La questura di Vicenza ha iscritto secondo quanto riporta il principale quotidiano locale 5 attivisti ambientalisti nel registro degli indagati per aver imbrattato il punto vendita Eni di piazza Castello nel corso dell’ultima manifestazione contro il cambiamento climatico il 22 ottobre. In una nota però il movimento Fridays for Future si scaglia proprio contro il Giornale di Vicenza per come è stata raccontata la vicenda.
“Siamo arrabbiat*, perché ancora una volta noi giovani, che combattiamo con impegno e dedizione per un futuro degno di essere chiamato tale, siamo stat* dipint* come criminali.
Siamo stat* descritt* come vandali sovversivi per aver sanzionato l’Eni Store con del colore a tempera idrosolubile: non vogliamo rovinare la nostra città, come il GDV ci accusa di fare, ma proteggerla dal consumo di suolo e dall’inquinamento imperante: il nostro è stato un gesto simbolico, non di certo vandalico” si legge nella lunga nota pubblicata su Facebook.
“Noi ragazz* agiamo per sensibilizzare la città, ci mettiamo in gioco per portare alla luce fenomeni del quale non si parla o che vengono messi in secondo piano, come la depauperazione del territorio, l’inquinamento delle acque, lo sfruttamento della manodopera nei paesi in via di sviluppo, la distruzione della flora e della fauna, la continua cementificazione e disboscamento. Noi sappiamo chi sono i responsabili di questi fenomeni, le mani sporche di sangue (vero) ce le hanno le multinazionali come Eni, che ad esempio è indagata per maxitangenti di miliardi di euro per l’acquisizione del blocco petrolifero OPL245 in Nigeria, ha attaccato ReCommon e la sua libertà di stampa, ha reso il delta del Niger uno dei luoghi più inquinati del mondo a causa della sua negligenza (per meglio dire, completa indifferenza) verso la salute delle comunità locali e del territorio”.
“Quello che fa oggi Eni è solamente greenwashing, dimostrando che per loro il profitto ha il primato su tutto, sulla salute delle persone, sulla tutela dei territori, sui diritti umani.
Noi siamo indagat* perché vogliamo far emergere la verità: non è forse il minimo sporcare con una mano di vernice rossa la vetrina di un’azienda delittuosa? Se pretendere e lottare per un futuro più giusto, facendo sentire le nostre voci e cercando di sensibilizzare la nostra città significa essere vandali, che ci venga attribuito questo appellativo. Noi – conclude la nota – sappiamo di essere dalla parte del giusto e non smetteremo mai di lottare”.