Caro Vitaliano Trevisan. Che dispiacere leggere la notizia della Sua morte. Non perché La conoscessi personalmente o Le fossi amico o parente. Ma sono stato semplicemente uno dei Suoi innumerevoli lettori dei suoi “strani” romanzi. Come i “ Quindicimila” Passi, uno dei 5 libri scelti e letti, gli altri erano la coscienza di Zeno, uno nessuno e centomila, Il prete Bello e Il mare non bagna Napoli) per prepararmi all'esame di letteratura italiana contemporanea all'Università di Padova, dopo aver ripreso gli studi universitari più o meno alla Sua età.
Il giorno dell'esame il professore mi chiese quali erano i libri scelti e se ne avevo uno di particolare gradimento da presentargli. Non esitai dicendo: Vitaliano Trevisan, “I quindicimila passi”. Un romanzo che fin che lo leggevo non lo capivo, ma sorridevo, anzi sghignazzavo.
Mi sembrava di essere dietro una finestra e Thomas, il protagonista che mi raccontava la mia regione, il Veneto, che dalla realtà particolare della provincia vicentina, riprendeva gli aspetti più simbolici, nei comportamenti e nei luoghi comuni. Non coglievo mai la trama, che effettivamente non c'era, o meglio gli sproloqui di Thomas erano la sottile trama che si identificava nella modalità di vita nel Nord Est, del Veneto, o meglio di uno dei suoi modelli, la stretta e ortodossa provincia berica.
Nei flussi di coscienza di Thomas ho percepito e in parte condiviso la Sua denuncia di una sorta di stupidità del “veneto” coinvolto dall'ansia del lavoro, in un preciso perimetro all'ombra del Campanile, con tutti i suoi pregi e difetti. Spesso, ad essere sincero, non capivo il Suo protagonista. Poi dopo qualche minuto di riflessione, pensando da veneto che vede se stesso, allora gli davo ragione, si Thomas è proprio così. Thomas non era folle. Il Veneto da lui descritto ha una sorta di tragicomica verità quotidiana.
Nel suo percorso cadenzato la polemica è diffusa e non risparmia alcuno. Se la prende con tutti gli esseri umani, in cui non vorrebbe mai imbattersi, per non interrompere il calcolo dei suoi passi.
Ho riletto alcune Sue interviste, di alcuni anni or sono. Sono ancora imbarazzato nel confessarle quanto Lei assomigli al Suo Thomas, non per la sua “geniale follia”, ma per la sua essenziale “veneticità ironica e sarcastica”, nel bene e nel male.Forse per questo un giorno ha dichiarato “di non aver mai riletto i miei libri. Non li voglio nemmeno più vedere: in casa li ho nascosti.
Ora Lei non c'è più, ma mi creda il Suo Thomas, nel nostro “amato” e “odiato” Veneto, continuerà a ripetere all'infinito un tragitto di... Quindicimila passi.
Buon viaggio Vitaliano e riposi in pace.
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