“La quarta ondata è alle porte e la variante Omicron pende sulle nostre teste come una nuova spada di Damocle. L’Istituto Superiore di Sanità monitora la situazione e ci riferisce che negli ultimi 30 giorni i contagi fra gli operatori sanitari sono arrivati a 3929, ovvero 130 operatori sanitari si stanno infettando ogni 24 ore. Elaborando le cifre dell’ISS con i dati dell’Inail, siamo di fronte alla grave media di 107 infermieri che si stanno contagiando ogni giorno in Italia”. Il Presidente del Sindacato Nazionale Infermieri Nursing Up Antonio De Palma lancia così l’allarme in un comunicato e commenta le cifre dell’ISS.
«Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia sono arrivate al limite dell’occupazione dei posti letto negli ultimi giorni. Un altro dato su cui riflettere, dal momento che il surplus dei ricoveri da Covid-19 va a pesare come un macigno sulle spalle degli infermieri italiani. Come reggeremo l’urto dei nuovi ricoveri? Come potremo tutelare i malati a fronte di una carenza di personale che nei momenti topici dell’emergenza ha toccato, come da nostra accurata indagine, le 80mila unità?».
Il Presidente De Palma rivolge anche un accorato appello al Ministro Brunetta.
«Siamo ancora alle prese con i delicati e complessi giorni delle trattative per il rinnovo del contratto del comparto sanità. Il Ministro Brunetta ha indicato la necessità di chiudere prima possibile il contratto e noi non possiamo che condividere questa posizione. Ma nel contempo vogliamo evitare il rischio che si arrivi ad un flop totale.
Come Sindacato delle professioni infermieristiche, prosegue De Palma, invitiamo il Ministro Brunetta ad indicare all’Aran, che non ancora accoglie le istanze degli infermieri che rappresentiamo, la strada del loro inserimento contrattuale nell’area delle elevate qualificazioni che egli stesso ha voluto, laddove gli infermieri meritano legittimamente di essere inseriti, se necessario in una sezione specifica all’interno di tale alveo.
D’altronde assieme alle altre professioni sanitarie non mediche, gli infermieri del SSN rappresentano circa il 75% di tutto il personale, e la loro laurea, le specializzazioni universitarie fino al dottorato di ricerca, assevera la loro giusta collocazione nell’area richiesta.
Siamo consapevoli del rischio che nuovamente corriamo, e siamo pronti ad affrontarlo, alla luce della nuova variante. Ma questa politica deve rispondere con concretezza alle nostre necessità e deve farlo ora, perché in ballo c’è la qualità delle prestazioni sanitarie in un nuovo e cruciale momento per il Paese. Ed anche perché, chiosa De Palma, la valorizzazione della nostra categoria viaggia di pari passo con l’indispensabile ricostruzione della sanità italiana. Abbiamo anche dato la nostra disponibilità a confrontarci, in alternativa all’inserimento degli infermieri nell’area elevata qualificazione, sulla creazione di una nuova, quarta area in sanità, oltre alle tre già indicate dall’ARAN, dove inserire gli infermieri e gli altri professionisti sanitari non medici con la medesima dignità economica e di ruolo degli altri professionisti collocati in area di elevata qualificazione. La normativa vigente lo consente, giacché indica che le aree devono essere “almeno 3”, e allora non si comprende perché non possa essercene una quarta, dedicata al 75% del personale sanitario del SSN.
Insomma, questo contratto, così com’è al momento, prevederebbe la creazione di un’area elevata qualificazione vuota, e solo in un secondo momento si valuterà quali figure sanitarie inserirvi. Che diavoleria è mai questa? Per noi tutto ciò si tradurrebbe in un fallimento e non possiamo permettere di ritrovarci con un pericoloso boomerang che ci colpirebbe in pieno viso. Non possiamo nemmeno pensare che fosse nelle intenzioni del Ministro Brunetta di creare un’area “fantasma”, vuota oggi, dove collocare, nel tempo, solo alcuni privilegiati.
Gli infermieri italiani hanno tutti i requisiti, sia quelli culturali che quelli afferenti alle loro responsabilità per entrarci di diritto, per esservi collocati senza se e senza ma. I cittadini non vogliono questo alla soglia della quarta ondata, poiché hanno ben compreso, loro sì fortunatamente, che la nostra valorizzazione, come figure perno di questo sistema, viaggia di pari passo con l’indispensabile ricostruzione della sanità italiana», conclude De Palma».