Lussemburgo è stato il primo Paese dell’Unione e del continente europeo a legalizzare la cannabis ricreativa (1). Certo è piccolino, ma non è un tassello secondario nella compagine europea afferma nel comunicato che pubblichiamo l’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr). Non solo, è riuscito a “battere” Paesi che da tempo erano punto di riferimento antiproibizionista.
Si pensi ai Paesi Bassi con i loro coffee shop; o a Svizzera, Germania, Belgio, Spagna, Gran Bretagna con le loro narcosale (e includiamo anche la Francia, Paese tra i più proibizionisti del continente, ma ad un buon livello di sperimentazione per le narcosale); il Portogallo che da anni è riferimento pur non avendo legalizzato in senso stretto. Non ultima l’Italia, dove il consumo è depenalizzato da tempo e, con la raccolta in dieci giorni delle firme necessarie per indire referendum legalizzatorio della cannabis, al centro dell’attenzione mondiale.
Ed è proprio da questa “anomalia” italiana occorre partire per capire cosa significa e quale traino europeo può diventare la politica dello Stivale di queste settimane. La sottoscrizione online è stata chiave del successo e dell’attenzione, formalizzando un consenso che già c’era con un metodo inattaccabile (spid) perché già fiore all’occhiello dell’amministrazione pubblica.
Creatività, tempismo, tenacia e pronta organizzazione hanno fatto il resto. Per chi avesse ancora qualche dubbio, metodo nuovo o meno, è stata rimarcata la voragine tra cittadini e loro rappresentanti istituzionali: sonnacchiosi, indifferenti e sostanzialmente affossatori di anni ed anni di iniziative popolari e parlamentari in questo senso; che, non a caso, come prima reazione si sono subito intrecciati con proposte per limitare l’uso del referendum… non potendo limitare l’uso dello spid.
La storia ce ne darà ragione, ma solo se siamo consapevoli che questa storia va scritta da chi ha innescato questo meccanismo di emersione e popolarizzazione della tematica. Fa anche testo che gli stessi promotori del referendum pro-cannabis, nei mesi precedenti, senza spid hanno raccolto le firme per il referendum legalizzatorio dell’eutanasia e, quando lo spid è arrivato ed hanno cominciato ad usarlo, le firme si sono raddoppiate. Una scuola di pratica e di pensiero ha cominciato a prendere piede (2).
Mentre in Italia accade questo, in Spagna il Parlamento boccia la legalizzazione per merito dei socialisti (3), in Germania un sondaggio dà un inatteso e risicato 30% pro-legalizzazione (4)… il Lussemburgo decide seguendo quella storia legalizzatoria che si sta espandendo in tutto il mondo. Istituzioni lussemburghesi, quindi, capaci di cogliere e isituzionalizzare e, soprattutto, molo più brave di tante altre istituzioni europee che – in genere, ma non nel nostro caso – fanno scuola di razionalità e futuribilità.
Crediamo che occorra mettere a confronto e insieme i due metodi oggi vincenti: Lussemburgo e Italia. Da una parte la capacità istituzionale, dall’altra quella militante. Un dato di fatto che può diventare un mix politico prolifico per tutti gli altri Paesi europei (Unione e non).
Una chiosa finale. Mix politico prolifico che non ha valore solo per la legalizzazione della cannabis, ma per democrazia e libertà.
1 – https://www.aduc.it/articolo/cannabis+ricreativa+legalizzata+lussemburgo+primo_33370.php
2 – scuola che viene da molto lontano: i radicali di Pannella che, senza spid sono stati maestri di tematiche e metodologie che hanno ruotato intorno allo strumento referendario.
3 – https://avvertenze.aduc.it/notizia/legalizzazione+cannabis+parlamento+respinge+voto_138288.php
4 – https://avvertenze.aduc.it/notizia/legalizzazione+cannabis+ricreativa+30+favore_138292.php