Il sen. Elio Lannutti “interroga” sulla mancata costituzione di parte civile di MPS contro Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, poi BPVi

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Mps: come mai non si è costituito parte civile, contro Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e le contigue Consob e Bankitalia? Pubblicato il 17 luglio 2018, nella seduta n. 22 Elio Lannutti – Al Ministro dell’economia e delle finanze. – Premesso che: come si apprende da un articolo de “la Repubblica” del 12 luglio 2018 «Mps non si costituirà parte civile contro gli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Lo ha deciso all’unanimità il consiglio di amministrazione dell’istituto senese”.
Il cda, si legge in una nota, “all’esito di una approfondita fase istruttoria condotta con l’ausilio di autorevoli consulenti legali esterni, ha valutato che, allo stato, non sussistano le condizioni per procedere alla costituzione di parte civile nel procedimento [penale] nel cui contesto l’ex presidente del consiglio di amministrazione Alessandro Profumo e l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di manipolazione di mercato e false comunicazioni sociali, mentre l’allora presidente del collegio sindacale e attuale sindaco effettivo, Paolo Salvadori, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di false comunicazioni sociali. Nel formulare le proprie valutazioni, il consiglio di amministrazione – viene precisato nella nota – ha considerato nel loro insieme tutti gli elementi decisionali disponibili, avendo esclusivo riguardo al perseguimento degli interessi della banca e alla tutela dell’integrità del suo patrimonio”»; si legge sul “Corriere della sera” del 27 aprile 2018: «Con una decisione non scontata da parte del gup di Milano, (…) gli ex vertici di Mps Alessandro Profumo – già presidente della banca e ora A.D di Leonardo – e l’ex ceo Fabrizio Viola – in seguito alla guida e poi commissario di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca – oltre a Paolo Salvadori, ex presidente del collegio sindacale, e alla stessa banca per responsabilità ex legge 231, sono stati rinviati a giudizio per aggiotaggio (ipotesi caduta per Salvadori) e falso in bilancio per il caso della contabilizzazione a bilanci dei cosiddetti “derivati” Santorini e Alexandria. Il processo inizierà il 17 luglio. La Procura aveva chiesto per tutti gli imputati il proscioglimento. Il gup Alessandra Del Corvo, non accogliendo le richieste dei pm e delle difese, ha mandato gli imputati a processo. (…) “Sono sorpreso ma confermo con determinazione di essere sereno per le scelte fatte in Mps. Dimostreremo di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob, e riconfermo la mia totale fiducia nella magistratura”, così Alessandro Profumo, secondo quanto indicato da fonti vicine al manager, ha commentato la decisione del gup. (…) I pm Giordano Baggio, Stefano Civardi e Mauro Clerici già nel settembre 2016 avevano chiesto l’archiviazione delle accuse a carico degli imputati (la tranche d’indagine era stata trasmessa per competenza da Siena a Milano) ma nell’aprile 2017 si erano visti respingere l’istanza dal gip Livio Cristofano, che aveva ordinato l’imputazione coatta. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare nella quale il pm Civardi nella scorsa udienza aveva chiesto nuovamente il proscioglimento con argomentazioni simili a quelle dell’istanza di archiviazione. (…) Dopo la crisi di Mps di fine 2011 a Siena erano arrivati Viola e Profumo per ristrutturare l’istituto. A febbraio 2013 avevano effettuato una correzione (“restatement”) del bilancio di Mps denunciando circa 700 milioni di perdite nascoste dietro una contabilizzazione non corretta di alcune operazioni di finanziamento a lungo termine su Btp (tecnicamente “enhanced long term repo”), realizzate con Deutsche Bank – operazione Santorini – e Nomura – operazione Alexandria. Tali contratti vennero denunciati come derivati ma, anche sulla base di un parere di Banca d’Italia-Consob-Ivass sul trattamento contabile, vennero mantenute iscritte secondo il criterio adottato da Mussari e Vigni, cioè “a saldi aperti” ovvero come prestiti e acquisti contemporanei e non “a saldi chiusi”, cioè come derivati, con effetti sia sul conto economico sia a livello di patrimonio. Vennero anche avviate cause per 1,2 miliardi di euro contro le 2 banche internazionali che portarono più avanti a due transazioni. Nel frattempo, nel 2016, la stessa Mps dovette correggere i bilanci fino al 2015 su ordine della Consob dopo che dalle