Puntuale come un orologio svizzero – scrivono in una nota congiunta Vincenzo Forte, Coordinatore di Fratelli d?Italia per la Provincia di Vicenza e Eleonora Garzia Portavoce circolo Fratelli d’Italia Città di Vicenza – arriva il dibattito in merito all?annosa questione del fenomeno prostituzione tra proibizionismo e regolamentazione. Questa estate non fa eccezione, così come non fa eccezione Vicenza con i suoi viali popolati da lucciole. Quello che è certo è che lo spettacolo delle strade delle nostre città colonizzate da professioniste del sesso che esercitano la loro attività, molte delle quali ridotte in condizioni di semi-schiavitù, sotto ricatto e vittime di sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali che gestiscono veri e propri traffici di esseri umani, non è certo edificante e rappresenta un enorme problema dal punto di vista morale oltre che di degrado. Anche se prostituirsi non è illegale, le conseguenze dal punto di vista sociale sono inaccettabili se il fenomeno viene lasciato ad una sorta di autogestione, come se il problema non esistesse e non ci riguardasse se non quando passiamo in certe zone.
I problemi esistono e sono molteplici: da un lato le prostitute, costrette ad esercitare in condizioni di insicurezza, rimanendo spesso vittime di furti, pestaggi, rapine e omicidi, e dall?altro il cittadino che ha tutto il diritto di pretendere che queste situazioni di degrado vengano risolte.
Considerato che il fenomeno della prostituzione non è possibile eliminarlo, diventa evidente che l?unica strada percorribile rimane quella di una sua regolamentazione che permetterebbe anche un controllo da parte dello Stato. Ferma restando dunque l?auspicabilità di un tale intervento da parte del legislatore nazionale, rimane il problema del degrado visibile che gli amministratori locali si trovano ad affrontare con soluzioni più disparate che vanno dal metodo svedese, che consiste nel fotografare i clienti e spedire a casa le prove del ?vizietto?, inapplicabile in Italia per la contrarietà del garante della privacy, o la sempreverde proposta di creare quartieri a luci rosse concentrando il fenomeno in zone precise.
Sono passati 60 anni dall?abolizione della Legge Merlin, e non sappiamo quanti altri ne passeranno prima che il Parlamento metta seriamente mano al problema. Nel frattempo quello che chiediamo è il controllo del territorio e la presenza delle Istituzioni nei luoghi dove si esercita la prostituzione, al fine di scoraggiare la concentrazione di prostitute e clienti, e al tempo stesso combattere situazioni di illegalità e sfruttamento. Ben consapevoli che l?amministrazione non può risolvere il problema autonomamente, può però far comprendere con azioni concrete che la musica è cambiata e che la Città non è terra di nessuno ma di chi la vive, la ama e non accetta di vedere intere zone abbandonate al degrado.