Il Clan dei Tamimi: un “racconto diverso” sulla vicenda di Ahed Tamini, l’attivista palestinese diciassettenne appena liberata

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«Ahed Tamimi libera, a casa l’attivista palestinese 17enne che schiaffeggia i soldati: “La resistenza continuerà”»: così titola Il Fatto Quotidiano del 29 luglio (qui i dettagli)  sulla «ragazzina, che da anni affronta i soldati israeliani con pugni e schiaffi… condannata a otto mesi da un tribunale militare per aver schiaffeggiato nel dicembre scorso due militari israeliani che erano impegnati nel villaggio cisgiordano di Nebi Saleh, ma … liberata anticipatamente».  Se come quel quotidiano tutta la stampa riporta la vicenda da una visuale, vorrei sottoporre ai lettori la mia, diversa lettura. Di parte opposta? Può darsi. Leggete e valutate voi (qui la photo gallery).

 

Ebbene siamo nell’autunno del 1993. In un asilo di Beit El, un insediamento ebraico, è chiesto ai bambini di disegnare un fatto recentemente accaduto: la morte di Chaim Mizrahi, assassinato dal terrorismo il 29 ottobre 1993. I bambini dovevano disegnare quello che avevano sentito dire. I disegni dei bambini profondono un’immensa paura – diceva Becky Pinsky – un’insegnate immigrata da Brooklyn. I bambini disegnavano arabi difformi con braccia e teste fuori misura, immagini tremende. Un bambino ha disegnato un arabo che reggeva una roccia tra le mani, grande macchie di sangue rosso tra fiamme nere e rosse.

Così i bambini hanno cercato di immaginare la morte di Chaim Mizrahi, che viveva nel loro insediamento e come da qualche anno faceva, era andato a comprare le uova da un vicino palestinese. Non sapeva che lì avrebbe trovato arabi terroristi, che con la complicità del contadino, lo avrebbero ammazzato. Chi erano gli assassini di Chaim Mizrahi? Said e Nizar Tamini, zii di quell’angelo di Ahed Tamini, più un certo Mansour. L’hanno prima pugnalato, poi chiuso nel bagagliaio della sua auto e incendiato l’auto. Per la cronaca, Chaim aveva trent’anni e una moglie incinta.
Ahlam Tamimi è una cittadina neutralizzata giordana, nota per aver organizzato l’attentato suicida al ristorante Sbarro. È stata condannata da un tribunale militare israeliano e ha ricevuto numerose condanne a vita, ma è stata rilasciata come parte dello scambio di prigionieri di Gilad Shalit. I suoi pseudonimi includono Ahlam Aref Ahmad Al-Tamimi, Ahlam Arafat Mazin Al Tamimi, Halati e Khalti; l’FBI ha riportato il suo nome come Ahlam Ahmad Al-Tamimi. Nell’estate del 2012, Ahlam Tamimi ha sposato lo zio di Ahed, Nizar Tamimi, coinvolto nell’assassinio del 1993, il cui omicidio è stato rivendicato da Hamas e descritto in un rapporto all’epoca come “un attacco da parte di estremisti deciso a distruggere il processo di pace provocando la rabbia ebraica “. Attentato alla pizzeria Sbarro: 145 feriti secondo alcune fonti, 130 secondo altre, 15 morti di cui la metà bambini e una donna incinta (vdi il video)
Alla fine di settembre 2017, Ahed Tamimi era una degli speakers di una conferenza ospitata dal Parlamento europeo a Bruxelles. Tra i co-relatori di Ahed c’era la dirottatrice per eccelso di compagnie aeree Leila Khaled, che …meravigliosa Europa! Questa ragazzina, Ahed, ha un trascorso di provocatrice, prima istigato dalla famiglia, ma ora, fa parte del suo modo operandi e non intende smontarsene perché ha capito che le sue provocazioni sono galline dalle uova d’oro. Complici di queste galline dalle uova d’oro ONG e stampa.
Il clan Tamimi è diventato famoso a livello internazionale, grazie in parte al supporto di Amnesty International. Ma la loro presupposta difesa della non violenza è un mito tanto pericoloso, quanto poco veritiero: questo clan per tutto il tempo ha lavorato anche per la terza intifada, producendo video nell’azienda di famiglia. Organizzazioni come Amnesty International & C. hanno colto questi parossismi della violenza palestinese per implorare i governi di tutto il mondo di fare di più per punire Israele: non si chiede il confronto, nessuno dei due è senza peccato, ma si chiede la condanna di Israele a prescindere, con il risultato di aver prodotto una piccola e stupida diva, a scapito della Pace.
Quello che mi sorprende è la poca ricerca da parte della stampa, le notizie qui riportate sono documentabili, facilmente rintracciabili in internet, anche in lingua inglese, già oggetto di vari scambi di opinione, nel corso degli anni. Non santifichiamo Ahed Tamimi, perché c’è poco da santificare, è una piccola Weinstein della provocazione, possibile embrione di terrorismo, che sfrutta il suo potere mediatico per ottenere quello che vuole lei. Bocciata.