L’articolo 7 del Regolamento del Giuoco del Calcio (“La durata della gara”) dice che: “ciascun periodo di gioco deve essere prolungato dall’arbitro per recuperare tutto il tempo perduto per: le sostituzioni, … i provvedimenti disciplinari. Il quarto ufficiale indica il recupero minimo deciso dall’arbitro al termine dell’ultimo minuto di ciascun periodo di gioco. Il recupero può essere aumentato dall’arbitro, ma non può essere ridotto”.
Al quesito “è a discrezione dell’arbitro decidere se recuperare o no il tempo perso per infortuni e/o per altre cause?” la Guida pratica della Associazione Italiana Arbitri risponde: “no. L’arbitro deve recuperare il tempo perso alla fine di ciascun periodo di gioco. Tuttavia, la durata del tempo da recuperare è a discrezione dell’arbitro”.
Queste sono le regole e alla luce di queste devono essere valutate le decisioni dell’arbitro Valeri nel finale della partita Vicenza-Benevento. Questo è quanto accaduto: al 90’ il quarto ufficiale segnala tre minuti di recupero, tempo che dev’essere inteso come un recupero “minimo” e suscettibile di aumento a discrezione dell’arbitro. Nel secondo minuto di recupero il Benevento fa due sostituzioni, ed è prassi valutare in trenta secondi il tempo da recuperare per ogni sostituzione. Quindi, ai tre minuti segnalati dal quarto uomo si aggiungono almeno altri sessanta secondi di gioco. Nel quarto minuto di recupero (e cioè entro il termine che si suppone concesso per completare il secondo tempo) il gioco è interrotto perché è comminata una ammonizione al biancorosso Rigoni. Valeri non ha discrezionalità ed è quindi obbligato dal Regolamento a recuperare anche il tempo della interruzione per la ammonizione. Quanto recuperare è a sua discrezione, mettiamo che aggiunga un altro minuto. Si gioca, insomma, almeno fino a tutto il 95° minuto. Prima dello scadere di questo nuovo termine, e quindi nel corso del recupero non ancora concluso, il Benevento segna il suo terzo gol. Spiace, ma è tutto corretto.
Parlare di furti, di arbitraggio scandaloso, di accanimento contro il Vicenza è, in questo caso, sbagliato e populistico. Fa comodo ed è facile scaricare su terzi le responsabilità della dodicesima sconfitta dei biancorossi, ma la lagna sull’arbitro stavolta è fuori posto e opportunistica. Faccio una domanda provocatoria: e se invece avesse segnato il Vicenza il terzo gol al 95°? Valeri santo subito? Sicuramente.
Non si può continuare a tirare fuori scuse per spiegare la dozzina di sconfitte (do-di-ci!) della squadra biancorossa: una volta è colpa dell’arbitro, un’altra si assegnano alla sfortuna pali e rigori sbagliati, la prossima dipenderà dalle condizioni del campo o dal vento o dal caldo. Insomma, di tutto fuorchè ammettere che, se il Vicenza è ultimo in classifica e vanta – si fa per dire – il maggior numero di sconfitte e di gol incassati, forse è il caso di andare a vedere come stanno davvero le cose e di trovare i responsabili. Che, fra l’altro, è la stessa società ad avere già individuato, cacciando Di Carlo e Magalini, allenatore e direttore sportivo.
È una sfortuna se hai un solo attaccante a disposizione e in panchina hai una sola sostituzione, un ragazzino di sedici anni che non ha mai giocato in prima squadra e, tanto meno, in Serie B? È normale farsi trovare impreparati alla eventualità che l’unica punta a disposizione si infortuni? Una squadra nelle condizioni in cui si trova il Vicenza, che non può permettersi più alcuna negligenza né alcun rischio, non deve mettersi nelle condizioni di trovarsi con una rosa incompleta. Si sapeva che Lanzafame è lungodegente, che Meggiorini non è in forma e spesso infortunato, che Longo non è un bomber, che Mancini è ancora una promessa. E aggiungiamo che Diaw ha segnato un solo gol nelle undici partite di campionato in cui è sceso in campo. La scelta è stata quella di non fare aggiunte alla rosa e mettere in condizione il povero Brocchi di giocare sessantadue minuti della partita con il Benevento e, probabilmente, la partita in trasferta a Perugia senza attaccanti.
È ormai come sparare sulla Croce Rossa far presente che due dei tre gol incassati dal Vicenza sono frutto di errori di difensori. Non c’è partita in cui non ci si debba lamentare di deficienze del reparto, non c’è niente da fare. E meno male che Grandi sta giocando un ottimo campionato, alla faccia di chi lo aveva declassato a riserva di un debuttante di diciannove anni. Il terzo gol subìto dai biancorossi è esemplare: segna di testa un avversario che svetta in mezzo a tre giocatori del Vicenza. E questo a fine gara, quando in area non dovrebbe volare nemmeno una mosca.
Un’ultima considerazione: Giacomelli è stato il miglior biancorosso e ha il merito di aver consentito la doppia rimonta. Ma è stata pessima e non professionale la sceneggiata dopo il rigore di Lapadula. Hanno dovuto fermarlo in tre, da quanto era infuriato. Che avesse torto o ragione, non importa: un capitano non si comporta così.