L’età del figlio che più incide in questo fenomeno è quella fino ad un anno, evidenziando la prevalenza dell’esigenza di primo accudimento .
Nell’anno 2020 la maggior parte dei provvedimenti di convalida riguarda lavoratrici e lavoratori con qualifica di impiegato e di operaio, che rappresentano circa il 90% delle dimissioni /risoluzioni convalidate. Percentuale sostanzialmente in linea con quella registrata nel corso del 2019.
In entrambe le qualifiche, la netta prevalenza è costituita da lavoratrici madri, pari all’84% degli impiegati (a fronte del 16% rappresentato dagli uomini) e al 71% degli operai (a fronte del 29% costituito da uomini).
Questa distribuzione induce due tipi di considerazioni. La prima è che l’andamento delle convalide rispecchia la distribuzione del genere nel mercato del lavoro dipendente, in cui le donne sono maggiormente rappresentate nelle qualifiche di livello intermedio, mentre sono scarsamente presenti ai livelli apicali. La seconda è la maggiore esposizione delle donne, a prescindere dal profilo di inquadramento, al recesso del mercato del lavoro in condizione genitoriale, in tutti i profili .
I dati sull’anzianità di servizio mostrano che le lavoratrici madri /i lavoratori padri che si dimettono o aderiscono a risoluzioni consensuali presentano, secondo un andamento stabile nel tempo, una bassa anzianità di servizio entro i primi tre anni del rapporto di lavoro . Segue poi la fascia dai tre ai 10 anni che però per oltre l’ 83% riguarda lavoratrici madri .
In misura nettamente inferiore sono le convalide di dimissioni o risoluzioni consensuali di lavoratrice/lavoratori con oltre 10 anni di servizio, anche per l’incidenza anagrafica dei lavoratori e lavoratrici in condizioni di genitorialità. Anche in questi casi la quota femminile resta sempre prevalente su quella maschile .
L’ambito produttivo in cui le convalide sono maggiormente concentrate permane il settore terziario, con significativa presenza femminile che supera il 72% dei provvedimenti adottati .
Rilevanti anche il dato dell’industria, pari al 15% del totale, e dell’edilizia, pari a poco più del 3% del totale.
Nell’ambito dei settori sopraindicati, si registra una netta prevalenza delle lavoratrici madri nel terziario, di cui costituiscono l’82% del totale, e nell’industria, in cui 61% delle convalide è riferito alle donne .
I settori più colpiti sono stati: il commercio all’ingrosso e al dettaglio, le agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, sanità, assistenza sociale, attività di servizi di ristorazione.
Dati consistenti sono stati pure rilevati nell’ambito dell’industria manifatturiera in cui la prevalenza dei provvedimenti di convalida delle dimissioni ha riguardato donne.
Un andamento opposto si riscontra nell’ambito dell’edilizia, caratterizzato prevalentemente dal lavoro maschile, in cui il 60% dei provvedimenti è destinato ai lavoratori padri.
Con riferimento alla tipologia di orario di lavoro, oltre il 64% dei provvedimenti di convalida si riferisce ai rapporti di lavoro a tempo pieno, con prevalenza dei provvedimenti riferiti alle lavoratrici madri.
Tale rilevazione consente l’analisi dei fattori che inducono alla risoluzione del rapporto di lavoro in presenza di carichi familiari.
Sul totale delle convalide, la motivazione più frequente registrata per oltre il 50% continua ad essere la difficoltà di conciliazione dell’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole sia per ragioni legate alla disponibilità dei servizi di cura che per ragioni di carattere organizzativo riferite al proprio contesto lavorativo .
La difficoltà di conciliazione per motivi legati ai servizi di cura comprende l’assenza di parenti di supporto, l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (asili nido baby-sitter), il mancato accoglimento al nido.
La difficoltà di conciliazione per motivi legati all’organizzazione e le condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente conciliabili con le esigenze di cura della prole comprende la distanza dal luogo di lavoro, il cambiamento della sede di lavoro, le ragioni concernenti l’orario di lavoro come la mancata modifica degli orari lavorativi, la mancata concessione del part-time, la modifica delle mansioni svolte.
Significativo il dato sulla non accettazione del part- time /flessibilità ricevuto dalle lavoratrici
Ulteriori motivazioni di carattere residuale riguardano le restanti situazioni quali cambio di residenza, distanza tra luogo di residenza e sede di lavoro, ricongiungimento al coniuge, trasferimento dell’azienda .
Esiste, tuttavia, una profonda differenza di genere nel dato relativo alle motivazioni, in quanto la difficoltà di esercizio della genitorialità in maniera compatibile con la propria occupazione è quasi esclusivamente femminile.
Le segnalazioni di difficoltà di conciliazione per ragioni legate ai servizi di cura o ragioni legate all’organizzazione del lavoro, infatti, riguardano donne in una percentuale tra il 96 % e 98% .
La prevalente motivazione delle convalide riferite agli uomini è invece il passaggio ad altra azienda.
Tale dato attesta il differente utilizzo da parte di uomini e donne dell’istituto della convalida e attiene a problematiche di genere che non caratterizza il solo periodo dell’emergenza pandemica, ma che tuttavia ne esce confermato.
Mancate convalide
I casi di mancata convalida in cui si è riscontrato la non genuinità del consenso prestato dalla lavoratrice madre/ dal lavoratore padre alle dimensioni o risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro sono stati del tutto marginali, a conferma dell’importanza di una corretta informazione dei lavoratori e delle lavoratrici con figli minori di tre anni di età sulle misure loro spettanti a tutela della genitorialità, tra i quali anche la fruizione del congedo parentale COVID-19 e il ricorso al lavoro agile.
Alla realizzazione di tali obiettivi concorrono le iniziative di prevenzione e promozione della legalità svolte dal personale ispettivo dell’ITL di Vicenza.