“Ci sono 270 uomini lì sotto- disse l’ingegnere direttore dei lavori- e se il fuoco si muove nella direzione del vento saranno 270 morti”. I morti furono 262 nella miniera di Marcinelle, in Belgio, in quei giorni di agosto 1956, 62 anni fa. Ma il ricordo resta indelebile. Di loro ben 136 erano italiani, 95 belgi e c’erano tedeschi, francesi, greci, polacchi, ungheresi, inglesi, olandesi, russi, ucraini. Quella catastrofe era rivelatrice del fatto che i belgi non avevano nessuna politica dell’immigrazione. I lavoratori che arrivavano a Charleroi e in tutta la Vallonia da ogni angolo d’Europa venivano trattati come bestie.
Senza diritti. Vivevano in ghetti senza contatto con l’esterno. E il governo italiano di allora non aveva alcuna politica dell’emigrazione. Ci vollero 262 morti sul lavoro, 420 orfani, 240 famiglie distrutte per arrivare , soltanto un anno dopo nel dicembre 1957, alla firma di un protocollo per garantire ai lavoratori migliori condizioni di vita e di lavoro.
In questi giorni di agosto 2018 ci sono stati 16 morti di lavoratori extracomunitari nel foggiano. Lavoratori occupati e sfruttati per raccogliere l’ “oro rosso” con il lavoro nero, schiavi del caporalato. E si continua a morire di lavoro.
Nei giorni scorsi, il 24 luglio, abbiamo presentato un Ordine del giorno in consiglio comunale per ribadire nella sede più alta della rappresentanza istituzionale di Vicenza, in sala Bernarda, che non si può morire di lavoro. Con l’obiettivo di “adeguare leggi e risorse per promuovere concretamente una più diffusa cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro”. Anche attraverso mostre fotografiche, proiezioni di film sulle acciaierie,…!
Vorrei rilanciare qui la proposta. È possibile che l’amministrazione di Vicenza promuova una mostra sui morti di Marcinelle in accordo con l’amministrazione di Charleroi? Io penso di sì.
È possibile che l’amministrazione di Vicenza levi la propria voce, di concerto con la “filiera oggi al governo di Provincia, Regione, Governo centrale” , per potenziare l’organico di Spisal veneto oggi ridotto a 150 unità? Numero troppo esiguo e renderlo più adeguato a intervenire, prevenire, controllare, sanzionare, a sviluppare formazione? Io penso di sì.
Ancor più constatando che tra i banchi del consiglio comunale in sala Bernarda di Vicenza siedono esponenti di spicco del partito al governo come il presidente del consiglio regionale del Veneto e parlamentari che so essere sensibili al tema dei morti sul lavoro.
Giovanni Rolando, consigliere comunale di Vicenza Gruppo Pd