Veneto centra obiettivo Europa2020 per riduzione gas climalteranti ma è a rischio per cambiamento climatico con fenomeni estremi in crescita

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Veneto e raggiungimento obiettivi Europa 2020
Veneto e raggiungimento obiettivi Europa 2020

Il Veneto è promosso quanto a impegno nella riduzione delle emissioni di gas climalteranti. A dirlo sono i dati rilevati da ISPRA, che stima un decremento delle emissioni espresse di CO2 equivalente pari al 25 per cento nel territorio regionale dal 1990 al 2015. Sono i numeri che emergono dal numero di ottobre di Statistiche flash dal titolo “I cambiamenti climatici ormai tangibili”.

Mentre Glasgow in questi giorni ha ospitato la 26° Conferenza delle Parti (COP26), il Veneto fa i conti con i dati a livello locale che mostrano come il cambiamento del clima risulti ormai tangibile, sia nelle temperature in aumento che nella distribuzione delle precipitazioni, con un significativo incremento dei fenomeni estremi.

L’inventario delle emissioni INEMAR Veneto con le stime dei principali macroinquinanti stimati a livello comunale rispecchiano quelli di ISPRA e raccontano di una diminuzione delle emissioni del 27 per cento tra il 2005 e il 2017. Le riduzioni più significative riguardano gli ambiti della produzione di energia elettrica e dei trasporti su strada. Bene anche la riduzione del PM10, sceso del 34 per cento nelle emissioni dal 2005 al 2017. In tale arco temporale a calare di più sono state le emissioni di biossido di zolfo (SO2) e di ossidi di azoto (NOX) rispettivamente a -87 e -45 per cento. Merito, per quanto riguarda l’SO2 dell’uso di combustibili a basso tenore di zolfo nell’industria e nei trasporti, e per l’NOX nei trasporti. Sono diminuite anche le emissioni di ammoniaca (NH3 a -19% tra il 2005 e il 2017), emissioni che dipendono dal numero dei capi allevati e dalla vendita di fertilizzanti.

 

Per quanto riguarda il clima, i dati mostrano gli effetti del cambiamento in atto. Dal 1993 al 2020 in Veneto le temperature medie sono cresciute di 0,55 °C per decennio, un incremento superiore a quanto riscontrato a livello globale e rispecchia l’attribuzione dell’area mediterranea ai “punti caldi” del pianeta. Le variazioni maggiori sono state rilevate in estate e in autunno con una crescita dello 0,7°C per decennio, mentre per estate e primavera il dato è +0,4°C per decennio. L’effetto è stato un aumento di fenomeni alluvionali, mareggiate, vento intenso, ma anche ondate di calore più intense e durature e fenomeni di siccità.  In Veneto sono cresciute le notti tropicali, (+5,2 giorni per decennio), mentre sono diminuiti i giorni con temperatura minima inferiore a 0°C (-9,6 giorni per decennio).

 

Se l’oggi è ben fotografato, il domani dipende invece dalla capacità di abbattere le emissioni di gas serra. Il progetto EURO-CORDEX prefigura per il Veneto un riscaldamento statisticamente significativo per il secolo corrente in tutte le stagioni, maggiore in estate e nelle aree montane. Per l’area di Montagnana (PD) sono stati disegnati tre scenari differenti per il periodo 1976-2100 rispetto al trentennio di riferimento 1976-2005. Lo scenario più favorevole, in caso di abbattimento maggiore di inquinanti, prevede un incremento di temperatura stabilizzato a 1,5°C, mentre nello scenario estremo l’aumento sarà di +5,5°C.

La pubblicazione è disponibile su questo link.