indagini era emerso che i Btp alla base di alcune di quelle operazioni non erano stati acquistati da Mps. Da qui la nuova inchiesta, nata anche su impulso di un “supertestimone” come Giuseppe Bivona, ex manager di Goldman Sachs, e ora alla guida di una società di consulenza, Bluebell Partners, che da anni spulcia i bilanci senesi. Secondo i pm, Profumo e Viola non sarebbero stati da processare perché avrebbero agito senza alcuna intenzione di falsificare i conti (tra il 2011 e il 2014) né di occultare le perdite, anche perché avrebbero dato indicazione degli effetti contabili dei derivati in maniera pro-forma nei bilanci da loro firmati, senza dunque intenzione di ingannare il mercato. Diversa la lettura del gip dell’imputazione coatta (che agli atti aveva anche una nuova consulenza disposta dalla Procura generale) che aveva ravvisato nelle condotte dei manager presunti profili ingannevoli nei confronti del mercato perché quella contabilizzazione non aveva dissipato le ambiguità sui derivati»; secondo Bivona, vi sono responsabilità da parte di Viola, Profumo, Consob e Banca d’Italia nella falsificazione dei bilanci MPS, come riportato da un lancio dell’agenzia “Ansa” del 16 aprile 2018: «”Che Alexandria e Santorini fossero dei derivati era scritto più di 400 volte negli stessi contratti. Leggendoli, chiunque sarebbe dovuto saltare sulla sedia”». Lo ha detto Giuseppe Bivona, quale consulente di alcune parti civili, testimoniando al processo. «Secondo Bivona, nella vicenda Mps hanno responsabilità non solo gli ex vertici, ma anche le autorità di controllo come Bankitalia e Consob, e i vertici che hanno “ereditato” la banca dall’ex presidente Giuseppe Mussari. Oltre a Mussari, fra gli imputati ci sono l’ex direttore generale Antonio Vigni, l’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassarri e l’ex direttore finanziario Daniele Pirondini. Sono accusati, a vario titolo, di falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. L’ex a.d Fabrizio Viola e l’ex presidente Alessandro Profumo “avevano tutte le informazioni necessarie – ha spiegato Bivona – Eppure, anche nei bilanci successivi al loro arrivo, quindi dal 2012 in poi, i derivati sono contabilizzati come titoli di Stato. Questa pratica è finita nel 2015, quando è intervenuta la procura”. “Nel 2012 un’ispezione di Bankitalia aveva rilevato che si trattava di derivati – ha ricostruito Bivona – nel 2013 lo hanno riconosciuto Nomura, controparte in Alexandria, e Deutschebank, controparte in Santorini, oltre al Riesame di Siena. Ne deriva che quei bilanci erano viziati. Eppure, nessuna autorità di vigilanza ha avuto da ridire sugli aumenti di capitale del 2014 e 2015. È stata la procura a fare quello che non avevano fatto Consob e Bankitalia”. Sia Consob sia Bankitalia sono parti civili al processo. A Milano è in corso anche l’udienza preliminare a carico di Profumo e Viola: per la seconda volta il pm ha chiesto il loro proscioglimento. Il 12 aprile, l’assemblea di Mps ha giudicato inammissibile la richiesta di azione di responsabilità promossa da Bivona nei confronti di Profumo e Viola», si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto; se ritenga che la mancata costituzione di parte civile contro Profumo e Viola da parte del presidente MPS Bariatti, vice presidente Turicchi e del consigliere Kostoris non integri un conflitto di interessi, essendo solidale la responsabilità del consiglio di amministrazione, gli stessi che come membri dello stesso consiglio avevano approvato l’ultima semestrale nel 2015 accusata di essere falsa; se non abbia il dovere, anche alla luce di una decisione che comporta pregiudizio al patrimonio di Monte dei Paschi di Siena, di attivarsi, per quanto di competenza, al fine di revocare il mandato dell’intero consiglio di amministrazione, mettendo all’ordine del giorno della prossima assemblea degli azionisti un’azione di responsabilità verso tutti i protagonisti del grave dissesto; se ritenga che le dichiarazioni di Profumo di avere agito nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, “in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob”, non rappresentino la prova della responsabilità delle autorità vigilanti, che hanno sempre agito per tutelare gli interessi esclusivi delle banche e dei banchieri, calpestando i diritti di clienti, risparmiatori e lavoratori; quali misure urgenti intenda attivare, per restituire correttezza, trasparenza e legalità, sia nell’operato dei banchieri, sia soprattutto nello svolgimento delle funzioni di vigilanza da parte di Banca d’Italia e Consob.