Lignano Sabbiadoro è stata, dunque, solo una breve illusione per il Lr Vicenza. Quella, cioè, di aver fatto girare le cose solo con il cambio di allenatore e con un nuovo modulo. La vittoria sul campo del Pordenone è risultata invece illusoria perché il pur modesto Vicenza era stato più forte di un avversario ancor più mediocre e che, comunque, era riuscito a segnare due gol in rimonta e a colpire un palo.
La voglia dei biancorossi di smentire una identità di squadra da retrocessione, creatasi perdendo di fila la partita di Coppa Italia e le successive sei gare di campionato, aveva un po’ falsato l’analisi e forzato una realtà che, in tre settimane, non poteva essere già radicalmente cambiata.
La sconfitta interna con una Reggina che certo non è fra le top del campionato, è stata un brutto rimbalzo verso il basso e ha riprodotto il clima di sfiducia e disillusione pre-Pordenone. Ma Brocchi non ha la bacchetta magica e i giocatori hanno riproposto in campo i limiti e i difetti che già si erano evidenziati con Di Carlo.
La lacuna più vistosa del Lr Vicenza, che non è di natura tecnica ma caratteriale, è stata la mancanza di reazione allo svantaggio nel secondo tempo e che l’allenatore non è riuscito a modificare con cinque cambi, per altro tatticamente non innovativi perché ha sostituito ruolo su ruolo. Non si è trattato di un calo fisico (sarebbe, del resto, davvero grave se la condizione atletica del gruppo non fosse ancora a regime) ma di un problema attinente alla psicologia di un gruppo a cui forse manca un leader, una guida morale e psicologica.
E dire che, nella conferenza stampa della vigilia, Brocchi aveva usato in proposito parole che ricordavano molto quelle ripetute a oltranza dal suo predecessore Di Carlo: ho visto la squadra con l’atteggiamento giusto, con la voglia di dare continuità. Ci risiamo con l’ottimismo e la convinzione prodotti in allenamento e il riscontro diverso del campionato? C’è forse da cominciare a pensare a un gruppo che durante la settimana si esprime a un certo livello che poi, in campo, non sa riproporre? Se così fosse, non sarebbe un problema da poco, meglio ricorrere a uno psicologo.
Al Menti, pur sostenuto dall’inizio alla fine da un pubblico tornato quello pre-Covid, il Lane ha fatto rivedere i deficit già noti. La difesa, anche se con il nuovo modulo che prevede tre centrali, ha dei limiti tecnici e, ogni tanto, delle esitazioni dei singoli che spiegano perchè non ha mai finito imbattuta una gara. Colpe del portiere non ce ne sono e, anzi, Grandi ha ripreso il suo posto con professionalità dopo lo sgarbo di essere stato retrocesso a secondo di un diciannovenne esordiente e, finora, ha sempre meritato la sufficienza.
Il centrocampo del Lr Vicenza resta ancora il punto debole della squadra. Il passaggio dal modulo a rombo, penalizzante per la mancanza sia di un trequartista che di un regista naturali, alla linea a quattro composta da due mediani e due esterni non ha prodotto miglioramenti significativi e resta l’impressione che, reparto contro reparto, quello degli avversari sia sempre più efficace e strutturato.
Anche in questo caso il problema è legato ai centrocampisti disponibili, alcuni dei quali non riescono a fare il salto di qualità che ci si attendeva, altri non sono dei fenomeni, altri ancora mancano di esperienza. Ci si attende molto da Taugourdeau, ma il giocatore è arrivato solo all’ultimo minuto dell’ultimo giorno di calciomercato e, pur essendo a Vicenza da un mese e mezzo, non è ancora in condizione di giocare una partita intera.
Anche Brocchi insiste con il trequartista pur non avendo in rosa uno specialista nel ruolo. Il tecnico ha dapprima confermato la scelta del suo predecessore proponendo Proia alle spalle delle punte ma, nell’ultima partita, lo ha bocciato preferendogli Dalmonte. Né l’uno né l’altro giocatore hanno funzionato: l’ex-Genoa in passato aveva convinto molto più da esterno o da seconda punta e, infatti, è più portato a inserirsi e a concludere l’azione piuttosto che a creare gioco per gli attaccanti. Quanto a Proia, non si può proprio dire che sia un trequartista e anzi sembra soffrire sia questo impiego che la mancanza del supporto di un regista, com’era Iori nel Cittadella, che sappia valorizzarlo.
L’altro oggetto misterioso è Diaw. Un centravanti che, in nove gare ufficiali, non ha ancora segnato un gol diventa un caso. Per lui prosegue l’anonimato in cui era caduto in gennaio con il trasferimento dal Pordenone al Monza e che si era tentati di spiegare con la concorrenza, a cui non era certo abituato, con attaccanti di rango e carisma. A Vicenza, di nuovo senza timore di doversi giocare il posto di titolare e in un contesto più vicino a quelli di Cittadella e Pordenone, ci si aspettava un Diaw di nuovo protagonista ma così non è stato. Nessun dubbio sul suo impegno né sulle sue doti, ma un attaccante che non segna è un problema non da poco per una squadra che si porta dietro già dal campionato precedente la mancanza di un bomber.
Un’ultima osservazione: il Lr Vicenza non ha cambi in grado di modificare la partita. Per un motivo o per l’altro, Giacomelli, Meggiorini, Lanzafame, Rigoni ma anche Mancini e Pizzignacco non sembrano al livello dei titolari. E anche questo non è un problema da poco per Brocchi.