La notizia è spaventosa: 12 lavoratori extracomunitari, braccianti agricoli di nazionalità africana che tornavano dal lavoro nei campi stipati in un furgone, sono morti nello scontro frontale con un Tir. Le modalità sono analoghe a quelle dell’incidente di sabato scorso nel quale hanno perso la vita quattro braccianti africani. La regione è la stessa, la Puglia, dove migliaia di extracomunitari sono “impiegati” nella raccolta dei pomodori per pochi euro a fronte di 8-12 ore di fatica. Uno sfruttamento inaccettabile.
Dobbiamo renderci conto che queste tragedie non avvengono per caso ma sono frutto di prassi abituali per le quali i lavoratori sono sfruttati, minacciati, costretti a lavorare in condizioni inumane. Schiavi che devono sottostare alle regole del caporalato imperante. Sono uomini e donne invisibili che vivono in baracche fatiscenti, che vengono trasportati nei campi e dai campi in condizioni bestiali, che consumano un’esistenza che non è vita. Qualcuno che, oggi, occupa gli scranni del governo del paese ha annunciato, qualche settimana fa, che per i clandestini, per i profughi, per gli immigrati è finita la pacchia. Queste tragedie dimostrano che la “pacchia” non c’è mai stata e che le condizioni nelle quali queste persone (sì, “egregio” ministro Salvini, sono Persone uguali a noi, non “animali da soma”, “cose” senza diritti, e neppure “esseri inferiori”) sono costrette a lavorare e vivere assomigliano in maniera inquietante a quelle che subivano i deportati nei lager nazisti. Ricordiamoci che il crimine più infame dei nazisti fu quello, come scriveva Primo Levi, di rendere i deportati schiavi e di cancellare in loro anche il più flebile barlume di umanità.
Si colpiscano con durezza e severità gli sfruttatori, chi riduce in schiavitù esseri umani. Sono questi i nemici della civiltà, non certo chi subisce le loro vessazioni.
La nostra società sta cadendo in una barbarie nella quale l’odio contro chi è diverso (per etnia, religione, sesso, ideali politici, consizioni sociali) è una condizione normale. Un baratro dove trionfa la negazione della civiltà, dove i lavoratori vengono sfruttati, dove bisogna chinare la testa di fronte al padrone e al “caporale”, ritenersi inferiori e ringraziare chi ti percuote.
Bisogna prendere coscienza che, non tanto tempo fa, questo è stato e che le condizioni di odio che hanno prodotto quella negazione dell’umanità stanno tornando.
Ribelliamoci a questo stato di cose. Lottiamo per cambiare questa spaventosa prospettiva.