Sembra che la riscossione del canone Rai rimanga in bolletta elettrica solo fino alla fine del 2022 (1). Oggi fa parte dei cosiddetti “oneri impropri” dei costi energetici (2). L’attuale metodo di riscossione lederebbe gli impegni presi in Ue con il Piano di ripresa e resilienza – così scrive nella nota che pubblichiamo l’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.
La cancellazione dovrebbe avvenire con la riforma per rendere il mercato energetico al dettaglio più concorrenziale, levando oneri non legati al settore elettrico.
Una bega per il Fisco che dovrà inventarsi un nuovo metodo per la riscossione di questa imposta per il possesso di un tv. Vista la sfrontatezza dei metodi utilizzati fino ad oggi, non ci sarà da stupirsi per quello che verrà inventato. Di certo non sarà occasione per ripensare tutto il sistema di informazione e intrattenimento di Stato, magari facendo fede ad un referendum che alcuni anni fa suggerì al legislatore che la Rai sarebbe meglio privatizzarla e farla concorrere al pari coi suoi avversari dell’etere generalista (3).
Intanto, però, i contribuenti e i legislatori che ritengono vessatorio l’attuale sistema di radio-tv di Stato, possono cominciare ad organizzarsi per un eventuale referendum (4). Non per sostituirsi al legislatore, ma per aiutarlo a comprendere il danno che l’attuale regime provoca a libertà di informazione e all’economia di mercato. Per capirci sui tempi: nell’attuale “ingorgo” di scadenze istituzionali, una eventuale raccolta di firme referendarie non può partire prima del 2024. Tanto, nel frattempo, ci sembra difficile che la Rai venga meno ai propri presupposti monopolisti; anzi: ci sono tutte le avvisaglie per un peggioramento, anche e proprio in virtù del nuovo metodo di riscossione del canone che dovrà essere inventato.
NOTE
1 – Italia Oggi
2 – Il canone, in bolletta dal 2016, ha portato ad introiti di quasi 2 miliardi che col tempo si sono ridotti: in tanti non pagano più il canone non vedendo programmi tv dal digitale terrestre, ma presumibilmente attraverso Internet (e quindi non soggetti a canone). Per questo l’ad della radio-tv di Stato, Carlo Fuortes, ha lamentato di recente mancanza di soldi, ed ha chiesto l’estensione del canone ai device multimediali e lo storno di quella parte dell’imposta che oggi finanzia il Fondo per il pluralismo: https://tlc.aduc.it/rai/comunicato/canone+imposta+rai+pentola+dell+oro+che+tutti_33324.php
3 – Avversari che non hanno il canone e che si vedono scombussolare il mercato pubblicitario (unica loro fonte di guadagno) dalla presenza di un concorrente così privilegiato e in aperto abuso di posizione dominante.
4 – https://tlc.aduc.it/rai/articolo/imposta+canone+rai+referendum+libera+informazione_33412.php