Energia fra ambizioni e realtà, Primo Mastrantoni di  Aduc: transizione energetica

137

Una parte consistente della bolletta elettrica non ha nulla a che vedere con il costo dell’energia fornita – scrive nella nota che pubblichiamo Primo Mastrantoni di  Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr). Si tratta dei cosiddetti oneri di sistema che vengono accollati agli utenti con le voci più disparate: dalle fonti rinnovabili e di cogenerazione, ai rifiuti non biodegradabili, alle agevolazioni tariffarie per il settore ferroviario, al nucleare che non c’è (ma ci sono, ancora, le vecchie centrali, chiuse da più di 30 anni e le cui scorie nessuno vuole).
D’altra parte, anche il settore dei combustibili fossili è sovvenzionato, sia direttamente, con sussidi statali, sia indirettamente con sconti fiscali che gravano sul contribuente.
L’occasione per rimettere in ordine il costo delle bollette elettriche – pagare l’effettivo consumo di energia ed eliminare le sovvenzioni, distorsive del mercato – potrebbe arrivare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che sostiene lo sviluppo verde e digitale del nostro Paese, inserito all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto comunitario da 750 miliardi di euro, concordato con l’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.
L’Italia ha presentato un Piano fissando un contributo del 30% (in percentuale del consumo finale lordo) all’obiettivo dell’UE in materia di energie rinnovabili per il 2030. Attualmente, i consumi energetici complessivi (elettrico, termico, trasporti) sono coperti per il 20% dalle energie rinnovabili (solare, eolico, idraulico, geotermico, bioenergie).
Le rinnovabili, solare ed eolico, possono dare un contributo importante alla produzione di energia elettrica, ma sono fonti intermittenti che devono essere immagazzinate in modo consistente e le nuove tecnologie di stoccaggio, tali da poter sopperire alle necessità di fornitura costante, sono in fase di ricerca. Da rilevare che l’uso intensivo di solare ed eolico ha un impatto ambientale, paesaggistico e agricolo negativo.
Si ridiscute del nucleare, come soluzione alla decarbonizzazione, il che ha suscitato polemiche.
Facciamo un quadro della situazione.
Accanto alle vecchie tecnologie nucleari, si stanno sviluppando quelle di quarta generazione, con impianti di piccola taglia, modulari e a maggior sicurezza che potrebbero (il condizionale è d’obbligo) essere connessi alla rete entro il 2030, data fissata dall’obiettivo europeo di riduzione del 55% dei gas serra.
Il passo successivo potrebbe essere quello degli impianti a fusione nucleare, attualmente in fase sperimentale, che hanno un processo simile a quanto avviene nel Sole: emissioni zero, senza scorie e, in sostanza, a energia illimitata. Nulla a che vedere, dunque, con gli impianti a fissione nucleare. Già dalla fine degli anni ’50, l’Enea, l’Agenzia italiana per le nuove tecnologie, conduceva ricerche sulla fusione nucleare che, nel tempo, hanno visto coinvolti altri enti e Paesi. La fusione darebbe un apporto determinante (dipende dai tempi di realizzazione) per raggiungere la neutralità climatica nel 2050.
Il programma per ridurre e annullare le emissioni carboniche è ambizioso e le fonti rinnovabili sono irrinunciabili per perseguirne gli obiettivi. Si tratta di verificarne la fattibilità.

(dal quotidiano LaRagione del 5 ottobre 2021)

Primo Mastrantoni, Aduc