Le avventure di Ulisse nella Riviera che oggi porta il suo nome cominciano nell’isola di Eea, identificata dalla maggior parte degli studiosi con il promontorio del Circeo. Un territorio non troppo vasto, in fondo, ma che non aveva rivelato – almeno fino a qualche tempo fa – il luogo di approdo dell’eroe e di tutti i suoi uomini, che qui sarebbero rimasti per circa un anno.
Prima che la pandemia facesse irruzione nelle nostre vite, nell’estate 2019, un importante indizio si era fatto largo su tutti i quotidiani nazionali e molte testate internazionali: in una spaccatura scovata all’interno di una grotta del Circeo era stato scoperto un grande antro con tutte le carte in regola per rappresentare il punto di attracco e rifugio per Ulisse e i suoi compagni.
Una grotta sotto Torre Paola – A distanza di oltre due millenni, l’Odissea è ancora oggetto di discussioni ed interpretazioni. Per qualcuno è soltanto un racconto mitologico e romanzato, per altri gode di un’attendibilità storica e concreta che permette di fare dei raffronti anche con i luoghi ed i reperti a cui abbiamo oggi accesso.
In questa seconda ottica, quanto è stato scoperto nell’Agosto 2019 è stato interessantissimo, per non dire epocale.
“O figlio divino di Laerte, scaltrissimo Ulisse, ora ritorna alla rapida nave e alla spiaggia del mare. Prima di tutto, in secco traete la nave alla spiaggia e nelle cave grotte ponete gli attrezzi e il carico tutto; poi ritorna qui con i tuoi compagni prediletti”.
Odissea, Canto X
Sono queste le parole che usa Circe quando, pregata da Odisseo, spezza l’incantesimo che aveva trasformato i suoi compagni in porci e accoglie e rifocilla l’intero equipaggio.
Quelle cave grotte, però, sembrerebbero essere qualcosa di più di un semplice mito. Sotto l’antica fortificazione di Torre Paola, infatti, è stata scoperta una grande cavità che sembrerebbe offrire parecchi riscontri con quella descritta dai versi di Omero. In realtà, non si tratta di un posto in cui nessuno aveva mai messo piede: negli anni ’60, un forestale l’aveva già esplorata completando anche una relazione in merito che aveva, a sua volta, ispirato e incuriosito lo storico Tommaso Lanzuisi che, negli anni ’80, si era inoltrato nel misterioso antro giungendo a formulare varie ipotesi.
Negli anni ’90 era stato un altro appassionato di memoria storica romana, il giornalista Lorenzo Grassi, a fare delle ricerche contestualizzandole in un veloce sopralluogo per poi approfondire tutto in un progetto portato avanti con l’Associazione Sotterranei di Roma, presieduta da Marco Placidi, in accordo con l’ente Parco Nazionale del Circeo e il Comune di San Felice Circeo. Ed è stato così che, grazie ad una équipe di archeo-speleologi e con il coinvolgimento della guardia costiera, è stato possibile effettuare dei rilievi topografici tridimensionali con un laser scanner: l’area del promontorio, in effetti, è molto pericolosa poiché soggetta a frane e crolli ed è stato necessario avere tutti gli appoggi e le autorizzazioni per operare. Gli studiosi sono arrivati in loco da mare, in canoa; si sono, poi, arrampicati attraverso delle corde su una parete titanica prima di ritrovarsi davanti questo spettacolo “segreto”.
“Abbiamo accertato – ha riferito Grassi – che la grotta è enorme, la più grande tra quelle scoperte nel promontorio del Circeo, e vi è anche una gigantesca colonia di pipistrelli – una colonia rara con esemplari appartenenti alle specie dei Miniotteri e del Rinolofo maggiore, poi studiata dai biologi del Parco Nazionale del Circeo – che non era censita (…) I riscontri sono molti. Si tratta di un argomento suggestivo, di una leggenda. Non c’è alcuna certezza matematica, ma appunto tante somiglianze“.
I pipistrelli, tra l’altro, erano già stati ritrovati proprio da Lanzuisi nell’85, insieme ad una platea di cocci di anforette in creta per liquidi risalenti al periodo imperiale romano.
La Grotta Spaccata di Torre Paola si apre oltre una fenditura ai piedi del promontorio del Circeo ed è lunga più di 100 metri, larga 30 e alta 25: per Ulisse, quindi, ci sarebbe stato tutto lo spazio (si è stimato circa 30mila metri cubi) per nascondervi le navi cariche e tornare in superficie. A conferma, anche il riscontro con la “Carta Del Monte Circeo e Circondarj di S. Felice” realizzata da Giovanni Battista Cipriani verso la fine del Settecento (molti giornali parlano di una data specifica, il 1830, ma Cipriani è morto nel 1785). Altro particolare interessante: l’antro ha un’uscita in alto, proprio nei pressi di Torre Paola, per cui è accessibile sia via terra che via mare, confermando l’ipotesi iniziale che si interrogava su una possibile fenditura occlusa che, in passato, avrebbe legato la cavità alla terraferma.
“Una cavità impressionante che squarcia la falesia come un enorme fulmine pietrificato, proprio a ridosso della fortificazione costiera edificata nel Cinquecento. (…) Le pareti si perdono nelle fitte tenebre, mentre massi ciclopici testimoniano antichi crolli. E nella parte più interna, uno stretto cunicolo sembra risalire verso la superficie come antica via d’uscita per il monte” ha raccontato Grassi a “Il Messaggero”.
“L’ipotesi che quella sia la grotta utilizzata da Ulisse – ha detto Paolo Cassola, direttore del Parco Nazionale del Circeo – è indubbiamente interessante e suggestiva. Ci tengo, però, a sottolineare che anche tale indagine si inserisce in un progetto che stiamo portando avanti insieme alla Soprintendenza, al Mibact e all’Istituto Pigorini di Roma, che prevede il rilancio e lo studio del sistema di grotte del promontorio, partendo da grotta Guattari“.
Area inaccessibile – Per tutti i curiosi e gli amanti della storia e della letteratura antica, va fatta una precisazione: data la pericolosità del sito, vige un’ordinanza che ne vieta l’avvicinamento, per cui la raccomandazione è di non tentare di accedervi in autonomia perché potrebbe essere molto pericoloso.